Come siete arrivati alla pubblicazione di ‘The Loss Of Beauty’?
Non tutti sanno che ‘The Loss Of Beauty’ è stato composto prima di ‘Beyond The Shores (On Death And Dying)’. Dopo ‘Black Drapes For Tomorrow’, il nostro secondo disco del 2017, abbiamo iniziato a comporre i nuovi brani ed abbiamo anche iniziato a registrare le parti di batteria ed il resto degli strumenti e delle voci. Nel frattempo abbiamo fatto qualche data ma soprattutto abbiamo composto ‘Beyond The Shores (On Death And Dying)’. Il motivo è stato che avevamo un contratto per un terzo disco con Candlelight Records ma volevamo uscirne. Purtroppo a livello di promozione non riuscivano più a fornirci quello di cui avevamo bisogno e, visto che l’etichetta ci pressava perché uscisse il nuovo disco, abbiamo pensato di dare loro ‘Beyond The Shores (On Death And Dying)’ ovvero qualcosa di totalmente diverso in maniera da metterli in difficoltà. E così è stato. Così ci siamo trovati con due dischi da pubblicare. Per fortuna li abbiamo completati entrambi prima che scattasse la pandemia altrimenti i tempi si sarebbero allungati ulteriormente. Abbiamo pensato di fare uscire prima ‘Beyond The Shores (On Death And Dying)’ perché tra i due era quello che non necessitava per forza di una trasposizione live e quindi in quel momento era più facile da promuovere. Il video di trentotto minuti è stato qualcosa di coraggioso ed estremo come del resto il materiale di ‘The Loss Of Beauty’.
Il fatto che la produzione dell’ultimo lavoro sia una sorta di ibrido tra il death doom ed il gothic degli anni novanta ed alcuni spunti moderni è dovuto al fatto che il disco è stato elaborato così tanto?
Amiamo da sempre le sonorità anni novanta. Nelle nostre canzoni puoi sentire My Dying Bride, Anathema, Paradise Lost così come sonorità black metal o retaggi di band come i Borknagar. Siamo legati alla scuola finlandese tanto che a breve partiremo in tour con gli Swallow The Sun. Sarà senza dubbio una grossa opportunità per noi.
Vi accostate anche a realtà black metal moderne?
É un po’ difficile rispondere, perché da una parte ci sono i colossi degli anni novanta o dei primi anni duemila e dall’altra alcune entità interessanti con cui tra l’altro abbiamo condiviso il palco. Siamo stati accostati a band come gli Harakiri For The Sky forse perché ho cantato in un loro pezzo, e secondo me siamo un po’ fuori luogo, ma in ogni caso abbiamo tanti fan in ambito black metal e siamo apprezzati anche da chi ascolta musica decisamente estrema. Il problema è sempre italiano. All’estero non ci sono tanti problemi a fare suonare insieme formazioni di stampo diverso. Per noi non è mai stato facile rompere certe barriere, ma ci siamo tolti tante soddisfazioni e la risposta ai concerti è sempre stata crescente, sia quando ci esibivamo in contesti vicini al nostro sia quando suonavamo a festival black o death.
Quale bellezza stiamo perdendo?
Cerco di stare sempre evasivo sui titoli e sui testi perché sono convinto che ognuno debba interpretarli a modo proprio. Direi comunque la bellezza nella sua essenza. Parliamo di perdita perché il nostro intento è di spingere a ricercarla ovunque. Il mondo di oggi è tanto superficiale che al momento si fa poca attenzione a cercare la bellezza anche nelle cose più piccole. Anche le imperfezioni possono essere belle. L’impressione è che abbiamo perso il valore delle cose più piccole. ‘The First Son’ è un brano strumentale che Raffaele, il nostro chitarrista, ha scritto prendendo suo figlio che piangeva e sviluppando una parte di pianoforte molto bella che sfocia in ‘A New Disguise’, che come ‘The Last Flower’ ha una trama ecologista.
Alla fine avete scelto di pubblicare gli album per la tua etichetta.
Nel 2020 tutte le label hanno vissuto un periodo destabilizzante con grandi cali di vendite almeno nel primo periodo. Abbiamo inviato il promo di ‘Beyond The Shores (On Death And Dying)’ in giro ma la risposta più frequente era che in quel momento sarebbe stato difficile mettere sotto contratto una nuova band e promuoverla seriamente. Così ho pensato che fosse il momento giusto per tentare questo esperimento. Abbiamo preso il controllo del digitale e ci siamo dedicati molto a questo aspetto che attualmente riveste un ruolo fondamentale. Se vedi gli ascolti degli ultimi brani e di quelli che avevamo pubblicato su Candlelight puoi capire bene quanto siano cambiate le cose. Ciò non toglie che amiamo tantissimo il formato fisico. La componente grafica è importante almeno quanto i testi, a cui ho sempre guardato parecchio.
Quali sono state le esperienze dal vivo più eccitanti fino a questo momento?
Ricordo con grande piacere l’Eindhoven Metal Fest e l’Inferno Festival di Oslo, ma anche il Metaldays in Slovenia. Sono tutte esperienze che ci hanno arricchito. Il primo tour in bus è stato con gli Harakiri For The Sky, poi sono stati memorabili anche certi concerti con Novembre, In The Woods e di recente con gli Impure Wilhelmina.
In Italia sta uscendo qualcosa di interessante?
Messa e Nero Di Marte sono tra le band più meritevoli secondo me. Poi sono orgoglioso di quello che sta facendo Vittorio D’Amore, il nostro fonico ai tempi degli Zippo, con Master Boot Record. L’ho sentito l’altro giorno e mi ha detto che le date all’estero sono quasi tutte esaurite e sta ottenendo un riscontro che nemmeno lui si sarebbe mai aspettato.
(parole di Davide Straccione)