-Core
Antiplastic
Italia
Pubblicato il 26/08/2013 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto sono curioso di sapere cosa si cela dietro al titolo 'Not For Sale'. E' una metafora del desiderio di fuggire da qualunque aspetto commerciale oppure c'è qualcos'altro?
Diciamo che la base è quella. Provengo da un circuito major multinazionale e da un modo totalmente differente di fare musica. Da qualche anno ho fondato un'etichetta indipendente con la quale condividiamo la nostra musica. Il titolo sottolinea come la nostra anima non sia in vendita e la copertina è una provocazione verso le caste o gli illuminati. Abbiamo le mani sporche di quella terra che provano a toglierci. Non ci stiamo ed invece di andare in piazza come si faceva una volta utilizziamo altre forme di protesta.

Nella presentazione ho letto di una produzione ecosostenibile..
E' un concetto diverso di produrre musica riducendo al minimo i costi e gli sprechi. Elastica Recorda ha base nel Chianti, cerchiamo di essere più indipendenti possibili invitando i collaboratori nelle nostre terre. Lavoriamo nell'orto, coltiviamo, suoniamo, stiamo in campagna. Facciamo provare questa esperienza a dj che sono abituati a vivere nelle metropoli.

Cosa significa suonare dubstep in Italia?
Posso dirti che sono stato un po' il pioniere di questo genere di musica nel nostro paese. E' stata una scommessa che ha riscosso un notevole successo considerati i numeri del circuito indipendente. Con il passare degli anni il movimento è cresciuto e adesso la dubstep è diventata mainstream. La gente comincia a capire questo tipo di linguaggio. Soprattutto che non esiste solo la house. Così facendo siamo riusciti ad allargare il bacino di utenza che ascolta elettronica.

La scena dubstep inglese e quella americana sono profondamente differenti. A quale delle due sei maggiormente legato?
Sicuramente a quella inglese. Sono della scuola di Mala e Digital Mystikz, lavoravo all'EXMUD di Firenze insieme al mitico Simone Fabbroni con cui suonavamo parecchia drum n' bass. Proprio in quel contesto cominciammo a proporre una serata dubstep per un'utenza di circa cento persone. Come puoi capire allora il pubblico non era quello di adesso ma grazie a quell'esperienza riuscimmo a portare un artista come Skream. Il resto l'ho recuperato dalla vecchia guardia dub reggae e quindi Almamegretta, per cui ho cominciato a remixare alcuni brani del passato, Casino Royale e Africa Unite.

In generale quali sono gli artisti che più ti hanno formato musicalmente?
La mia formazione è di stampo rock con artisti come King Crimson, Blue Oyster Cult e John Mayall, Posso assicurarti che avere delle basi sulla storia della musica aiuta molto. Andando avanti LCD Soundsystem, Prodigy e dischi storici come 'Figli Di Annibale' degli Almamegretta, 'Sempre Piu' Vicini' dei Casino Royale e 'Dummy' dei Portishead. Con gli Antiplastic ho cercato di interpretare la mia esperienza col dubstep in chiave canzone.

Quanto tempo avete impiegato a comporre e registrare l’album?
E' partito tutto da me e dal batterista Donald Renda con cui suonavo assieme nei Cayo Rosso. Dopo un anno di sperimentazione abbiamo cominciato a capire il suono che volevamo ed abbiamo incontrato Rayna che ci ha subito sorpreso per il suo spirito grezzo e punk. A quel punto ho composto delle tracce al computer, abbiamo registrato da capo la batteria mentre Rayna ha inciso le sue parti a ottobre. Il mixaggio è durato un mese ed è stato effettuato da Madaski a Pinerolo. Lui mixava e io facevo da mangiare. Non volevo che fosse il solito produttore che viene ingaggiato esclusivamente perché possiede uno studio di registrazione all'avanguardia. Un po' come accaduto con Howie B e i Casino Royale la sua mano si sente molto soprattutto nei pezzi reggae. Anni addietro avevo partecipato alla realizzazione di Dubsync.

A livello di produzione ti sei ispirato a qualche album in particolare?
Ogni volta che produco un album faccio un anno di ricerca sonora. Mentre cucino ascolto musica, campiono suoni diversi e sperimento soluzioni anche lontane tra loro. Stavolta mi sono concentrato soprattutto su sonorità afrobeat. Non volevo le classiche percussioni caraibiche e ho trovato dei fantastici vinili di musica voodoo a Londra, presso la Souljazz Records di Soho, che mi hanno ispirato molto. Per quanto riguarda il dubstep mi sono riferito ai ritmi incalzanti di Mala e Benga. Rayna è legata a Moombahton e Fede K9 al circuito Africa Unite.

Cosa vi ha spinto a scegliere ‘Pretty Fresh’ come primo singolo?
E' il pezzo più crossover dell'album. Tra gli ascolti di cui parlavo prima inserirei anche Rage Against The Machine e Urban Dance Squad. Rayna è una forza della natura anche se io la faccio impazzire a rappare a 140bpm. Oltre all'uscita del video abbiamo reso disponibili remix eccellenti come quelli di Numa Crew e Dj Aladyn.

Il secondo video è dedicato ad un remix. Puoi spiegarci il motivo di tale scelta?
Ho una concezione molto aperta dei brani e per ognuno di essi ci sono tanti ottimi remix. A settembre uscirà il secondo video ufficiale. Quello di 'Shake & Bounce' è stato un esperimento viral con gli amici Wobble Lovers.

Pensi che la vostra proposta possa ottenere maggiore riscontro nel nostro paese o all’estero?
Per come sono impostato a livello di produzione in genere non faccio molto caso all'Italia ma questa volta vorrei ottenere un certo riscontro anche qui. Per questo stiamo lavorando al booking anche se ormai non c'è tutta questa differenza a livello europeo soprattutto adesso che c'è crisi. L'importante è rimanere indipendenti per combattere un consumismo arrivato alle stelle.

Il problema è che poi sbatti sempre con il muro del singolo che possa andare bene per le radio italiane..
Bisogna fregarsene. Cercare altri mercati. Non ti nascondo che non ho problemi a fare altri lavori. Solo in questo modo puoi essere libero artisticamente e compiere scelte piu' estreme. Non è il momento di seguire l'onda. Rischi di arrivare sempre secondo o terzo. Voglio uscire dagli schemi. Abbatterli. Per la prima volta ho delle persone che mi dicono che la mia musica è fantastica oppure fa schifo. Non voglio l'indifferenza.

Cosa ricordi della collaborazione con gli Asian Dub Foundation?
E' un'amicizia che risale ai tempi dei Cayo Rosso. Suonammo come spalla a diversi gruppi. Con alcuni ancora collaboro come Almamegretta e Casino Royale. Dopo la serata al Rolling Stone di Milano insieme agli Asian Dub Foundation sono diventato molto amico con Dr. Das. Abbiamo fatto tante cose insieme anche se ne sono uscite poche come Dema Style – Dr. Das Remix. Ci siamo invitati rispettivamente a Londra ed in Toscana poi si è trasferito a Bruxelles. Ho partecipato anche ad un paio di loro date. Mi ricordo che li vidi a Museo Pecci di Prato ed a Roma con i Rage Against The Machine. Il loro impatto scenico è sempre stato superiore e fonte di grande ispirazione.

(parole di Tuzzy)

 

Antiplastic
From Italia

Discography
Not For Sale (2013)
Under Arrest (2016)