-Core
Interferenze
Italia
Pubblicato il 29/03/2010 da Tiffany Vecchietti
Intanto presentate il gruppo con una piccola biografia...
Quando nel 2003 ci siamo conosciuti non è nata subito l’idea di suonare insieme. Siamo prima diventati amici e scambiandoci dischi e opinioni sugli ascolti ci siamo resi conto che entrambi percepivamo, in veste di ascoltatori e appassionati di musica, un vuoto. Veniamo entrambi da un background musicale molto ampio e variegato new wave, post punk, glam anni ’70, elettronica in ogni sua forma e sperimentazione, metal e rock più tradizionale ma nel panorama musicale che ci circondava non trovavamo nessuna proposta che racchiudesse in modo originale ai nostri occhi tutto cieograve;. Abbiamo quindi deciso di dar vita a Interferenze per farvi confluire, filtrati attraverso il nostro personale modo di intendere la musica, tutti i mondi che più amiamo. Trovare una nostra identità musicale non è stato immediato. Ci sono voluti almeno tre anni per affinare le sonorità e far prendere al progetto la direzione che avevamo in mente e che ci ha poi portato ad essere come il disco appena uscito ('v1.1'/'v1.2') ci fotografa.
Quali sono gli eventi che vi hanno portato alla pubblicazione di 'v1.2'?
All’inizio del 2009 abbiamo fatto uscire tramite distribuzione digitale 'v1.1': un disco di undici pezzi in italiano + uno strumentale che abbiamo portato in tour anche all’estero. Proprio all’estero 'v1.1' ha avuto un feedback talmente positivo da indurci a registrare le versioni inglesi dei cinque brani di maggior successo ai quali abbiamo affiancato una nostra personale rivisitazione di 'Immigrant Song' dei Led Zeppelin. A marzo 2010 infine abbiamo fatto ucire un doppio cd a tiratura limitata che racchiude 'v1.1' e 'v1.2' e che stiamo promuovendo proprio in queste settimane.
Perché avete scelto di dare alle stampe due cd? Le differenze tra le due parti sono anche le differenze tra voi due?
I due cd sono due rovesci della stessa medaglia: convivono in uno stesso corpo, ma hanno due modi di presentarsi differenti. Anche se un disco è in italiano e l’altro è in inglese, sono naturalmente legati tra loro e se ci fai caso la canzone di coda del secondo cd ('My Resurrection') è la rilettura in inglese della traccia di apertura del primo ('La Resurrezione'). E’ un po’ come un loop di energia ed emozioni! Le differenze tra noi due ci sono, ma non sono rappresentate dai due cd, né è facile scovarle all’interno del disco. Ognuno interviene infatti sul lavoro dell’altro e in questo modo ci completiamo, compensiamo e confondiamo. Siamo talmente diversi da essere diametralmente identici.
Cosa si devono aspettare da questo lavoro e dal vostro sound tutti coloro che ancora non vi conoscono?
(Luca) Difficile dirlo. Personalmente quando ascolto per la prima volta un nuovo disco, soprattutto nel caso di artisti che ancora non conosco, spero sempre che sia in grado di sorprendermi! Spero sempre di arrivare alla fine del cd e di sentire il bisogno di farlo ripartire, per andare più a fondo. Vorremmo che questo potesse accadere con chi si affaccia per la prima volta al nostro universo, sicuramente potranno trovare energia, elettronica e rock, testi intimi ed improvvise sferzate rumoristiche.
Nei vostri testi si rispecchia una certa ricerca stilistica anche sonora, cosa vi spinge a comporre e a cosa vi ispirate?
(Jac) E' sempre complicato parlare di quello che scrivo. I testi nascono da un bisogno di esprimere quello che sento ed è evidentemente un modo per autoanalizzarsi e lavorare sulla propria persona. Quindi non ho un approccio descrittivo, non racconto storie, ma piuttosto apro squarci su me stesso. La stesura dei testi invece è spesso un modo per giocare con i concetti e con la lingua. Ho usato molto 'cut up' per riuscire a trovare nuove soluzioni tra soggetto/oggetto, mentre altre volte ho semplicemente scritto di getto. Non c'è una ispirazione precisa o un metodo preciso, anzi, credo che alla fine il metodo Interferenze sia quella di non avere un metodo!
C'è un brano al quale siete particolarmente legati dell'ultimo lavoro?
Solo uno? Sembrerà banale ma sono tutti molto importanti per noi. Tutti diversi ma legati tra loro da un filo comune, perchè il disco ha una struttura in cui ogni brano diventa importante per gli altri, ma allo stesso tempo possono essere estrapolati e vivere di vita propria come singole canzoni. Ne scegliamo tre: 'Fuori Tempo', 'Punto Di Contatto' e 'La Resurrezione'. Tre universi diversi ma tangenti tra di loro.
Quali software utilizzate per comporre?
In fase di composizione l’utilizzo dei software è ridotto al minimo. I brani possono nascere da un giro di chitarra acustica, magari già accompagnato anche dalla linea melodica e dal testo, così come da un groove di synth, un loop di drum machine, spunti di pianoforte o sperimentando sui suoni di chitarra. Una volta che la canzone è nata ci piace giocare con i suoni per darle il vestito che abbiamo in mente. In questa fase l’abbinamento di hardware (sintetizzatori modulari e analogici, devastanti pedali per chitarra) e software ('Reaktor' in particolare) ci permette di dare libero sfogo alla nostra creatività. Per quanto riguarda la registrazione invece siamo molto affezionati a Logic Pro, accompagnato pereograve;, ancora una volta, da una montagna di hardware analogico che popola La Fucina Studio, il nostro laboratorio sonoro dove spesso e volentieri passano a lavorare molti buoni artisti. Anche nell’approccio dello studio di registrazione siamo molto contaminati e ci piace lavorare con il digitale insieme all’analogico.
Non trovate difficoltosa la dimensione live per la vostra proposta? Come l'affrontate?
Sicuramente non è facile portare live un progetto come il nostro. Bisogna spesso fare i conti con la diffidenza delle persone che abbiamo davanti, che non si aspettano di vedere solo due elementi sul palco, e con i locali spesso non attrezzati. Affrontiamo tutto cieograve; pereograve; convinti della forza della nostra proposta e del fatto che in ogni concerto l’intensità della nostra performance è massima e di sicuro non lascia indifferente il pubblico. Per quanto perfezionisti in studio, dal vivo preferiamo lasciarci possedere dall'istinto e quindi non sappiamo mai cosa possa accadere. Il pubblico è anche un elemento fondamentale, cerchiamo molto il feedback e buona parte del risultato è il frutto di questa interazione.
Già dal nome è facile intuire un richiamo agli anni '80, quali band risalenti a quegli anni ha segnato indelebilmente il vostro lavoro?
(Luca) Non nascondiamo di essere figli degli anni ’80 e dell’aria che musicalmente si respirava in quel periodo. Elencare tutte le band che direttamente o indirettamente ci hanno influenzato richiederebbe almeno due giorni. Certamente band come Duran Duran, Japan, Depeche Mode, Joy Division o artisti come David Bowie o Gary Numan hanno avuto un ruolo fondamentale nella eldquo;formazioneerdquo; musicale di entrambi. Ma c’è anche molto altro. Siamo incurabilmente eldquo;ghiottierdquo; di musica, in tutte le sue forme e sfaccettature. Questo porta ciascuno di noi ad avere i propri eldquo;estremismierdquo;. Io ad esempio sconfino di più nell’elettronica mentre Jac nel rock anche nelle sue forme più estreme.
Personalmente trovo che gruppi come Neon e Pankow che hanno reso celebre la scena fiorentina siano ancora molto attuali. Cos'è allora 'Fuori Tempo'?
'Fuori Tempo' è un mood, è sentirsi qui ma altrove. La scena storica di Firenze è sempre un qualcosa con cui confrontarsi e spesso ci viene chiesto cosa ne pensiamo. Non siamo riusciti a viverla in prima persona per una questione anagrafica, ma riteniamo che Firenze fosse una vera fabbrica di buona musica e di nuove idee. Oggi la situazione è diversa, ma non manca certo l’entusiasmo e la voglia di fare!
Credete che nel mondo musicale a cui appartenete sia necessario unire la qualità sonora all'accuratezza dell'immagine che proponete?
Come abbiamo detto all'inizio il bisogno originario di Interferenze è stato quello di colmare un vuoto musicale. Niente è necessario, soprattutto se dietro una immagine curata nel dettaglio c’è un prodotto musicale valido! Per noi è piuttosto naturale che la proposta musicale sia accompagnata da una immagine. Nel nostro caso l’immagine è un qualcosa che completa e rafforza il messaggio musicale. Anche in questo siamo un po’ figli dei tanto bistrattati anni ’80, troppo spesso accusati di essere forieri di prodotti eldquo;tutto fumo e niente arrostoerdquo;. In fondo sono circa trent'anni che continuiamo a chiederci se la musica debba essere accompagnata da una proposta anche estetica: crediamo che ormai sia necessario accettarlo.
Cosa ascoltate al momento e cosa consigliereste ai nostri lettori?
(Jac) Recentemente mi sono molto appassionato al disco degli Innerpartysystem. Un disco di ampio respiro molto elettronico, ma anche rock e pop, qualcosa di affine, anche se magari molto più 'leggero' di quello che proponiamo noi.
(Luca) Io vi consiglierei di scoprire anche i Does It Offend You, Yeah?, band inglese che propone un ottimo dance punk elettronico.
Perchè avete scelto di eldquo;rileggereerdquo; 'Immigrant Song' dei Led Zeppelin?
Perchè ci piace contaminare. Quel pezzo in particolare si prestava molto bene ad assumere un ritmo ed una cadenza alla 'interferenze'. L'abbiamo destrutturata e ricomposta lasciando fuori quelle che sono le caratteristiche immediate (come il riff di chitarra oppure la melodia vocale). Inoltre nella seconda parte tutta l'atmosfera vira dentro la citazione dei Kraftwerk di 'Trans Europe Express'. Questo è un po' il senso di Interferenze, la convivenza non forzata di cose apparentemente lontane tra di loro.
Cosa c'è dopo eldquo;La Resurrezioneerdquo;?
(Jac) Se pensiamo al nostro disco diremmo eldquo;moto perpetuoerdquo;. Diciamo che per me 'La Resurrezione' è una provocazione, dove attraverso una parola che rimanda alla sfera religiosa cerco di descrivere qualcosa di estremamente profano e sensuale. E' il dionisiaco, ma è anche la fine di un senso di oppressione e l'inizio di una nuova oppressione che si sviluppa poi attraverso i testi dei pezzi successivi.
Interferenze
From Italia

Discography
v1.1/v1.2 (2010)
Trilogy: Green Fragments (2012)