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ICELANDIC METAL

Per troppo tempo la musica islandese è stata sinonimo di Bjork e Sigur Rós. Niente di male per carità, sono in molti a considerare gli autori di '( )' e 'Takk..' i Pink Floyd di oggi ma gli appassionati di metal avevano bisogno di qualcosa di più solido. Abituati come siamo al black norvegese, allo swedish death o ancora alla smodata quantità di gruppi finlandesi di spessore non ci siamo curati della qualità delle release provenienti da una nazione che, come ci insegna la stessa geografia, rimane in disparte, tenebrosa, quasi in solenne distacco dal resto del Nord Europa. Norður il termine chiave. Quello che ci permette di analizzare un comportamento atipico e uno sguardo visionario dai quali è difficile non rimanere colpiti. Se c'è una scena che merita di essere scoperta in tutti i suoi dettagli è quella islandese. Nel giro di quattro-cinque anni dalla “terra di ghiaccio” è arrivata una serie di masterpiece in grado di competere con la temibile concorrenza e infondere l'orgoglio necessario alle entità sonore più giovani. Una comunità di poco più di trecentomila abitanti sulla quale improvvisamente le etichette estere stanno puntando per ritrovare la freschezza perduta.

Kontinuum
In passato Potentiam e Changer erano riusciti a ritagliarsi uno spazio importante sulla stampa estera, poi è arrivato il turno degli Angist, dei Sólstafir, decisamente più ambiziosi dopo il contratto siglato con Season Of Mist, ed in tempi recenti degli Skálmöld ma in definitiva il movimento metal islandese è sempre rimasto nascosto da una spessa coperta di lana nera. La sublime decadenza di questa straordinaria isola, collocata nei pressi del circolo polare artico, viene descritta da nove tracce abili a fondere elementi epic metal con retaggi atmosferici di derivazione estrema e dotate di un incalcolabile potere espressivo. Il talento di Birgir Thorgeirsson è smisurato e stacchi aggressivi di rara precisione vengono sezionati da incursioni ambient che trasmettono una sensazione di pesante distacco con il resto del mondo. 'Steinrunninn Skógur', 'Moonshine' e 'Í Gljúfradal' coincidono con i passaggi più significativi di un esordio discografico meraviglioso in grado di conciliare la passione per 'In The Nightside Eclipse' degli Emperor con l'urgenza melodica di 'The Great Cold Distance' dei Katatonia. Le struggenti note di 'Earth Blood Magic' ci ricordano che la musica non è soltanto un compito da portare a termine, secondo regole precise e stilemi classificati, ma improvvisazione, arte rivoluzionaria, poesia. Kontinuum, reincarnazione, un sogno.

Fortíð
Non lasciatevi tradire dalla recente locazione perché il progetto nasce su territorio islandese per volontà di Einar "Eldur" Thorberg. Circa dieci anni fa, durante le fredde giornate di Kopavogur, il cantante dei Potentiam – attivo anche con Curse, Pieces e Sykdom - decise di approfondire i suoi studi sulla mitologia norrena e dare vita ad una trilogia denominata Völuspá. Il primo volume, Thors Anger, fu pubblicato nel 2003 da No Colours Records e riuscì ad ottenere un immediato riscontro all'estero grazie al legame con il mito dei vichinghi ed alla claustrofobia trasmessa da alcuni passaggi. Con il passare del tempo, ed in seguito al suo trasferimento in Norvegia, Fortíð ha assunto le caratteristiche di una band vera e propria e il terzo capitolo della saga, 'Fall Of The Ages', ha riscosso un notevole successo tra gli appassionati di black metal. Da pochi mesi è uscito per Schwarzdorn Production il quarto lavoro in studio intitolato 'Pagan Prophecies'. Le novità principali sono l'utilizzo massiccio di synth e la line-up che comprende il chitarrista Øystein Hansen, il bassista Rikard Jonsson (Deject, Forcefed Horsehead) ed il batterista Daniel Theobald (Den Saakaldte, Ethereal Forest, 13 Candles, Curse).

Momentum
Totalmente sconosciuti dalle nostre parti e proprio per questo imperdibili. Nascono dalle ceneri degli Afsprengi Satans nei dintorni di Reykjavík e si dedicano ad una miscela furente tra death e prog metal con liriche apocalittiche legate a tematiche come il satanismo o i conflitti nucleari. Nel giro di otto anni la loro crescita è stata impressionante e dopo un paio di ep, 'The Requiem' e 'Your Side Of The Triangle', possono affermare di avere raggiunto la maturità compositiva con la prima fatica su lunga distanza. 'Fixation, At Rest' è un disco che non conosce cali di tensione, guidato da una batteria stellare ma anche da influenze psichedeliche che spiccano in una produzione già competitiva con quanto proveniente dall'altra parte dell'oceano. Al fianco dell'ex Changer Hörður Ólafsson (basso e voce) troviamo due chitarristi di notevole spessore tecnico ma soprattutto il fenomenale percussionista Kristján Gudmundsson, anch'esso nei Potentiam. Violino, violoncello, pianoforte, elettronica, stacchi che richiamano le migliori release di Dan Swanö, gli Opeth così come i Solefald. Un'esperienza surreale in grado di provocare danni cerebrali diffusi.

Ophidian I
Techno deathsters di Reykjavik che non fanno nulla per nascondere la propria passione viscerale per gruppi del calibro di Necrophagist, Obscura e Decrepit Birth. Negli ultimi due anni hanno compiuto passi da gigante fino ad arrivare alla stipula del contratto con la Soulflesh Collector Records ed alla pubblicazione dell'esordio discografico. Anche in questo caso nella line-up troviamo due personaggi di spicco della scena locale come il chitarrista Unnar Sigurðsson (Beneath, Changer) ed il frontman Ingólfur Ólafsson (Bastard, Plastic Gods, Severed Crotch) ma è il clamoroso assalto percussivo di Tumi Snær Gíslason, pure negli Angist, a togliere il respiro. Escatologia e retaggi della cultura pagana accompagnano una proposta che non accetta compromessi, non prevede mezze misure e troverà consensi nelle fazioni più intransigenti di metalhead. Ascoltando 'Solvet Saeclum' si ha l'impressione che i margini di miglioramento siano notevoli e quindi che il gruppo sia destinato a crescere in maniera spaventosa. Nel frattempo 'Zone Of Alienation' e 'Nadir' girano in continuazione nello stereo della redazione.

Sólstafir
In definitiva la band che ha convinto le label a porre attenzione a quanto scaturiva dalle regioni laviche nei pressi di Reykjavik. La nascita risale al 1995, lo storico demo 'Í Norðri' è dello stesso anno, e dopo la prematura dipartita del bassista Halldór Einarsson, i Sólstafir sono stati per qualche tempo il progetto di Aðalbjörn Tryggvason (Fields Of The Filthy) e Guðmundur Óli Pálmason (guarda caso Potentiam). Con l'ingresso di un nuovo bassista, Svavar Austman, e del dotato chitarrista Sæþór Maríus Sæþórsson si è costituita la line-up attuale. La prima release è stata il live 'Afmæli Í Helvíti', quando ancora le canzoni si inserivano in territori pagan e viking metal, ma è con l'esordio su lunga distanza, 'Í Blóði Og Anda', che il quartetto ha messo in mostra le proprie qualità distintive. 'Masterpiece Of Bitterness' ha proseguito sulla stessa strada mentre con il fantastico 'Köld' la natura depressiva del loro sound ha fatto spazio a grandiose aperture post metal, influenze psichedeliche e accenni prog sempre più marcati. Dopo la pubblicazione del singolo 'Fjara' è il doppio album 'Svartir Sandar' a conquistare lo scenario estremo e, grazie all'eccellente promozione della Season Of Mist, e spalancare porte inattese ai colleghi.

Skálmöld
In molti li hanno definiti i Turisas islandesi ed un ascolto superficiale di 'Baldur' potrebbe anche dare loro ragione. Battaglie epiche, leggende vichinghe e tradizione poetica sono all'ordine del giorno nella scaletta del sestetto che guarda al tredicesimo secolo ma conosce alla perfezione di cosa ha bisogno per farsi largo nel presente. Una proposta sicuramente diretta al pubblico più giovane ma non per questo priva di spunti interessanti con tre chitarristi - Baldur Ragnarsson, Þráinn Árni Baldvinsson e Björgvin Sigurðsson – e intrecci vocali in lingua madre. L'età delle spade include passaggi folk, stacchi black da brividi e tanti trucchi del mestiere che sfruttano le doti percussive di Jón Geir Jóhannsson per raggiungere livelli di aggressività degni di nota. Dopo un primo accordo con la Tutl, etichetta delle isole Fær Øer, sono entrati a far parte del catalogo della Napalm e 'Börn Loka' sembra possedere tutte le caratteristiche necessarie per segnare la consacrazione definitiva.