Come stai Zsuzsa?
Alla grande! Sto facendo tante interviste e stanno tutti parlando bene del nuovo disco.
Credo che sia evidente che l’uscita di ‘Pitch Black Sunset’ sia il momento di svolta della vostra carriera.
Ce lo auguriamo tutti. Abbiamo lavorato tantissimo a questo disco.
Direi di partire dagli esordi. Come è nata la band? Quanto è cambiato il vostro sound in tutti questi anni?
Adesso siamo una band totalmente diversa, ma partiamo dagli inizi. Quando ci siamo formati eravamo tutti molto giovani. Io stessa ero ancora minorenne. Facevamo psychobilly giusto per divertirci. Non avevamo grandi piani, se non suonare per gli amici, e poi di colpo ci siamo ritrovati a registrare due album ed a girare per tutta l’Europa. Era tutto piuttosto insolito per una band ungherese. Abbiamo capito che avrebbe potuto diventare una cosa seria ma allo stesso tempo eravamo giovani, con altri impegni e responsabilità. Nel 2014 ho deciso di avere altre priorità e ho sciolto la band. Il motivo principale è che dal punto di vista creativo non ero più motivata. Mi sentivo limitata e non potevo né scrivere né provare ciò che avrei voluto. All’inizio è stata dura, ma poi, proprio quando stavo cominciando ad accettarlo, ho ricevuto un’email dalla California dove ci chiedevano di partecipare all’Ink’n’Iron Festival. È stato assurdo! Finalmente avevamo l’opportunità di suonare oltreoceano, ma ci eravamo sciolti! Il mio batterista mi disse che non potevamo perdere un’occasione del genere e così cercammo altri membri. Ho accettato ponendo una regola ovvero che non mi sarei forzata a suonare un genere specifico. Non volevamo essere solo punk, solo rock o solo metal. Così abbiamo trovato una serie di musicisti estremamente professionali e io stessa ho iniziato a seguire lezioni di voce per migliorarmi ed arrivare al loro livello. Due anni fa abbiamo firmato per Napalm Records ed è cambiato tutto perché prima facevamo tutto da soli. Con ‘God On The Run’ secondo me avevamo raggiunto il punto massimo per una band indipendente e per questo ritengo che ‘Pitch Black Sunset’ sia l’inizio di una nuova era.
Come è arrivato il contatto con Napalm Records?
Come ti dicevo prima facevamo tutto da soli, a partire dal booking dei concerti. Quando ci siamo rivolti per la prima volta ad un management è arrivata la svolta. Seguono anche i Jinjer e così ci hanno messi in contatto con l’etichetta.
Cosa volevate migliorare con questo nuovo lavoro?
Sto lavorando molto sulle tecniche di scream e credo che le parti vocali di ‘Pitch Black Sunset’ siano molto migliori. In generale ci siamo evoluti ancora, questo è il nostro disco più aggressivo ed allo stesso tempo il disco con il profilo più internazionale.
É stato un processo complesso?
No, perché con l’album precedente avevamo compiuto tanti progressi dal punto di vista della registrazione. Il nostro bassista segue il processo nei dettagli e ha investito parecchio denaro nella strumentazione. Quindi sapevamo già più o meno cosa fare e questo ha contribuito a rendere naturale l’evoluzione tra i due dischi. Dopo aver pubblicato ‘God On The Run’ abbiamo fatto solo quattro concerti e poi siamo dovuti tornare a casa. A quel punto ci siamo messi a scrivere nuove canzoni, ma non sapevamo cosa sarebbe successo.
Qual è il pezzo che ha guidato tutto il resto?
Quando abbiamo completato ‘Old Tomorrows’ abbiamo subito capito che sarebbe stato un pezzo chiave per il nuovo disco.
Personalmente amo molto ‘Weeping Willow’, che trovo il vostro pezzo più “americano” e mette in risalto il tuo eccellente range vocale.
É senza dubbio il mio pezzo preferito. Lo amo molto. Solitamente lavoro prima alla melodia vocale e poi alle liriche, ma in questo caso è avvenuto l’esatto contrario perché fin dal principio sapevo esattamente di cosa avrei parlato. Ha una struttura molto diversa rispetto agli altri brani ed è decisamente dark come piace a me.
Perché ti piace il dark?
Ah ah… sei simpatico…
Dal vivo sarà complicata da cantare?
Lo sarà e per il momento non l’abbiamo ancora provata. Finora non avevamo mai utilizzato delle backing track per suonare dal vivo, ma adesso dovremo per forza attrezzarci. Penso che la inseriremo in scaletta nella seconda parte dell’anno.
Quali sono gli album che vi hanno più influenzati durante le sessioni di registrazione?
Abbiamo tutti influenze diverse. Io posso ascoltare gli Spiritbox come Yungblud, oppure qualcosa di punk o metal. Il nostro chitarrista è radicato nel metal e credo si senta.
Quanto è importante il look per te?
Non conta troppo. Lo è nel senso che quando mi esibisco voglio essere rispettosa nei confronti di chi viene allo show. Non posso salire sul palco in pigiama, ma non sono nemmeno troppo attenta a cosa indossare. Sono ossessionata da altre cose come i libri fantasy. Non c’è sera in cui non legga qualcosa, mentre sono un disastro a disegnare.
Hai ricevuto tante richieste bizzarre a causa della tua bellezza?
Sì, parecchie. Mi sono arrivate un sacco di foto di cazzi. Ricevo in continuazione messaggi spiacevoli e mi sono state consegnate cose piuttosto strane di cui non voglio parlare. Fa parte del gioco, ma per fortuna ho gli altri membri a proteggermi. Con loro mi sento al sicuro.
Com’è la scena ungherese attualmente? Altre band che meritano la nostra attenzione?
A Budapest non ci sono tanti locali quindi non è semplice farsi notare però la scena è abbastanza viva. Tra i gruppi migliori ci sono sicuramente Neck Sprain, The Southern Oracle, FreshFabrik e Lazarvs.
(parole di Shakey Sue)