Come è iniziato questo tuo progetto solista?
In passato ho avuto altre esperienze ma sempre in contesti di band e la mia formazione è stata parecchio in ambito hard rock. Poi, come spesso succede, ho iniziato a comporre delle cose per conto mio cercando di inserirmi in una dimensione di cantautrice. Dopo un po’ di tempo ho cominciato ad avere una scrittura più armonica, insieme al mio chitarrista Nicola Sanzogni. A quel punto si è aggiunto anche Nicola Panteghini che ha apprezzato il materiale e ci ha dato dei suggerimenti. Il loro contributo è stato utile per dare un ordine creativo alle canzoni e rendere il processo più semplice a livello gestionale, visto che comunque eravamo ispirati dal mondo progressive. Trovata la quadra ho iniziato a scrivere con ulteriore forza e così siamo arrivati a registrare ‘Gold And Mess’. Tra il 2019 e il 2021 sono nati quasi tutti i brani. La gestazione di ‘Ophelia’ è stata quella più complessa e ci ho messo veramente tanto di me. Avere poi l’opportunità di collaborare con Colin Edwin dei Porcupine Tree ha poi reso la canzone speciale.
Come lo hai conosciuto?
Sia Nicola Panteghini che Alessandro Pedretti ci hanno lavorato per vari progetti. Quando Alessandro mi ha lanciato l’idea ero incredula. Il pezzo in effetti era adatto e così ho scritto a Colin cercando di mantenere un tono professionale. In realtà è stato abbastanza complicato perché ero molto emozionata. Tuttora mi sembra surreale.
Il processo è stato rilassato?
Sì, abbastanza. Siamo tutti della provincia di Brescia tranne il tastierista che è emiliano. Si è creato un bell’ambiente e, nonostante i tempi si siano allungati, sono molto soddisfatta del risultato finale. I pezzi sono nati tutti rapidamente, tranne ‘Ophelia’ e ‘Hazel’ che sono un po’ più vecchi. Due anni fa era già tutto pronto ma poi c’è stata l’esperienza con Area Sanremo e poi ho voluto curare nei dettagli la pubblicazione, in maniera che il disco avesse la risonanza che merita.
Come scrivi di solito?
Parto sempre dal piano e lavoro con una struttura di testi definita. Parto da una melodia e parlo di cose che sto vivendo. Difficilmente cambio i testi e, tranne ‘Rise’ che è nata da un’idea di Nicola Sanzogni, tutti i pezzi sono stati costruiti attorno alla voce.
Hai una voce talmente bella che potresti semplicemente cantare su una base elettronica minimale e funzionerebbe lo stesso. La parte strumentale è comunque consistente e per certi versi si avvicina all’art rock ed al prog. Da dove nascono queste influenze?
Nasco dall’hard rock e dal metal e rimarrò sempre una fan dei Pantera, ma nel corso degli anni ho amato sempre di più il progressive rock. Non solo quello degli anni ‘70, ma anche Porcupine Tree e Steven Wilson. Alcuni suoi album come ‘The Raven Song..’ li ho veramente consumati. Del passato amo anche classici come The Doors, Led Zeppelin e Jimi Hendrix Experience mentre di prog metal i Dream Theater. Di recente poi ho apprezzato tantissimo Florence & The Machine.
Nell’album ci sono due cover. Una piuttosto scontata, per quanto concerne la scelta del brano, come ‘Running Up That Hill’ di Kate Bush ed un’altra davvero sorprendente come ‘The Lost Song Part II’ degli Anathema.
Sono un’altra band che ho ascoltato molto. Sono andata a riscoprire anche le loro origini più doom e metal ma ‘The Lost Song Part II’ è il primo brano che ho ascoltato di loro. Me lo sono portato dietro per anni e lo trovo stupendo.
C’è una canzone di ‘Gold And Mess’ che ti rappresenta particolarmente?
‘July’ la sento davvero mia. Adoro l’arrangiamento e mi emoziona tutte le volte che la canto. Il testo è molto simbolico e mi tocca parecchio.
E invece del video di ‘Hazel’ cosa puoi dirci?
Assieme a Erika Serio abbiamo voluto creare qualcosa di semplice ma allo stesso tempo pieno di passione. Lo abbiamo girato in un luogo a cui tengo in maniera particolare che è il parco naturale ai piedi della Rocca di Manerba, sul Lago di Garda. È un posto vicino alle mie zone ci andavo da bambina. Ci sono quindi dei riferimenti all’infanzia, al colore degli occhi e anche agli alberi che avevo nel giardino di casa.
Lo specchio in copertina cosa simboleggia?
Sarà banale, ma vuole essere un invito a chi ascolta o guarda da fuori a specchiarsi e interpretare la musica. È curioso capire cosa si proietta e si viene a creare nelle menti degli altri. Inoltre è un riferimento al fatto che scrivo di me stessa. Le canzoni riflettono temi personali. Trovo suggestivo anche il vento ed il fatto di averlo lasciato vuoto, a intendere che sta agli altri capire cosa vederci. C’è anche l’idea di attraversarmi e un po’ torturarmi come descrizione del processo di ‘Gold And Mess’.
Qual è il tuo più grande difetto?
Sono un po’ logorroica e spesso rompipalle. Sono testarda e determinata nelle mie cose. Diciamo che ho un carattere che si nota.
Visto che questi brani sono abbastanza datati, stai già lavorando al nuovo materiale?
Sto scrivendo senza mettermi troppi paletti. Mi sono lasciata libera ed è nato nuovo materiale, ma al momento credo sia giusto dare visibilità a questo album e promuoverlo nel modo migliore possibile. Comporre è un aspetto della mia vita che per me è abbastanza vitale, però non ho ancora iniziato a lavorarci in modo sistematico.
(parole di Irene Ettori)