Molti pistoiesi stamattina si sono svegliati con un po’ di mal di testa ma con tanta fame di rock n’ roll. La quarta serata di Pistoia Blues, dopo la magistrale performance di Steve Hackett ed il successo di pubblico dei Baustelle, ha visto protagonisti tre co-headliner di assoluto spessore come Ana Popovic, Dirty Honey e Wolfmother.
Ad aprire le danze con grande aggressività sono stati i giovani Giudi e Quani, duo batteria e chitarra con voce femminile che non è passato certamente inosservato, mentre Gennaro Porcelli ha scaldato i presenti prima che salisse sul palco la chitarrista di origini serbe. Ancora bellissima, nonostante non sia più giovanissima e abbia dovuto lottare contro una brutta malattia, e dotata di un’eleganza fuori dal comune, la Popovic ha eseguito diversi brani dall’ultimo lavoro in studio ‘Power’, tra cui ‘Rise Up!’ e ‘Power On Me’. Il suo stile unico, tra blues, jazz e soul è quello che gli assidui frequentatori di Pistoia Blues ricercano da anni e ogni singolo passaggio del concerto è stato accompagnato da lunghi applausi.
Pochi minuti per smontare il palco e sistemare la strumentazione dei Dirty Honey e la festa è ricominciata per la sorpresa di tutti. In pochi infatti conoscevano i californiani e ancora meno si aspettavano un set del genere. Pochi giorni dopo aver diffuso il nuovo singolo ‘Won’t Take Me Alive..’, una bomba dal vivo, il quartetto guidato da Marc LaBelle ha dimostrato di possedere qualità tecniche e performative non comuni. Parliamo di un gruppo che non propone niente di innovativo per carità, ma l’energia trasmessa da pezzi come ‘California Dreamin’, ‘Scars’, ‘Another Last Time’ e ancora ‘When I’m Gone’ o la conclusiva ‘Rolling 7s’ è semplicemente contagiosa. Piazza Duomo aveva assistito a qualcosa del genere qualche anno fa in occasione dell’esibizione dei The Answer, in apertura agli Hardcore Superstar. Lo stile dei Dirty Honey, sorretti dal guitar work spettacolare di John Notto, è però più a stelle e strisce e non a caso sono state eseguite le cover di ‘Last Child’ degli Aerosmith e ‘Let’s Go Crazy’ di Prince. L’unico momento di apparente quiete è coinciso con ‘Heartbreaker’, per il resto tanta potenza e giri armonici che suonano familiari a chi ha amato il rock degli anni ottanta. L’omonimo esordio avrà presto un seguito e la sensazione è che potrebbero diventare davvero importanti.
Alle undici circa è arrivato il turno dei Wolfmother, trio australiano che possiede un tiro invidiabile e non ammette pause. Per un’ora e mezza esatta gli autori di ‘Victorious’ e ‘Rock Out’ hanno investito il pubblico con un mix tra classic rock, blues e hard rock suonato a volumi inauditi e tecnicamente spaventoso. Andrew Stockdale non ha bisogno di cambiare chitarra o lasciarsi andare a virtuosismi di alcun tipo. É una macchina da riff ed i suoi assoli lasciano sempre il segno. Quando poi è il turno di ‘Woman’ – assieme a ‘Joker And The Thief’ uno dei pezzi più famosi dell’omonimo debutto edito dalla Modular diciotto anni orsono - e ‘Rock and Roll’ dei Led Zeppelin la sua voce richiama subito alla mente quella di Robert Plant e l’effetto nostalgia è garantito. Al suo fianco hanno destato grande impressione il batterista Hamish Rosser ed il bassista Ian Peres e gli altri apici in scaletta sono stati senza dubbio ‘New Moon Rising’ e ‘Colossal’. Un conto è il revival fine a sé stesso ed un conto sono band come queste che spaccano dal primo all’ultimo minuto, in nome di un’attitudine che non ha età. Quell’attitudine che non svanisce col successo. Alla fine del concerto infatti, quando la magnifica piazza Duomo si stava svuotando, Stockdale si è concesso ai fan, scattando foto e parlando con tutti loro come se fosse un musicista alle prime armi. Un vero spettacolo che, in attesa di Lindsey Stirling e Damien Rice, molto amato da queste parti, potrebbe aver rappresentato il culmine di questa quarantaduesima edizione.
I said the joker is a wanted man
He makes his way all across the land
I see him sifting through the sand
So I'll tell you all the story
About the joker and the thief in the night
He's always laughing in the midst of power
Are we living in the final hour
There is always sweet and sour
So we are not going home