Alla ricerca di successori di Sigur Rós e Björk. Avrebbe potuto essere questo il sottotitolo della terza giornata di festival in cui hanno sfilato praticamente tutti gli artisti locali che ambiscono a replicare le gesta dei suddetti eroi nazionali. Mancava in pratica solo Ásgeir tra i candidati ad un'esplosione internazionale, visto che gli Of Monsters And Men possono dire di averla già avuta, e gli incroci con realtà estere sono stati davvero interessanti. Dopo una mattina trascorsa a mollo nell'incantevole cornice della Blue Lagoon, tra bellezze filippine, danesi, islandesi e spagnole, il pomeriggio del sottoscritto è iniziato con Emilie & Ogden e Sóley. Ancora una volta l'ex Seabear ha stupito tutti con un set differente dai precedenti e prevalentemente basato sulla sua voce e la chitarra acustica. Resta il fatto che 'Smashed Birds' e 'Pretty Face' sono due pezzi da brividi e che raramente ho visto tanto talento in una persona sola. Alle quattro mi sono recato al Center Hotels Plaza per ammirare Dardust insieme a tanti ragazzi che non lo conoscevano e ne hanno apprezzato la profondità espressiva. Mentre al Bravò si susseguivano Dream Wife, Andy Shauf, Tófa – progetto parallelo punk di membri di Rókkurró e For A Minor Reflection - e Weval preannunciando una serata hip hop bollente – non avrei mai pensato di ritrovarmi a ballare black music in un posto dove i cittadini di colore saranno dieci con bellezze esotiche che si dimenavano attorno – ed un forte acquazzone notturno.
Gli amici mi hanno detto che Ariel Pink ha un po' deluso, che i FM Belfast hanno ricevuto un'ovazione all'Húrra, che l'accoglienza per Bo Ningen, Lucy in Blue e Berndsen non è stata da meno. Mi hanno anche consigliato di ascoltare Kippi Kaninus, riferito che quelli di Sekuoia e Ylja sono stati due grandi concerti e che i Pink Street Boys hanno infiammato il Gaukurinn. Personalmente sono rimasto incantato dalle esibizioni di Oyama – potenziale enorme il loro - e Auður, ho apprezzato Sykur e Agent Fresco allo squisito Bíó Paradís di Hverfisgata ma più che altro Low Roar al KEX e i Dikta al Cintamani di Bankastræti. Come un negozio di materiale sportivo puo' trasformarsi in una bolgia grazie ad uno dei frontman più sottovalutati del panorama nordico. A rendere imperdibile la serata ci ha pensato ancora una volta l'Harpa e nello specifico la sala Silfurberg dove in serie si sono succeduti Árstíðir – fate che azzecchino un singolo e li troverete in tour per due anni di fila – Hjaltalín – gruppo che con 'Terminal' ha già avuto un'esposizione fuori dai confini e forse non ancora il successo che merita a causa delle bizze di Högni Egilsson – e Perfume Genius. Mike Hadreas è un frontman veramente eccezionale e 'Too Bright' un disco che avrebbe potuto ottenere un riscontro maggiore. La platea open minded di Reykjavík lo ha supportato per l'intero concerto cantando a memoria alcuni dei suoi brani più famosi. Chiamatelo come volete. Indie pop, chamber pop o semplicemente pop ma Perfume Genius ha conquistato i presenti con grazia e solidità. Decisamente meno interessante Lonelady e i suoi accordi tutti uguali ma ogni possessore della wristband dell'Iceland Airwaves sapeva che il protagonista assoluto del Norðurljós sarebbe stato un altro.
Sindri Már Sigfússon è considerato il musicista folk sperimentale più importante del paese, Rolling Stone l'ha definito il Beck islandese, lui ha aggiunto di sembrare “un diciassettenne con un problema di droga” e, prima con i Seabear e poi come solista, ha rischiato più volte di fare il botto all'estero. I brani dell'ultimo full lenght, 'Flowers', prodotto da Alex Somers dei Parachutes sono stati sviscerati ad uno ad uno con 'Young Boys' e 'Look At The Light' cantati a squarciagola dalla platea ed altri passaggi impreziositi da nuovi arrangiamenti. In attesa del nuovo lavoro, di cui vi parlerò presto, un trionfo che ha rischiato di mettere in secondo piano il responso univoco per John Grant e Kiasmos.Nel contempo al Nasa succedeva qualcosa di incredibile. Prima i Fufanu – il cui frontman Kaktus è figlio del cantante dei Sugarcubes e icona punk Einar Örn – hanno letteralmente, sottolineo letteralmente spazzato via i ragazzi accorsi con una miscela folgorante di punk, pop, techno e new wave. Un delirio. L'ep 'Adjust To The Light' era esaurito al 12 Tónar ed alla Bad Taste. In pratica chi ne voleva una copia doveva acquistarlo a prezzo maggiore presso una delle tante librerie della città. Il full lenght di esordio è pronto ed uscirà in questi giorni. Vi assicuro che ne vedremo delle belle perché questo duo è in grado ricreare atmosfere vintage partendo dal sudore e dal sangue che gli Stooges o i Dead Boys lasciavano on stage. Non fosse stato abbastanza il loro concerto è stato seguito da quello degli Ho99o9 che per chi scrive erano chiamati ad una grande risposta dopo il clamore suscitato da 'Horrors Of 1999'. La risposta c'è stata eccome! L'energia dei Death Grips, il sapore indigesto del rap di strada, il crossover allo stato brado. Altra rivelazione assoluta del festival da tenere sotto stretta attenzione nei mesi che verranno.
(parole di Lorenzo Becciani)