Eguagliare in termini qualitativi la serata dei Gov’t Mule non era semplice, vuoi per l’aderenza della proposta di Warren Haynes e compagni alla natura di Pistoia Blues e vuoi per l’elettricità che gli autori di ‘Heavy Load Blues’ hanno saputo produrre. C’è riuscito Manuel Agnelli, con un set in larga parte devoto agli Afterhours e una formazione in grado di accontentare i fan della prima ora, ma anche chi ha imparato a conoscerlo con X-Factor. Al suo fianco la polistrumentista Beatrice Antolini, il bassista Giacomo Rossetti (Negrita), il batterista Daniele “DD” Ciuffreda e il chitarrista Francesco “Frankie” Antinori, questi ultimi dei Little Pieces Of Marmelade.
Su Beatrice Antolini andrebbe aperto un capitolo a parte perché parliamo di una delle migliori musiciste italiane, con sei lavori in studio alle spalle (uno più bello dell’altro..) e un curriculum pazzesco, che purtroppo non è conosciuta alla massa e si dedica quindi all’attività di turnista, non solo per Agnelli ma anche per Vasco Rossi, Emils Killa e Angela Baraldi. Un paio di pezzi e aveva già spaccato, con la sua capacità di alternarsi da uno strumento all’altro e dare colore alla performance del leader degli Afterhous, che ha pescato molto dal passato. Puntare su pezzi come ‘Non Si Esce Vivi Dagli Anni ‘80’, ‘Male Di Miele’ e ‘Ballata Per La Mia Piccola Iena’ non deve essere stato difficile, ma curiosamente la magnifica piazza pistoiese era animata da tante persone che dell’alternative rock degli anni ‘90 sapevano ben poco e che sono rimasti spiazzati dall’energia sprigionata sul palco.
A colpire è stata pure ‘La Profondità Degli Abissi’, pezzo presente sulla colonna sonora di Diabolik e premiato al David di Donatello come migliore canzone originale. A lasciare letteralmente di stucco sono stati i Bluagata, saliti sul palco dopo gli ottimi Zagreb. Questi ultimi stanno per uscire nei negozi con ‘Fulmini’ e dal vivo hanno dimostrato tanta grinta e una classe superiore alla media delle rock band indipendenti di casa nostra. I pratesi invece sono stati la rivelazione assoluta del festival fino a questo momento con un set improntato sull’ultimo full lenght ‘Di Stanze Di Nevrosi’, edito da Vrec, e sulla combinazione vincente tra le voci di Alessia Masi e Margherita Bencini. Il loro è stato un concerto esplosivo e magnetico, ricco di influenze (Lacuna Coil, Disciplinatha, Tool.. ) ma talmente personale da non sembrare nemmeno materia italiana. Invece i Bluagata sono di Prato, fanno paura e finalmente abbiamo l’opportunità di ascoltare una band delle nostre parti che non ha niente da temere al confronto delle maggiori realtà alternative rock estere.