‘Time I’ è un’epica avventura musicale. Avevi la medesima visione quando hai cominciato a comporre le canzoni oppure hai cambiato prospettiva durante il processo?
La visione era la stessa fin dall’inizio ma è naturale che sia cresciuta con l’aggiungersi di altre idee e la definizione di vari dettagli. Le prime registrazioni risalgono a sei anni fa e sinceramente non pensavo di impiegare così tanto a terminare il disco. Le parti vocali e le orchestrazioni sono state introdotte durante la produzione che è stata davvero enorme. Il problema principale sono state le orchestrazioni perché le stratificazioni erano numerose e non potevo immaginare quanta sofferenza avrebbero richiesto. Per anni ho litigato con i computer e le limitazioni dei vari software. Inoltre a causa di lavori all’edificio ho dovuto allentarmi per diversi mesi dall’appartamento in cui avevo installato lo studio e questo ha comportato altri ritardi.
Quale concept si cela dietro al disco?
I testi hanno a che vedere con le emozioni che gli esseri umani provano nella loro breve esistenza e con quello che pensiamo sulla creazione dell’universo. Ci domandiamo in continuazione chi siamo e da dove proveniamo e questo implica tristezza e senso di smarrimento verso il tempo che svanisce.
Possiamo ricondurlo in un certo senso alla concezione del tempo di ‘Dark Side Of The Moon’ dei Pink Floyd?
Non sono così familiare con quell'album ma posso dirti che le canzoni musicalmente sono piuttosto separate tra loro con armonie influenzate dalla cultura giapponese e contenuti sempre differenti. Le liriche tendono a tenere insieme i brani e curiosamente lo fanno puntando sulla fragilità della definizione che diamo del tempo.
Sei anni di ritardo sono davvero molti. Non hai pensato che potesse essere pericoloso in termini di fanbase e contratto discografico?
E' stata un'esperienza molto frustrante e siamo profondamente grati nei confronti di tutte le persone che ci hanno supportato e aspettato per così tanto tempo. D'altra parte queste erano le nostre risorse, l'etichetta ha capito e ha continuato a credere ciecamente in noi. Sicuramente tutte le volte che la deadline veniva spostata in avanti con conseguente tradimento di certe aspettative la pressione si faceva sentire.
Quanto tempo hai impiegato a comporre il materiale?
Alcune idee sono addirittura di otto anni fa ma la parte legata ai riff ed alla sezione ritmica è stata terminata in maniera rapida.
Ti sei occupato di tutto quanto?
Kai Hahto ha svolto un ruolo fondamentale per la realizzazione del disco. Mi ha aiutato nel processo compositivo e nell'arrangiamento delle parti di batteria. Alcune sue idee sono servite per migliorare i riff. Teemu Mäntysaari invece ha registrato delle melodie con la chitarra acustica che hanno contribuito a rendere più varia questa prima parte. La seconda sarà ancora più ricca di contrasti.
Perchè avete deciso di dividere 'Time' in due parti?
Abbiamo pensato che fosse una buona mossa per rivitalizzare la band dopo anni di silenzio. Inoltre il mixaggio è stato
Non può essere una coincidenza il fatto che la Nuclear Blast abbia pubblicato 'Time I' a circa un mese di distanza da 'Unsung Heroes' degli Ensiferum..
Non credo fosse premeditato. Forse da parte della Spinefarm ma anche se abbiamo una fanbase simile chi ascolterà il disco si renderà conto delle differenze tra i due gruppi.
Immagino che il tuo rapporto con Markus Toivonen sia ancora buono visto che è parte del coro di 'Sons Of Winter And Stars'..
Non ci sono mai state fratture tra di noi. Ai tempi mi resi conto che non sarei potuto andare in tour e di comune accordo preferimmo separarci. Ero troppo impegnato con la lavorazione del primo album per dare alla band le attenzioni che meritava. Ho ascoltato 'Unsung Heroes' e non è male ma preferisco comunque i primi due album. Del coro fa parte anche Sami Hinkka degli Ensiferum oltre a Matthias Nygärd. Olli Vänskä e Jukka-Pekka Miettinen dei Turisas, Mikko Salovaara dei Kiuas e Heri Joenssen dei Tyr.
Qual è il pezzo del disco più difficile dal punto di vista tecnico?
Direi proprio 'Sons Of Winter And Stars'. Il picking di chitarra è parecchio complesso e anche le parti di batteria sono intricate.
State per volare negli Stati Uniti per un tour con Eluveitie e Varg. Pensi che la musica dei Wintersun possa attrarre il pubblico americano più di quello europeo?
La risposta fino adesso è stata buona ma dubito che possa superare quella dell'Europa Centrale.
(parole di Jari Mäenpää)