Sarebbe sufficiente mostrarvi una foto del mio schedule di quest’anno per rendervi conto di cosa significhi partecipare ad un festival del genere. In generale questa diciottesima edizione ha confermato alcune certezze che già avevo - su tutti i Vök, visti in Italia a Serravalle Rock e pronti a diventare delle superstar assolute – e regalato tante sorprese eccitanti. Alla fine è sempre complicato stilare classifiche, scegliere lo show migliore o la performance che più ha rapito l’attenzione, però farlo è un obbligo nei confronti di chi legge e anche un divertimento. Di sicuro è stato l’anno degli Hatari, progetto parallelo di Einar Stéfansson dei Vök che vede protagonisti pure Matthías Tryggvi Haraldson e Klemens Hannigan, e della loro electro body music, ricca di teatralità, retaggi industriali e invettive neoliberaliste. Vederli al KEX è stata un’esperienza che difficilmente dimenticherò e superiore anche a quella sperimentata durante il successivo concerto tenuto nel più grande Gamla Bíó. Già m’immagino di vederli in tour con i Priest, ex Ghost, magari di supporto ai Rammstein. Il loro ep di debutto, ‘Neysluvara’, è uscito da meno di dieci giorni ed è già praticamente introvabile e se il passaparola continuerà a crescere esponenzialmente non oso pensare dove possa arrivare questo trio irriverente. Ma andiamo per ordine. La sera del martedì, per qualcuno la tanto celebrata festività di Halloween tanto da costringermi a pittarmi gli occhi e le unghie come quando frequentavo il Siddharta di Prato, è stata infiammata da due concerti. Prima i We Made God hanno spaccato tutto, tra gli scaffali di Lucky Records, e poi i Kiasmos hanno eseguito un set improntato su ‘Blurred’ e altri singoli al KEX. Pare che il progetto parallelo di Ólafur Arnalds e Janus Rasmussen dei Bloodgroup si prenderà una pausa quindi quello a cui ho avuto la fortuna di assistere è stato un evento ancora più speciale. A tratti era impossibile vedere il palco dalla gente presente, forse perché distratto da qualche bellezza turca. Tutt’altra atmosfera rispetto alla sera precedente nella quale Sigrun e Sunna, anche lei nel gruppo electro-pop delle Isole Far Oer, hanno messo in mostra tutto il loro talento. La mattina del mercoledì era stata inaugurata, in maniera dolcissima e inaspettata, da Àsgeir e suo padre, che ricordiamo autore di tutti i testi del fortunato esordio discografico, al Grund Dvalar - Og Hjúkrunarheimil, ovvero l’asilo nido della città. Il pomeriggio era invece iniziato con la magnifica Sóley capace di elettrizzare il KEX dove ancora stavano arrivando molti ragazzi desiderosi di partecipare alla rassegna. Nonostante un brutto raffreddore che l’aveva colpita solo due giorni prima, l’autrice di ‘We Sink’ e ‘Ask The Deep’ ha dimostrato ancora una volta una superiorità al limite dell’imbarazzante lasciando che i pezzi dell’ultimo lavoro in studio, ‘Endless Summer’, fluissero naturali e spontanei, accompagnati dalle delicate note di un piano e da una band ben amalgamata dal recente tour europeo, passato anche per il Covo di Bologna. A seguire mi sono spostato al Bryggian Brugghus per constatare quanto siano cresciuti i Vök e i pezzi di ‘Figure’ in sede live. La voce di Margrét Rán Magnúsdóttir è un regalo che prima o poi dovrete farvi nella vita. Non solo vi fa star bene ma è in grado di tirarvi fuori tutti i sentimenti più turbolenti, dolci e malinconici. Nel locale a poche decine di metri distanti dall’Aurora Reykjavík da dove portano le escursioni per assistere alle Northern Lights è stato poi il turno di Glowie e, in tutta onestà, difficilmente ho trovato tanto talento e bellezza in una ragazza così giovane. La vocalist di Högni Egilsson nella hit ‘All Out Of Luck’, suonata in occasione dell’Eurovision Song Contest, ha le canzoni e le movenze della futura stella e non mi stupirei se presto fosse rapita da qualche agente americano e venisse trasformata in un’operazione commerciale su larga scala. Di ritorno al KEX ho potuto assistere allo show intrigante dei GusGus di Daniel Ágúst Haraldsson e Birgir Þórarinsson che attendiamo a breve con il nuovo studio album ‘Lies Are More Flexible’. La loro dance è sinuosa come il ballo di una danzatrice del ventre ma i beat sono spesso gelidi e letali come si compete all’elettronica nordica. Lucky Records, uno dei più belli negozi di dischi della capitale assieme agli storici 12 Tónar e Bad Taste, ha presentato poi i Tófa in tutta la loro energia. Una miscela noise-punk irriverente e potente che ha nella voce di Allie Doersch e nella chitarra di Kjartan Holm, ex Sigur Rós e mente dei For A Minor Reflection, i propri punti di forza. Il recente maxi singolo ‘So Fucking Wonderful’ ha ribadito la lungimiranza e l’integrità di valori di ‘Teeth Richards’ e la cantante americana ha tutto per dominare. La serata è stata inaugurata da JFDR che ha preso possesso del Loft, un delizioso locale dalla cui terrazza è possibile vedere quasi tutto il centro della città, con la sua voce incantevole ed un approccio al pubblico che va dallo spettrale e al teatrale. Le canzoni tratte dal debutto solista, ‘Brazil’, dal vivo rendono ancora meglio e l’impressione è che, almeno per il momento, Samaris e Pascal Pinon possano attendere. Il primo highlight è coinciso con l’esibizione trionfale di Alvia Islandia al Reykjavík Art Museum; un pomeriggio trascorso a verniciare pistole ad acqua e gonfiare palloncini e poi l’artista trap islandese ha sfoderato un’energia sessuale incredibile davanti ai propri fan. Il seguito che sta avendo la ragazza di ‘BubbleGum Bitch’ e ‘Felis Lunar’ è sorprendente e tra chewingum, lecca lecca, divanetti rosa, pigiama attillati e flow di gran lunga superiore a tutte le colleghe, lo show ha lasciato esterefatti tutti i presenti. Un singolo in inglese e Alvia Islandia è destinata a stracciare chiunque altro. Dopo ‘Elegant Hoe’ la attende la consacrazione definitiva e la speranza è quella di vederla prima possibile dalle nostre parti. I Kaelan Mikla hanno infiammato l’Hard Rock Cafè, Gunnar Jónsson Collider e Halldór Eldjárn sono sembrati fuori contesto mentre Joipe X Kroli hanno mantenuto accesi gli amanti dell’hip hop, una piccola delusione è arrivata da Högni, il cui show, aperto da Hildur, è apparso un po' pretenzioso e ancora non troppo collaudato, mentre la notte è scesa con tre esibizioni da brividi. Prima Cell7 al Gaukurinn ha steso tutti i rapper del luogo ricordando chi è la vera madrina del movimento poi Auður ha fatto capire il motivo per cui Iceland Music Export punta tanto su di lui, nei giorni del festival sono state distribuite alla stampa centinaia di tavole di cioccolata customizzata, e gli Oyama hanno fatto crescere l’attesa per il successore di ‘Coolboy’.
- parole di Lorenzo Becciani -
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