Cominciamo con una breve storia della band. I primi passi, le influenze, gli obiettivi... Il gruppo è nato nel 2002 anche se abbiamo aspettato due anni prima di essere in quattro e assumere una conformazione standard. Ricordo che eravamo pronti a scrivere canzoni heavy metal senza confini. Le nostre influenze maggiori sono il death metal, le colonne sonore, la nostra città, Portishead, Brutal Truth, Merzbow, Nirvana, Gus Van Sant, John Zorn e Marc Ribot. Dopo avere pubblicato due album autoprodotti e girato l'Europa ci siamo accordati con la Riot Season per la distribuzione del nostro terzo lavoro 'Sowberry Hagan' Vuoi provare a descrivere l'evoluzione della band in questi anni? In che modo le vostre visioni musicali sono mutate rispetto agli esordi? 'Sowberry Hagan' è più coerente e organizzato rispetto agli altri dischi. Siamo un gruppo in continuo movimento ma cerchiamo di non smarrire la focalizzazione sulle basi su cui abbiamo deciso di costruire la nostra musica. Non mi immagino certo a suonare sempre i soliti riff ma il clima a cui viene sottoposto l'ascoltatore è determinante per distinguere chi suona per intrattenimento e chi tenta di trasmettere un altro tipo di messaggio. E' una questione di stato mentale e quindi la storia degli Ultraphallus non è importante come il nerbo e il temperamento. In ogni caso con questo terzo full length abbiamo accettato il fatto di essere totalmente liberi di comporre canzoni e atmosfere. Non dobbiamo più sperimentare troppe cose e questo è positivo. Abbiamo scelto un peograve; di elementi che volevamo sul disco e ci siamo arrangiati con quelli. Siamo entrati in studio con cinque tracce e qualche atmosfera per dare colore. Quali percorsi avete seguito per raggiungere il livello espresso con 'Sowberry Hagan'? Ritenete di avere sviluppato totalmente tutte le idee che avevate in partenza? Ne sono estremamente convinto. L'album è un concentrato delle nostre visioni rock. La struttura delle canzoni è nata in modo molto naturale ma completarle è stata un'impresa. Abbiamo impiegato diversi giorni a finire il mixaggio trascurando soluzioni più semplici che ci avrebbero fatto risparmiare tempo. Sembra che vi piaccia comporre canzoni con strutture complesse e tentare di mixare diverse tipologie sonore e ambientazioni con una grande attenzione per la coesione tra i brani.. Sono d'accordo con te. Quando un disco diviene la colonna sonora perfetta di qualcosa è raro e meraviglioso. Le nostre strutture non sono così complicate ma sicuramente vogliamo raggiungere il cuore della musica. Molti dischi rock di oggi sono noiosi e non vogliamo fare la stessa fine. Non posso evitare di sottolineare il vostro approccio eldquo;hard dirty rock n'roll'.. Il testo di 'Indians Love Rain' è decisamente esplicito a riguardo. Un altro paio di liriche riguardano la fame di successo e le cadute che ne susseguono ma non abbiamo composto un concept album. Se deve essere rock n' roll che lo sia fino in fondo. Cerchiamo di seguire l'esempio di un film ma 'Sowberry Hagan' rappresenta la nostra visione del genere. Considerate questo disco una svolta per la band? Soprattutto perché adesso abbiamo una label. Come è nata la collaborazione con Eugene Robinson per 'The Red Print'? Adoriamo gli Oxbow e la sua voce. Ci siamo messi in contatto e si è subito reso disponibile. Grazie a lui abbiamo scritto un pezzo rock molto classico. Ero insieme a lui quando ha registrato quella sequenza spaventosa e sono rimasto davvero colpito. E' puro. I vostri primi due dischi non hanno avuto la distribuzione che meritavano nonostante l'aiuto di Conspiracy e trovo che sia un vero peccato. Adesso che avete trovato casa presso la Riot Season puoi dirci quanto è stato difficile firmare un contratto discografico e non essere soltanto un gruppo che diffonde file musicali in rete? Il primo aspetto che ci interessava mantenere era la totale libertà di azione. Avevamo avuto dei contatti per i primi due album ma ci siamo resi conto che sarebbe stata solamente una perdita di tempo. Quando Riot Season ci ha accolto nella sua famiglia ci siamo sentiti fortunati. Come sono gli Ultraphallus dal vivo? Quanto volete apparire diversi dal disco? Cercate un contatto particolare con il vostro pubblico? E' molto differente naturalmente. Il contatto è intenso e ci piace pensare che le persone sognino qualcosa mentre ascoltano le nostre canzoni. L'impatto è frontale e ipnotico. Provenite dal Belgio che in passato ha messo in luce entità interessanti a livello elettronico e postcore. Cosa succede adesso dalle vostre parti? Non ce ne curiamo assolutamente. Ci sono ottime band in tutte le parti del mondo.