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Iceland Airwaves 2017 - Saturday Nov 4

Da sempre il sabato è la giornata più complicata per i frequentatori di Iceland Airwaves. Un po' perché il venerdì si fa tardi a ballare, un po' perché le relazioni strette durante i primi giorni cominciano ad essere talmente forti da impedire qualunque forma di riposo. Mentale e fisico. Niente di meglio allora che immergersi fin dalle prime ore del mattino nella gelida e decadente atmosfera della città e cercare di scoprire qualche novità interessante. Dopo un giro per i negozi di dischi, il consueto shopping per riportare qualche regalo a casa e un passaggio obbligatorio all’Hamborgarabúlla Tómasar di Geirsgata Geirsgötu per i migliori cheeseburger al mondo, mi sono ritrovato di nuovo all’Alda Hotel per Tusks e poi in fila all’Harpa, in magnifica compagnia, per ritirare il pass per la serata conclusiva al Valshollin. Appunti su appunti, mani che si stringono, sguardi che si incrociano e ancora tanti curiosi che camminano in quei corridoi alla ricerca del concerto che cambierà loro la vita. Mi dicono che EinarIndra abbia dato spettacolo alla Viking Brewery e che gli Hatari abbiano sconvolto anche il Bryggian Brugghus. In entrambi i casi non rimango sorpreso; posso dirvi che AFK ha mostrato di possedere una gran voce all’Hitt Husid, deliziosa sala da tè ideale per rifocillarsi, e che probabilmente la grande spinta promozionale di Iceland Export Music farà presto effetto. Per una volta il KEX si è aperto a sonorità più dure ed intransigenti con GlerAkur, progetto inclassificabile che viene promosso dalla Prophecy Productions e vede sul palco una quantità abnorme di chitarre, bassi e batterie. Gli amanti del rap si sono recati allo Slipbarinn per sua maestà Emmsje Gauti mentre il sottoscritto ha preso posto tra le prime file della Frikirkjan consapevole di ciò che lo avrebbe atteso. Prima Lára Rúnars (con Sóley al pianoforte), poi Sóley e ancora JFDR hanno incantato la platea accorsa nel luogo di Dio invece di seguire i Fleet Foxes. Scelta condivisibile e premiata da una serie di concerti da brividi. L’autrice di ‘Endless Summer’ ha omaggiato chi l’aveva seguita nei giorni precedenti con una scaletta leggermente diversa ma soprattutto arrangiamenti più elaborati e trionfali. Il tutto esaltato da una voce che ha pochi eguali. Quando siamo usciti gli apprezzamenti per l’edificio erano tali che non ho potuto esimermi da ricordare ai miei amici come in qualsiasi cittadina toscana a caso ci siano decine di chiese più belle di quella. Premesso questo un concerto in una location del genere ha sempre qualcosa di unico. Un rapido trasferimento al Reykjavík Art Museum per applaudire i Fufanu, alle prese con qualche problema tecnico di troppo, un’altra realtà emergente del panorama islandese che si sta facendo un nome anche su altri mercati. Spettacolari i fondali ispirati agli anni ‘80 ed a tutte le discipline sportive, il loro secondo full lenght si intitola guarda caso ‘Sports’, e grande la prova di Kaktus Einarsson e Guðlaugur Einarsson, capaci di esaltarsi con pezzi irriverenti e post punk come ‘White Pebbles’, ‘Liability’ e ‘Bad Rockets’, cantata a squarciagola dal migliaia di presenti. Sigurlaug Gísladóttir, l’ex Múm adesso si fa chiamare Mr. Silla, continua ad essere una delle artiste più controverse dell’intero panorama islandese, anche se da tempo vive a Berlino, e Kelly Lee Owens, in bilico tra Jennifer Hval e Carla Dal Forno, ha arricchito il bill del festival con alcuni estratti del suo intrigante esordio discografico uscito da poco per Smalltown Supersound. Resta da capire se riuscirà a dare continuità alla propria attività solista. Be Charlotte è stata una delle rivelazioni dell’Hard Rock Cafè ed in contemporanea gli aYia si sono confermati un trio dotato di grande potenziale. Bedroom Community li supporta da tempo e nei prossimi mesi potrebbero fare uscire del nuovo materiale. Dopo gli storici HAM, i Mammút sono stati eletti a veri vincitori di questa edizione da un Reykjavík Art Museum stracolmo di ragazzi, entusiasti al cospetto di un gruppo che ha saputo prendersi il tempo necessario per regalare ai propri seguaci un successore di ‘Komdu Til Mín Svarta Systir’ degno del suo nome. Katrína Kata Mogensen è talmente brava e trascinante che viene da domandarsi perché i quattro siano ancora considerati underground dalla maggior parte degli addetti ai lavori. Ciò potrebbe mutare a breve. Tra lune piene, o storte decidete voi, piccole gelosie, nuovi amori e vecchie incomprensioni, la serata è proseguita al Gaukurinn, il locale metal della capitale, dove prima i Kontinuum e poi Une Misère e Tófa hanno dato misura della loro bravura. Gli autori di ‘Kyrr’ sono ormai pronti a regalarci del nuovo materiale ma ‘Breathe’ e ‘Í Huldusal’ rimangono due pezzi speciali e Birgir Thorgeirsson si è confermato un frontman eccezionale. Tanta energia, goticismi, sapore black metal ma anche melodie post punk e decadenza mai banale. Il tutto in mezz’ora di set senza alcuna pausa. Giusto il tempo di indossare il giaccone e coprirsi un po' e la truppa dei Solo Travelers si è trasferita all’Iðnó per scatenarsi con le invettive dance di Milkywhale. Quella di Melkorka Sigríður Magnúsdóttir è una storia che merita di essere approfondita e che ci ricorda quanto elitaria e sorprendente possa essere la musica nordica. Guardate cosa succede ad un concerto suo oppure degli FM Belfast; se ascoltaste la medesima roba alla radio in Italia cambiereste subito canale e se ve li ritrovaste in discoteca trovereste una scusa per mollare il vostro accompagnatore. Accade invece che in questi paesi di norrena origine, il synth pop, la techno e la dance in genere possano vantare un’attitudine live spaventosa e si siano di conseguenza guadagnati una credibilità fuori dal normale. Tempo di ‘Birds Of Paradise’ e ‘Rhubarb Girl’. Tempo di andare a letto. 

- parole di Lorenzo Becciani -

Sunday Nov 5 - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=55