-Core
In Flames
Svezia
Pubblicato il 23/02/2023 da Lorenzo Becciani

Come stai Anders?
Molto bene grazie. Sto facendo tante interviste e sto ricevendo commenti positivi quindi sono molto contento.

Cosa volevate cambiare dopo ‘Battles’ e ‘I, The Mask’?
Cerchiamo solo di scrivere buona musica e proviamo a migliorarci con i nostri strumenti. Non vogliamo ripeterci e stavolta ci siamo focalizzati molto sulla produzione, cercando di mettere le chitarre in primo piano e dare un’impronta live al materiale. Le parti di batteria sono più heavy, ma in generale cerchiamo di scrivere quello che ci piace senza seguire troppe regole.

Sono sicuro che non sia semplice non ripetersi dopo così tanto tempo. 
Proviamo a non pensarci. Mettiamo cuore e anima in tutto ciò che facciamo e ci lasciamo guidare dalla passione, che non è mutata dopo tanti anni di carriera. Quando completiamo un disco non vediamo l’ora di suonare dal vivo i pezzi e viceversa quando stiamo finendo un tour cominciamo a pensare a quelle che saranno le mosse successive. Finché ci divertiremo continueremo a farlo. Quando non sarà più così smetteremo perché a quel punto non sarebbe più la nostra musica, ma appartenerebbe ad altre persone.

Il nuovo album è fantastico perché bilancia nel migliore modo possibile i vecchi In Flames e la nuova era. 
Quando è iniziata la nostra avventura non avremmo mai pensato di essere definiti alternative metal un giorno. Al contrario i commenti che ricevevamo all’epoca erano legati ad una certa intransigenza. Penso che ‘Foregone’ potrà conquistare nuovi fans ed allo stesso tempo attrarre chi ci segue dal principio. Accettiamo le etichette ma non le decidiamo noi. Siamo una metal band e questo è ciò che conta. Anzi, quello che conta di più è il fatto di essere riconoscibili. Qualcuno potrà pensare che abbiamo seguito una strada sbagliata, ma la reazione dei fan ai concerti è eccezionale. Ci chiedono di essere gli In Flames e noi facciamo di tutto per non tradirli.

Nel tuo studio vedo tante apparecchiature analogiche. 
Mi piace ottenere un giusto bilanciamento tra analogico e digitale, anche se di sicuro sono affascinato dagli strumenti di un tempo. Durante la pandemia, ho comprato un sacco di vecchi sintetizzatori e mi sono chiuso in studio a scrivere musica ambient e registrare idee. Ho scritto la colonna sonora di un film immaginario. Per dare corpo alle idee uso dei loop di batteria, ma tutto il resto è reale.

Com’è cambiato il tuo approccio vocale?
Da quando vivo a Los Angeles, ormai sono passati sette anni, ho seguito il consiglio di Howard Benson di cercare un vocal coach. Ho trovato un amico e un mentore che mi ha aiutato a capire meglio la mia voce. Ogni volta che suoniamo dal vivo faccio un riscaldamento di circa un’ora perché voglio continuare a cantare per tanti anni ed a urlare in continuazione rischi veramente di stressare e rovinare le corde vocali.

C’è un tema principale dietro alle liriche?
I testi parlano di come ci siamo rapportati col resto del mondo negli ultimi tempi. Durante la pandemia è come se il tempo si fosse fermato. Per fortuna non ho avuto perdite in famiglia ma si tratta appunto di fortuna. Questo mi ha fatto riflettere sugli amici, sui conoscenti, sulle persone che lavorano con me. Tutti dovremmo fare del nostro meglio ed evitare al massimo tutto ciò che è ostile e tossico. Gli esperti ci dicono ogni giorno che la situazione climatica sta peggiorando e il processo di autodistruzione che riguarderà i nostri figli è sempre più aggressivo. Non possiamo dimenticarcelo. Un altro aspetto che ho cercato di toccare con le liriche è quello della comunicazione. Te vivi in Toscana. Io in questo momento sono in Svezia per la promozione del disco e parliamo su Zoom. Una app ci permette di comunicare facilmente e le persone vivono al cellulare o davanti allo schermo dei loro computer. In realtà questa grande possibilità di comunicazione ha annientato la comunicazione reale, lo scambio di emozioni ed il confronto. Cerchiamo di essere accettati in rete e non sappiamo più confrontarci con le persone che ci circondano.

Qual è la traccia chiave del disco?
Probabilmente ‘Meet Your Maker’. È una delle prime tracce che abbiamo completato e, quando abbiamo ascoltato i riff, siamo stati concordi sul fatto che quella era la strada giusta da seguire. Volevamo un album guitar-oriented e lo abbiamo ottenuto. Il processo è stato piuttosto articolato considerate le restrizioni che c’erano negli Stati Uniti. A novembre del 2021, quando la situazione è migliorata sono andato a Los Angeles per tre settimane e ho portato con me tutto il necessario per registrare. Non volevamo inviarci i file tramite internet. Volevamo essere nella stessa stanza per percepire le vibrazioni in maniera diretta. Dopo quelle tre settimane ci siamo ritrovati a Febbraio. La casa era circa a venti minuti di distanza dallo studio di Howard Benson e così abbiamo cominciato a fare sul serio.  

Ha ancora senso parlare di Göteborg sound?
Non per me, ma se lo fanno i giornalisti va bene.

Cosa hai ascoltato di recente?
Tanta musica ambient, colonne sonore, elettronica, dark jazz. Ho comprato un sacco di vinili negli ultimi mesi e ho scoperto una scena ambient di cui non avevo la minima idea. È stato un po’ come quando ero giovane e mi sono avvicinato al thrash e al death.

Che tipo di show state preparando per promuovere ‘Foregone’?
A Dicembre abbiamo fatto un paio di date e sono state incredibili. Non abbiamo ancora suonato dal vivo alcuni pezzi nuovi e non vediamo l’ora di farlo. Un concerto deve essere una forma di intrattenimento e il nostro obiettivo è quello di fare divertire il pubblico e distogliere tutte quelle persone dalla noia delle loro vite. Deve essere una forma di fuga dalla realtà.

(parole di Anders Fridén)
 

In Flames
From Svezia

Discography
Lunar Strain (1994)
The Jester Race (1996)
Whoracle (1997)
Colony (1999)
Clayman (2000)
Reroute to Remain (2002)
Soundtrack to Your Escape (2004)
Come Clarity (2006)
A Sense of Purpose (2008)
Sounds of a Playground Fading (2011)
Siren Charms (2014)
Battles (2016)
I, The Mask (2019)
Foregone (2023)