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Iceland Airwaves 2016 - Wednesday

Le due giornate che hanno preceduto l'inizio del festival hanno permesso a molti partecipanti di esplorare il paese alla ricerca di spiagge laviche, cascate o aurora boreale e allo stesso tempo di cominciare ad acclimatarsi con lo spirito delle off-venue. Il lunedì i concerti più interessanti sono stati sicuramente quelli dei Tófa presso Lucky Records, dei Vio al Dillon e dei Kontinuum all'Hard Rock Cafè. Un peccato che gli autori di 'Kyrr' non abbiano potuto esibirsi altre volte ma, direttamente da Birgir Már Þorgeirsson, abbiamo appreso che la band sta completando il terzo lavoro in studio che sarà caratterizzato da una ulteriore evoluzione sonora. Decisamente ricco il programma del martedì con varie opportunità gratuite. I The Anatomy Of Frank hanno brillato all'Aurora Reykjavík, Snorri Helgason, Helgi Jónsson e I Am Soyuz al Dillon si sono distinti al Dillon mentre Loft, Lucky Records e Paloma hanno fatto il pienone con Kreld, asdfhg., Gunnar Jónsson Collider, Epic Rain, East Of My Youth e Conner Youngblood, polistrumentista di colore dotato di splendida voce e dal futuro garantito. Già nelle prime ore della mattina di mercoledì Reykjavík era invasa di persone, in cerca del braccialetto blu e alle prese con i propri schedule. Un'operazione di sicuro non semplice vista la quantità spropositata di concerti proposti e di stili diversi che hanno caratterizzato anche quest'anno il festival. Sostanzialmente il programma serale prevedeva una scelta drastica ovvero chiudersi all'interno della Harpa Silfurberg e lasciarsi travolgere dal meglio della scena hip hop islandese e dalla carica adrenalinica di Dizzee Rascal oppure prediligere colori diversi. In entrambi i casi il pubblico è stato superiore alle attese. Da una parte Emmsié Gauti, Kött Grà Pje, Sturla Atlas, GKR e Reykjavíkurdætur hanno dimostrato come quello che per molti era un gioco o un trend destinato a durare un anno o poco più sia ormai un movimento destinato a scrivere la storia. Riflettendo sulla pochezza della scena rap italiana viene ancora una volta da sottolineare l'attitudine e la qualità dei musicisti islandesi che, pure alle prese con una lingua dura e non certo melodica, sono riusciti a fare arrivare il loro messaggio nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Canada e nel resto del Nord Europa. Non a caso nel pomeriggio gli Úlfur Úlfur avevano fatto letteralmente saltare per aria Bar 11 e Bryggjan Brugghús. Vi consiglio di cercare in rete i video delle loro performance per capire cosa sta accadendo da queste parti. Nelle altre due location dell'Harpa, le sale Kaldalón e Norðurljós, l'accoglienza più grande è stata riservata a Myrra Rós, Amber, la bellissima Glowie e soprattutto Milkywhale. Quest'ultima, all'anagrafe Melkorka Sigríður Magnúsdóttir, è ballerina, performer, coreografa ma soprattutto un'esplosione di energia allo stato puro. Sarà pop, sarà elettronica, anche un po' improbabile per qualcuno ma è impossibile stare fermi un secondo durante il suo spettacolo. Nei vicini Húrra e Gaukurinn si sono messi in luce EinarIndra e le sue cangianti 'Stories', Auðn, Pink Street Boys e soprattutto GlerAkur. Dopo avere esplorato il Þjóðleikhúsið con Elvar Geir Sævarsson, in occasione di un'intervista che leggerete a breve, mi sono trovato al cospetto dell'incredibile muro sonoro di un progetto che, in seguito all'ep 'Can't You Wait', si appresta a pubblicare l'esordio su lunga distanza sempre per Prophecy Productions. L'impatto con il suono di GlerAkur non è dei più semplici,ancora di più in un locale piccolo, e tra drone, riff selvaggi, porzioni ambient straziate dall'impeto di due batteristi e retaggi black metal le possibilità di sopravvivere sono vicine allo zero. Niente male anche la serata al Gamla Bíó con Pètur Ben e Dikta sebbene l'evento più atteso fosse probabilmente quello organizzato alla Aðventistakirkjan di Ingólfsstræti con il Kórus, un collettivo di trenta artisti dediti all’unità ed alla musica corale tra i quali Valgeir Sigurðsson, María Huld Markan Sigfúsdóttir delle Amiina e Gyða Valtýsdóttir. Da segnalare anche le ottime prove di Jesse Mac Cormack al 12 Tónar, leggendario negozio di dischi sito in Skólavörðustígur, di Hannah Lou Clark al caratteristico Hlemmur Square e di Josin alla Lucky Records. A catturare l'attenzione in maniera sorprendente sono stati i Gangly – progetto sensazionale che vede coinvolti Sin Fang, Jófríður Ákadóttir dei Samaris e Úlfur Alexander Einarsson degli Oyama – che attualmente sono un “work in progress” ma hanno già raggiunto risultati notevoli con ‘Fuck With Someone Else’ e ‘Holy Grounds’. Leggermente in secondo piano gli Árstíðir, attesi ad un cambiamento dopo avere riproposto lo stesso show della passata edizione, e gli Hjaltalín, autori di un solo show al Bryggjan Brugghús, anche se forse era prevedibile visto il ricco piano solista del loro leader Högni Egilsson, che con la cover di 'All Out Of Luck' di Selma, suonata al pianoforte con Glowie alle backing vocals, ha dominato le classifiche negli ultimi mesi. Sotto la pioggia incessante, Sturle Dagsland ha demolito lo stand del Bæjarins Beztu Pylsur allorché AUÐUR, VAR e Birth Ctrl si sono messi in luce con spunti interessanti.

Parole di Lorenzo Becciani