Come stai Rusty?
Tutto bene dai. Sono a casa tranquillo.
Nelle prossime settimane sarete molto impegnati. Come è nata la possibilità di girare in tour con gli Evergrey?
Sì, per noi è una grande opportunità. É nata perché un nostro caro amico e collaboratore fa il backliner per Lacuna Coil e Evergrey. Saranno quarantasei show in poco più di cinquanta giorni quindi molto impegnativo. Durante la pandemia ci siamo fermati per problemi esistenziali e di conseguenza abbiamo colto subito la possibilità di imbarcarci in un tour tanto importante.
Nella recensione del nuovo album ho parlato di grande professionalità ma anche di anima, visto il numero spropositato di produzioni fredde che si ascoltano di questi tempi.
Ti ringrazio di cuore. Il nostro obiettivo è sempre stato avere un suono moderno ma allo stesso tempo organico. Puoi comprendere benissimo la mia pressione quando si è trattato di prendersi il carico della produzione dopo aver collaborato con un nome dal calibro planetario come David Bottrill per ‘Keystone’. È stato un passo difficile e una sfida con me stesso. Non per tirarsela, ma siamo delle mosche bianche perché facciamo un genere difficilmente collocabile in Europa. Qui va più il classic metal o il power metal mentre noi possiamo essere assimilati di più a realtà come Chevelle, Godsmack e Disturbed. Abbiamo sempre cercato di mantenere un livello elevato di produzione e credo che questo disco rappresenti il nostro apice. Non c'è un eccesso di editing o di plastificazione del suono perché è tutto molto reale. Volevamo un suono meno ruvido rispetto al passato e penso che per certi versi ci siamo avvicinati agli anni novanta. In fondo proveniamo dal grunge e per questo devo anche ringraziare Jarno Bellasio, che ha supervisionato la registrazione, e Federico Ascari, che si è occupato di mixaggio e masterizzazione.
Perché avete impiegato così tanto a tornare?
Ci sono tanti motivi. Dopo i tour con Rasmus e Butcher Babies, con Art Cruz dei Lamb Of God alla batteria, eravamo esausti e ci siamo fermati un po’. Poi è arrivato il Covid ed in quel periodo ho lavorato a delle cover in veste solista. Quando ho cominciato a dedicarmi al nuovo disco dei Klogr mi sono dovuto occupare di tutto e di conseguenza c’è voluto del tempo. É stato qualcosa di difficile da affrontare, soprattutto in termini di concept. Ho voluto descrivere il disagio che era emerso, un po’ per tutti tra l’altro, sia nei testi che nei video e dal punto di vista sonoro.
C’è una canzone che ha guidato tutto il processo?
Guarda è paradossale come risposta, perché all’interno del disco che ho prodotto e ho vissuto in tutte le sue sfumature riesco a percepire tre contenitori ben distinti. C’è una parte più industrial, un più grunge e una Klogr vecchio stile. Crivez è un grande chitarrista, magari non iper-tecnico ma dotato di una sensibilità musicale che mi sogno e brani come ‘The Twisted Art’ e ‘Unspoken Words’ sono molto veloci e accattivanti. Pezzi invece come ‘One Of Eight’ e ‘Waking World’ sono più legati al nostro passato. Ci piace questa difficoltà di catalogarci. Alla fine io vengo dal death metal ma poi sono stato influenzato pesantemente da ascolti come Deftones e Tool. Crivez invece è più legato a Alice In Chains o Soundgarden. In fase compositiva magari lui taglia dove io non riesco a tagliare e io aggiungo un po’ di sperimentazione. Insieme abbiamo trovato una chiave di scrittura che potrebbe risultare interessante anche per il futuro. Per rispondere alla tua domanda, direi che sono due i brani che hanno guidato un po’ tutto il processo. Il primo è sicuramente ‘One Of Eight’. L’ho subito proposto agli altri come un singolo. Ci ho creduto tantissimo fin dall’inizio.
Ricordo perfettamente quando uscì ‘Till You Decay’. Siete stati avanti anni luce rispetto a quello che c’era in quel periodo in Italia e un pezzo come ‘Waking World’ secondo me evidenzia chiaramente l’evoluzione che c’è stata da allora. Ti chiedo quindi, cosa ci fai ancora in Italia?
Questa è una bella domanda. Avresti dovuto farmela a fine anni novanta quando avrei avuto la possibilità di trasferirmi, ma non le feci per vari motivi tra cui la morte improvvisa di mio fratello. Diciamo che quando ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con l’universo americano mi sono reso conto che sarebbe stato un lungo viaggio e non me la sono sentita. Il mondo vive poi di una comunicazione talmente veloce che puoi essere tranquillamente in Grecia e fare il chitarrista di Ozzy Osbourne, come lo è stato qualche anno fa Gus G. Ho tentato di portare avanti le mie cose dall’Italia e ho incontrato numerose difficoltà. Mi auguro che ‘Fractured Realities’ possa aprirci altre porte.
In quel periodo di cui parlavi c’erano tante realtà che avrebbero potuto emergere all’estero. Penso agli Addiction o ai Folder per esempio…
Assolutamente. Poi è entrato in ballo il mondo dello streaming dove un milione di ascolti sono poche centinaia di dollari mentre prima con un milione di singoli venduti facevi un sacco di soldi. Adesso abbiamo tanti ascoltatori sparsi nel mondo e il tour serve per capire se sono reali.
Perché non avete cercato una label?
É molto semplice. Perché il lavoro che c’è stato dietro a questo album avrebbe significato uno sforzo enorme da parte di un’etichetta. C’è stato un investimento di tempo e risorse tale che non avremmo mai trovato una label disposta a supportarci in maniera seria. L’intento è quello di rapportarmi ad un’etichetta nel momento in cui avremo i numeri per disporre di potere contrattuale.
Di cosa parli in ‘Fractured Realities’?
Parlo di musica, ma anche dell’interattività di oggi. I testi, i video e le canzoni sono la proiezione del nostro mondo, rapportato all’esterno. A livello globale il mondo è sempre stato fratturato dal punto di vista emotivo, politico, sociale e religioso. É sempre stato un insieme distorto di civiltà che tentavano di rubarsi l’angolino a vicenda. Penso anche alle disfunzioni emotive che nascono per comportamenti inappropriati dei genitori con i figli oppure a degli amici che sono scomparsi a causa di dipendenze eccessive. Sono punti di non ritorno che abbiamo elaborato, senza volere insegnare niente a nessuno. Non siamo degli analisti ma credo sia importante avere maggiore coscienza di cosa sia la vera comunicazione.
Ascolti ancora musica jazz?
Per me Miles Davis e John Coltrane sono sempre dei miti assoluti.
E invece di alternative metal cosa hai ascoltato di recente di interessante?
Guarda, non sono propriamente alternative metal perché tendono più al prog ma ho trovato davvero interessanti i Vola. Nei miei ascolti poi ci sono sicuramente i Chevelle, che adoro, e poi negli ultimi tempi sono tornato ad ascoltare metal estremo. D’altra parte sono cresciuto con Death, Morbid Angel e Carcass.
(parole di Gabriele Rustichelli)