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Sokushinbutsu Project
Italia
Pubblicato il 26/03/2025 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto complimenti ad entrambi. Anche i primi lavori del progetto mi erano piaciuti molto ma stavolta secondo me vi siete davvero superati. Siete riusciti infatti a realizzare un album di canzoni, sebbene sempre di difficile accessibilità. Pur mantenendo il carattere sperimentale della vostra proposta, avete dato un senso ad ogni singolo pezzo di ‘Libera Nos Domine’. 
L’idea iniziale è stata quella di utilizzare dei canti religiosi e partendo da questa idea si è poi sviluppato l’intero progetto. Ci è venuto spontaneo utilizzare dei minutaggi che riportassero ad una sorta di forma canzone ma naturalmente non ci sono strofe o ritornelli. Il nostro approccio rimane sempre sperimentale. Ringraziamo Luca Villa, un nostro amico metallaro che ci ha dato una grande mano fornendoci una formazione storica sulla musica corale, di cui è grande appassionato. Non abbiamo infatti scelto solo requiem noti o comunque di composizione abbastanza recente, ma andando a pescare addirittura nella musica medievale. Siamo partiti dal Dies Irae, considerato il primo requiem della storia e composto nel XIII secolo, e siamo arrivati fino al 1600.

Avete fatto riferimento a religioni differenti?
No, sono tutti legati al filone cattolico occidentale. Si tratta quasi sempre di musica tardo-medievale cristiana.. Canti che sono stati sviluppati prima come monofonici e poi come polifonici, fino ad essere canonizzati dalla chiesa cristiana e poi cattolica.

Le basi elettroniche erano già pronte in precedenza o le avete composte di riflesso alla scelta dei requiem?
Qualcosa del genere era già stato abbozzato in precedenza utilizzando una messa di Giovanni da Palestrina, a cui avevamo aggiunto dei suoni nostri Il canovaccio è stato costituito di quattro-cinque brani. Abbiamo sostituito le parti vocali per rendere il progetto più organico e non focalizzato solo su un autore. In seguito sono state aggiunte altre parti ed è stato un lavoro praticamente a distanza. Siamo entrambi della stessa provincia della Brianza ma da qualche tempo Enrico si è trasferito a Ferrara.

Come vi siete conosciuti?
Massimo ha da diversi anni un progetto chiamato Odrz. Hanno partecipato ad un progetto per la Biennale del 2018, che ha coinvolto pure Alessandra Zerbinati. Io mi occupavo dei reportage fotografici dei vari eventi che si susseguivano. Così siamo entrati in contatto e siamo diventati amici. L’anno successivo abbiamo coinvolto Massimo per un progetto mastodontico che prevedeva oltre cinquanta sedute di improvvisazione e da quel progetto abbiamo cominciato a lavorare insieme. All’inizio è stato strano perché io provenivo da una scena totalmente diversa ovvero quella punk e crossover metal.

Quale traccia secondo voi vi rappresenta al meglio?
Forse il brano finale di ‘Libera Nos Domine’ cioè ‘Requiem Aeterna’. Le voci non sono state campionate da un solo requiem e quindi c’è una potenza corale davvero forte. 

Pensate di proseguire con questo filone spirituale in futuro? 
In questo momento stiamo lavorando a due collaborazioni. La prima con Andrea Dicò dei DC. Abbiamo già tre brani pronti, molto lunghi e con diverse percussioni, che non c’entrano con questo filone. La seconda è con Franco Barletta dei Black/Lava. Questa seconda collaborazione dovrebbe avere uno spirito più ecologico. In generale il nostro è un approccio più antropologico che spirituale. Ci informiamo tantissimo grazie a fonti accademiche e libri e poi improvvisiamo su quei contenuti cercando di decostruire.

È difficile farsi ascoltare in Italia proponendo questo tipo di musica?
Non saprei risponderti. Di sicuro ci riferiamo ad una nicchia. E’ difficile che qualcuno non avvezzo a sonorità di questo tipo ascolti dischi del genere solo per curiosità. Noi cerchiamo comunque di rendere il prodotto interessante con la parte grafica. Ai live devo dire che abbiamo sempre avuto un riscontro eccellente. Una radio legata all’Università di Vancouver, CiTR, ci trasmette in un podcast da diverse settimane.

Come è nata l’idea di distribuire la vostra musica nel formato cassetta? Anche se stavolta l’album è disponibile pure in compact disc..
Non ci piace la parte digitale e siamo grandi amanti del prodotto fisico. Siamo entrati in contatto con Industrial Ölocaust Recordings di Mario Cardinale che fa questo tipo di produzioni limitate e abbiamo portato avanti questa idea, visto che anche in ambiente noise underground le tape circolano ancora parecchio. È una sorta di ritorno alle origini quando un po’ tutti si autoproducevano.

Quali sono le vostre influenze principali in questo ambito?
Sicuramente in Throbbing Gristle, che hanno inventato tutto.

Cosa dobbiamo aspettarci da un vostro concerto?
Negli ultimi live abbiamo utilizzato brani da diversi progetti. Il primo lavoro è più concettuale e lo abbiamo messo in scena con Alessandra Zerbinati e Marco Casiraghi, due perfomer butoh. Stiamo cercando dei luoghi particolari e di curare l’aspetto della performance aggiungendo sempre qualcosa di diverso. Oltre a synth, campionatori, microfoni effettati e pedali per chitarra usiamo anche un (d)ronin, uno strumento artigianale magnifico creato da Massimo Olla. L’obiettivo è di ottenere dei suoni meno convenzionali possibili.

(parole di Enrico Ponzoni e Massimo Mascheroni)
 

Sokushinbutsu Project
From Italia

Discography
Sokushinbutsu - 2021
5980 – Patto Generazionale - 2022
Kristu - 2023
The Yokai Codex - 2023
Libera Nos Domine: A Post Industrial Requiem - 2025