Come stai Roland?
Sto molto bene grazie. In questi giorni mi sto riposando un po’ e sto facendo qualche intervista. L’estate sembra finalmente arrivare anche in Svezia.
Come passi il tempo a Stoccolma? Vai in giro per negozi di dischi o concerti?
Vivo in una villa un po’ fuori dalla città. Ultimamente sono stato parecchio occupato per completare il nuovo album, ma c’è ancora qualche buon negozio di dischi in circolazione. Abbiamo avuto un set acustico in un negozio della capitale qualche settimana fa e ho constatato di persona che i vinili stanno tornando a vendere.
Ero molto curioso di ascoltare le nuove canzoni e devo dire che vi siete superati. Fare meglio del primo album non era semplice. Quali obiettivi vi eravate posti?
Volevamo evolverci senza stravolgere il nostro sound. Il processo è stato il medesimo del disco precedente. Ho seguito il cuore e tutti i sentimenti che sono venuti fuori si sono trasformati in canzoni. Alla fine scrivo per me stesso, ovviamente sono contento se altre persone apprezzano ma il motivo per cui compongo musica è esclusivamente personale. Le aspettative erano più o meno quelle di una band di rock melodico e cioè scrivere pezzi facili da cantare e ricchi di sfumature interessanti. Stavolta però abbiamo cercato di allargare lo spettro delle nostre influenze inserendo delle parti acustiche e una ballata vecchio stile.
Cos’è commerciale per te?
Questa è una bellissima domanda. Non saprei risponderti con certezza perché in questo momento siamo secondi in classifica qui in Svezia, quindi dovrei dire che siamo diventati commerciali. Non pensiamo ai soldi comunque e in ogni caso non siamo mainstream. Anche le più grandi rock band fanno fatica ad ottenere spazio in televisione. Mi auguro che la scena possa crescere ulteriormente.
Magari otterrete ancora più successo quando vi esibirete in Italia.
Lo spero davvero. Abbiamo un ottimo seguito dalle vostre parti e non potremo mai ringraziare troppo persone come te che ci supportano e danno modo alla nostra musica di trovare lo spazio che crediamo possa meritare.
Dietro alle canzoni di ‘Pleasure Beats The Pain’ si nasconde un concept particolare?
Il nostro nome è abbastanza comune quindi fin dal principio ho cercato di fare in modo che titolo e testi potessero vantare qualcosa di unico. Voglio connettermi con le persone e ‘Pleasure Beats The Pain’ si riferisce alle teorie di Sigmund Freud secondo le quali ogni individuo impara il buon senso solo attraverso le esperienze personali e le conseguenti disavventure. Il dolore subito fa sì che la felicità quando segui la direzione corretta sia ancora più grande.
Quando avete iniziato a comporre l’album?
Dopo l’uscita di ‘Something That Your Eyes Won’t See’ ero esausto e ho dovuto prendermi una pausa. Sono stato in vacanza in Finlandia, ho ricaricato le batteria e ho cominciato a scrivere nuovo materiale. Era più o meno lo scorso mese di giugno. Alcuni riff sono rimasti tali e quali come sono nati e per completare la parte strumentale e arrangiare le voci sono serviti circa sette mesi.
Quali sono i pezzi a cui sei più legato?
Sicuramente ‘Crying Heart’, con la quale abbiamo provato a mostrare la nostra dimensione più heavy, e ‘Moon Has The Night’ hanno qualcosa di speciale per me, ma in questo momento sto amando alla follia ‘Something They Call Love’. É qualcosa di diverso per noi.
A livello di suoni avete cambiato qualcosa?
In accordo con Eric Mårtensson, abbiamo alzato leggermente le tastiere in fase di mixaggio, ma poi i cambiamenti sono stati pochi. Vogliamo che un pezzo dei Remedy sia immediatamente riconoscibile e non servono troppi accorgimenti.
Come promuoverete l’album nei prossimi mesi?
Siamo reduci da un tour europeo con Kee Marcello, che è andato benissimo. Per il momento abbiamo fissato delle date in Svezia ed un concerto a Manchester, ma speriamo di aggiungerne altre nelle prossime settimane.
Cosa distingue i Remedy da tanti altri gruppi che fanno rock melodico o si rifanno all’AOR degli anni ottanta?
Il fatto che siamo veri. Tanti gruppi realizzano i dischi al computer o non suonano dal vivo. Le nostre canzoni invece sono scritte per essere suonate dal vivo e hanno un’anima.
(parole di Roland Forsman)