Scrivere la recensione di ‘Position | Momentum’ è stato molto divertente perché è un disco ricco di spunti interessanti, al contrario di tante uscite uguali tra loro che ammorbano il mercato. Poi è singolare vedere un gruppo residente a Londra con un cantante e soprattutto testi in italiano.
Quest’ultimo aspetto è stato introdotto all’epoca del nostro secondo mini album. Abbiamo deciso di fare un pezzo in italiano e ci siamo resi conto che il flow era molto migliore. A quel punto ha avuto senso intraprendere quella strada che ci ha caratterizzato rispetto alla concorrenza. Con il passare degli anni è diventato un trademark.
Per certi versi l’italiano è più semplice dell’inglese, ma immagino non sia facile da comprendere per tutti.
Dal vivo la differenza non si percepisce. Alla fine urlo come un pazzo e la lingua è difficilmente intelligibile. Le recensioni positive sono arrivate soprattutto per una questione ideologica. L’italiano ci trasmette identità, ma a livello pratico le persone se ne fottono. Non stanno proprio a guardare certi aspetti anche perché tante di loro separano l’aspetto live o comunque sonoro con quello legato all’interpretazione dei testi, che magari avviene in un secondo momento.
Siete attivi da oltre dieci anni. Come siete arrivati a proporre questo tipo di sound?
Quando sono arrivato al microfono c’era Ardo. Ci siamo conosciuti tramite un’applicazione che serve per mettere in contatto musicisti. Mi sono trasferito a Londra dopo essermi laureato, lasciando la vecchia band che avevo a Treviso, e ho deciso di seguire questa strada, ricca di sperimentazione e anche soddisfazioni. Londra è il posto ideale per chi vuole fare musica. Mi è venuto naturale seguire un certo istinto e con i Calligram sono riuscito ad esprimere quello che avevo dentro.
A livello di stile a cosa vi ispirate?
Passiamo dall’hardcore al black metal senza porci troppi problemi. Nelle nostre canzoni puoi sentire influenze di Downfall Of Gaia, un gruppo che personalmente adoro, Fall Of Efrafa, Afsky, Akhlys, Nightbringer e Wake. Questi ultimi sono colleghi di etichetta e insieme a loro stiamo cercando di organizzare delle date negli Stati Uniti.
Cosa volevate cambiare o migliorare dopo ‘The Eye Is The First Circle’?
L’idea era di pubblicare un album che fosse ancora più violento e oscuro. Credo che siamo riusciti a compiere un passo in avanti grazie a Russ Russell che ci ha presi per mano e ci ha saputi condurre dove volevamo. Ha una capacità innata di capire dove vuole arrivare una band ed il lavoro del produttore in certi casi fa realmente la differenza. Ha dato una veste nuova a pezzi come ‘Frantumi In Itinere’ e ‘Ostranenie’ che ci rappresentano molto.
Ti ha dato dei suggerimenti anche su come cantare?
Diciamo che vivo le registrazioni in maniera molto emotiva. Anche perché fondamentalmente sono l’ultimo. Aspetti dieci giorni che tutti gli altri finiscano le loro parti e la tensione aumenta. In ogni caso Russ Russell non mi ha dato indicazioni particolari ma ha saputo trovarmi lo spazio di cui avevo bisogno. ‘Ostranenie’ per esempio è un pezzo molto intenso e vario, che racchiude un po’ tutto il senso dell’album.
Dal vivo avete problemi a presentarvi ad un pubblico totalmente hardcore o crust?
Non è semplice collocarci. Questo è sicuro. A volte il pubblico rimane interdetto, ma nel complesso ci piace questa cosa. Siamo fuori dalla norma e ciò contribuisce a caratterizzarci.
Il contatto con la Prosthetic Records come è arrivato?
In modo abbastanza casuale. Abbiamo fatto circolare il master dell’album precedente, ci hanno risposto e si sono rivelate delle persone fantastiche. Rispondono subito a qualsiasi esigenza da parte nostra e non possiamo lamentarci di niente.
(parole di Matteo Rizzardo)