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Iceland Airwaves 2015: Wednesday November 4th

Un inizio di questo tipo non se lo sarebbe aspettato nessuno. Ammaliato dall'esibizione di Soléy della sera prima all'Harpa Kaldalón e sorpreso dall'incontro con gli altri solo travellers al Bravò ho girato qualche ora per le strade di Reykjavík scoprendo la peculiarità delle principali off venues ed i primi gruppi meritevoli di attenzione. Tra questi sicuramente i Vio, autori del toccante 'Dive In', e capaci di catturare l'interesse del Laundromat Cafe nonostante l'ora di pranzo. Le qualità di Yngvi Rafn Garðarsson Holme Páll Cecil Sævarsson sono indiscutibili, lo sguardo di Kári Guðmundsson è capace di attirare le ragazze presenti e la voce di Magnús Thorlacius richiama alla mente il Thom Yorke di fine anni novanta. Nel pomeriggio niente male anche Morning Bear e East Of My Youth, straordinario Sturle Dagsland, come sempre trascinanti Dikta e Hjaltalin e su un gradino superiore For A Minor Reflection, Mr. Silla e Úlfur Úlfur. I primi hanno messo a fuoco e fiamme il Loft Hostel di Bankastræti mostrando un'aggressività ancora più elevata rispetto all'esperienza in studio di registrazione. Sigurlaug Gísladóttir dei múm ha creato problemi di sicurezza al 12 Tónar, delizioso negozio di dischi in Skólavörðustíg, e con la sua voce spettrale ha veramente ricordato la Björk degli anni d'oro. Non aspettate un altro secondo e procuratevi il suo omonimo esordio su lunga distanza perché trattasi di pura poesia. Infine Arnar Freyr Frostason e Helgi Sæmundur Guðmundsson hanno provato ai presenti quanto possa essere efficace il rap islandese. “100,000” è il tormentone assoluto dell'Iceland Airwaves con il ritornello “Hundrað þúsund krónur koma og fara eins og klink, milljón fyrir mánuð, bara ef ég nenni því, motherfuckers halda að úlfar djóki og geri grín en mamma kenndi mér að vera alltaf hreinskilinn..”. Qualcuno mi aiuti perché non me ne sono ancora liberato.

Non possedendo il dono dell'ubicuità non ho potuto seguire Dream Wife, Just Another Snake Cult, Milkywhale, Ylja e Börn ma i compagni di viaggio me ne hanno parlato benissimo. Nonostante la stanchezza si facesse già sentire per le sonorità pesanti la presenza al Gaukurinn era obbligatoria. Prima i Muck hanno dimostrato di essere una delle migliori live band islandesi e se l'appoggio della Prosthetic Records, per cui è uscito di recente 'Your Joyous Future', darà i risultati previsti ci sarà da divertirsi. Poi abbiamo potuto scoprire due novità della scena come In The Company Of Men e Misþyrming ed infine è toccato ai Severed ed al loro death metal old school tirare fuori le ultime energie ai frequentatori del pub di matrice inglese situato in Vánagandrs. Poco lontano, all'ex discoteca Nasa, Wesen e Retro Stefson si dannavano per meritare le belle parole spese da alcune riviste nella presentazione del festival ma erano soprattutto le folli femministe Reykjavíkurdætur, con tanto di tette al vento, e Gísli Pálmi a lasciare il segno. Nel frattempo correvo a sinistra e destra per non perdermi cosa accadeva all'Harpa, una magistrale struttura architettonica inserita nel golfo Faxaflói, che punta all'oceano Atlantico ed al monte Esja.

Presso la sala Silfurberg Vök e Agent Fresco mi hanno lasciato letteralmente a bocca aperta. La band guidata da Margrét Rán Magnúsdóttir è la più eccitante novità in ambito synth pop insieme ai Chvrches. Sull'onda del successo di singoli come 'Tension' e 'Waterfall' stanno costruendo una fanbase impressionante e l'attesa concernente il full lenght di debutto a questo punto è salita a livelli vertiginosi. Gli autori di 'Destrier' hanno invece trovato il giusto equilibrio tra math, prog e alt rock ed oltre a potere vantare un batterista e un cantante eccezionali hanno dalla loro parte buona parte del pubblico alternative islandese. 'Dark Water' e 'The Autumn Red' i pezzi più applauditi con Arnór Dan Arnarson mai fermo un secondo sul palco. Show strepitoso e adesso la consacrazione internazionale non è più un'illusione. Mentre i Fufanu facevano impazzire le adolescenti del KEX, HIMBRIM e Hide Your Kids scaldavano l'atmosfera in vista degli arrangiamenti folk degli Árstíðir. Tecnicamente spaventosi, epici e capaci di proporre materia originale nonostante le somme referenze a Sigur Rós e múm. Da brividi anche la prestazione di Teitur Magnússon nell'intimità dell'Iðnó e dei Pink Street Boys al Gamla Bíó dove i litri di Red Bull cominciavano a non fare più effetto e la serie di bellezze nordiche che incrociavano il mio sguardo manteneva alta la pressione sanguigna. Mi dicono da applausi anche Lucy in Blue al Tjarnarbíó e ottima la selezione presso l'Húrra con GKR, RVK DNB e Amit.

(parole di Lorenzo Becciani)