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ICELAND AIRWAVES 2019 OFF-VENUES

Per farvi comprendere l’immensità di Iceland Airwaves vi basta leggere qualche nome, non tutti, che per un motivo o l’altro non sono riuscito a vedere nei quattro giorni dell’evento. Artisti dal profilo internazionale come Velvet Negroni, Whitney, Alyona Alyona, Brett Newski, Georgia, i “nostri” Baseball Gregg, Sons, Boy Azooga, Chai, Konfekt, JóiPé x Króli, la procace ragazzina Millie Turner, l’educata voce di Nina Las Vegas e PAVVLA, The Howl & The Hum e The Garrys. A questi vanno aggiunti glorie del posto quali Joe & The Shitboys, Aron Can, Auðn, Axel Flovent, Berndsen con la sua pancia sempre in primo piano, Pétur Ben e Teitur Magnússon. Roba da organizzarci due o tre festival di quelli a cui siamo abituati dalle nostre parti. Un articolo a parte lo meritava però la programmazione Off-Venues che anche quest’anno si è superata. Mentre gli anni passati i locali cittadini tentavano di rubare più persone possibili al festival istituzionale, rappresentando un corredo niente male all’evento, stavolta si è assistito ad una manifestazione trasversale di spessore assoluto. Al Dillon, dove peraltro Martedì sera abbiamo organizzato il Social Travellers Welcome Party, il fonico non ha avuto un momento di respiro. Lunedì il vincitore è stato senza dubbio Ragnar Zolberg e le sorprese sono state Sigurboði, Dead Bird Lady e Sara Ajnnak. Il polistrumentista e cantante dei Pain Of Salvation ha lasciato i presenti a bocca aperta con le sue intrepretazioni di classici di Led Zeppelin e Queen oltre a pezzi solisti di qualità. La Ajnnak è una signora di mezza età, formosa e dolcissima che riprende gli stornelli della musica indigena svedese e li rende veri e magnetici rituali da foresta. Martedì è stato il turno tra gli altri del mitico Sturle Dagsland e di Keelrider, molto Godsmack, Beware The Blue Sky e Volcanova mentre in parallelo col festival i concerti più segnalati sono stati quelli di Blóðmör, Úlfúð, Morpholith, Horrible Youth, Pétur Ben, Omotrack e Una Stef. The Current Day Party at Airwaves, organizzato presso il sempre più attivo Hressingarskálinn, ha visto protagonisti Venerdì Between Mountains, la pazza Hachiku, JFDR e Boy Azooga e Sabato Graveyard Club, Pip Blom, girl in red e Penelope Isles. Al Loft è stato organizzato un festival controcorrente denominato Air-Flow, basato su arte e musica. Ne hanno fatto parte artiste di spicco come Zaar, K.óla, MSEA e Salóme Katrín Magnúsdóttir e, tra i banchi degli artisti della Domenica, pure gli intriganti Sång, Sax & Slagverk, svedesi in bilico tra jazz e pop, che hanno stupito con i pezzi tratti dal loro esordio ‘Om Fjällsyror’. Le bianche mura dell’Iðnó hanno circondato con amore due eventi eccezionali come l’INNI ed il Reykjavik Modular #001. Nel primo caso si sono susseguiti sul palco tra gli altri Skùli Sverisson, Sin Fang, Sóley, JFDR e Kjartan Holm con sperimentazioni a non finire davanti ad un folto pubblico, incurante di ciò che avveniva nelle Official Venues. In tal senso mi ha stupito che il Mengi non abbia organizzato niente del genere mentre lo Slippbarinn ha operato come quando faceva parte delle venue principali e pure Hlemmur Square non ha fatto mancare la sua presenza. L’Airwhales Minifest ha puntato su artisti capaci di bilanciare la loro musica con un’immagine alternativa rispetto agli standard di Iceland Airwaves. Sinah, Jelena ?iri? e Laura Secord hanno rappresentato gli apici di una programmazione intensa e molto seguita, non solo di chi aveva preferito risparmiare soldi rinunciando alla wristband.