Una doverosa premessa al report del primo giorno di festival è secondo me legata ai concerti off-venue che hanno preceduto l’evento e sono serviti a chi era già in Islanda per ambientarsi ed entrare nell’ottica di un ritmo serrato e di una varietà enorme di proposte. Lunedì 5 Novembre è stata la serata del Dillon, un pub vecchia maniera in Laugavegur che ha pure ospitato il meet & greet del Social Travelers Group, con una serie di esibizioni importanti come quelle di Future Figment, Pink Street Boys e soprattutto Skrattar, il progetto parallelo di Guðlaugur Hörðdal dei Fufanu che vede protagonista Karl Torsten Ställborn dei Muck. Il loro è un garage rock sprezzante di tutto e tutti, inquieto ed assai coinvolgente. Martedì 6 Novembre invece al consueto programma del Dillon si sono alternati un paio di concerti al KEX, l’ostello che da sempre rappresenta il fulcro vitale di Iceland Airwaves per la presenza di tanti appassionati di musica, che dormono lì o semplicemente ci si fermano per fare colazione, e di KEXP, l’emittente radiofonica di Seattle che contribuisce alle scelte artistiche ed alla fama internazionale della manifestazione. Ho avuto il piacere di rivedere i Dalì, un paio di pezzi nuovi niente male e Erla Stefánsdóttir in gran forma, e apprezzare le Grúska Babúska, per poi dirigermi al KEX e godermi lo straordinario concerto di Bára Gísladóttir e Skúli Sverrisson. La prima, ex componente della Iceland Symphony Orchestra, è una contrabbassista e compositrice di statura mondiale, caratterizzata da uno sguardo glaciale e da una natura fragile. Il secondo è un bassista che ha collaborato tra gli altri con Blonde Redhead e Hildur Guðnadóttir. Il loro show, strumentale e cinematico, ha settato gli standard qualitativi per la restante settimana trascorsa al n. 28 di Skúlagata. La serata si è poi conclusa, di nuovo al Dillon, con Pétur Ben che ha dimostrato ancora una volta di quale pasta è fatto. In una venue stracolma, dopo un paio di pezzi ha richiamato l’attenzione delle ultime file da dove proveniva un rumore eccessivo e con determinazione ed una leggera ironia ha intimato silenzio. Da quel momento la performance è cresciuta di minuto in minuto con un crescendo in bilico tra pop e rock. La mattina di Mercoledì 7 Novembre è stata illuminata da una sorgente di luce ben più forte del pallido sole che si poteva scorgere dietro a Hallgrímskirkja. Al Grund, casa di cura per anziani a poche centinaia di metri dal cimitero e dalla Reykjavík City Hall, utilizzata dal nuovo management come media center, Sóley ha inaugurato Iceland Airwaves alla presenza di Guðni Thorlacius Jóhannesson, Capo dello Stato che ha sottolineato l’importanza della musica e della cultura in generale per la salute dei suoi cittadini oltre all’apertura dell’Islanda ai turisti che ogni anno visitano quei luoghi magnifici, e di tanti bambini, con un concerto commovente. Ho avuto la fortuna di potere assistere alla sua esibizione dalla coda del pianoforte, di potere incrociare più volte lo sguardo con una delle protagoniste assolute della scena islandese moderna e vedere con i miei occhi quanto la sua apparente fragilità sia in realtà un punto di forza. Il suo talento è sconfinato e vederla crescere vocalmente e di intensità nel giro di qualche secondo lascia atterriti. Non fosse sufficiente ad aprire la serie di performance ufficiali del KEX ci ha pensato niente meno che Ólafur Arnalds, capace di lasciare tutti senza parole col suo genio e una naturalezza che solo i grandi artisti possiedono. L’autore della colonna sonora di Broadchurch ha spiegato nel dettaglio l’artificio con cui riesce a suonare tre pianoforti in contemporanea e vi assicuro che vedere i tasti d’avorio che si muovono da soli mentre si liberano nell’aria le sue melodie è qualcosa che va oltre lo sviluppo tecnologico. All’ostello più celebre della città si sono susseguiti poi gli Hugar, un duo davvero interessante che si muove tra ambient e post rock con atmosfere cinematiche e cupe. Il loro singolo ‘Saga’ è tra le tracce di maggior successo in questo momento in Islanda e quindi vale la pena tenerli d’occhio. Nel frattempo Linda Hartmans ha fatto innamorare i presenti al Dillon mentre Jelena Ciric è stata deliziosa allo Skuli Bar, Gyða Valtýsdóttir, da poco tornata nei negozi col bellissimo ‘Evolution’, ha trasformato il rumoroso Slippbarinn in una silenziosa sala da musica da camera e Bistro Boy ha fatto ballare un po' di gente alla Lucky Records. Visto che siamo in tema di grandi record shop, i Tófa, e soprattutto Allie Doersch con la sua carica adrenalinica e una voce superba, hanno infiammato il 12 Tónar con gli appassionati di musica che di colpo si sono trovati dai comodi divanetti del negozio, dove puoi sorseggiare un caffè nero caldo mentre ascolti i tuoi dischi preferiti, ad essere schiacciati nella ressa di uno show punk vecchia maniera. L’addio di Kjartan Holm non ha creato troppi problemi agli autori di ‘Teeth Richards’ che attendiamo presto con un nuovo lavoro in studio. Per questioni di vicinanza ho preferito seguire gli Himbrimi all’Idnó - grande combinazione tra pop, elettronica e rock con una cantante di notevole presa sul pubblico – e gli Árstíðir al Gamla Bíó piuttosto che Madonna + Child e Ingibjörg Turchi al Bryggian Brugghús. Gli autori di ‘Nivalis’ non si pongono veramente più limiti e possono presentare uno spettacolo rock, metal, acustico o perfino a cappella, non scendendo mai sotto livelli qualitativi altissimi. La serata del Reykjavik Art Museum è stata invece aperta da Auður, in uscita con l’atteso ‘Afkasanir’, e gli strepitosi Úlfur Úlfur. La ricetta di questi ultimi non cambia e nonostante ‘Hefnið Okkar’ sia già stato pubblicato da un annetto, il successo di hit come ‘100.000’ e ‘Brennum Allt’, cantata a squarciagola da oltre mille persone, non è stato ancora superato. Gli amanti dell’industrial si sono recati all’Hressó per Trptych e asdfhg, i VAR hanno raccolto consensi all’Húrra e Glerakur ha messo a dura prova l’udito dei propri fan all’Idnó. Il programma del sottoscritto ha visto le Reykjavíkurdætur prendere letteralmente possesso del Reykjavik Art Museum e accogliendo sul palco pure Svala per una versione da brividi di ‘Ekkart Drama’ e le Kaelan Mikla dimostrare i propri enormi progressi. Gli estratti di ‘Nótt Eftir Nótt’ che dal vivo sembrano ancora più ballabili e commerciali dei vecchi pezzi. La chiusura della serata è spettata alla divertente Hayley Kiyoko, prima figura di rilievo in un festival gender-balanced, ed agli Une Misère che hanno spaccato tutto non scendendo al minimo compromesso e confermando un songwriting nettamente superiore a quello di tante altre band metalcore scandinave. Tra i numerosi concerti che non ho potuto seguire quelli di Teitur Magnusson, Cell7, Moses Hightower e Special-K hanno scatenato il maggiore clamore.
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Thursday Nov 8th - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=63