-Core
Iosonouncane
Il report del concerto di Pistoia

Assieme all’esibizione dei Subsonica, accompagnati dai giovani ed intriganti Tersø, il concerto di Jacopo Incani ha rappresentato il culmine di Storytellers, evento incentrato sull’esplorazione dei tanti idiomi che la musica italiana ha sviluppato negli ultimi quarant’anni per raccontare storie ed emozionare il pubblico e chiamato ad attenuare in qualche modo la nostalgia per Pistoia Blues.

In attesa che l’emergenza sanitaria termini e si possa finalmente tornare ad un’attività live senza impedimenti, costrizioni o misure di sicurezza straordinarie, l’autore di ‘Die’ e ‘Ira’ ha regalato al pubblico pistoiese quasi due ore di musica formidabile ed evocativa. Ad aprire lo show è stato Vieri Cervelli Montel, vincitore del Controradio Rock Contest con gli /handlogic e ormai impegnato da anni in una carriera solista sempre più avvincente. Il suo set è stato rapido ed eccitante ed in pochi metri di spazio l’estroso compositore fiorentino, diplomato alla Siena Jazz University, ha saputo accogliere anche la batteria preparata di Nicholas Remondino e l’organo di Luca Sguera. Tra synth, chitarra, harmoniser ed un’interpretazione vocale incredibile, il culmine è stato raggiunto in occasione della reprise di ‘Almeno Tu Nell’Universo’ di Mia Martini. A soli ventisei anni, è un artista emergente da seguire con grande attenzione.

Accompagnato da Amedeo Perri e Bruno Germano, Iosonouncane si è presentato dietro ad un massiccio muro di synth e campionatori e per tutta la durata dello spettacolo è sembrato più un artista elettronico, glaciale nello sguardo, che un cantautore dedito all’avanguardia, ma il suo linguaggio sonoro è arrivato ancora più forte alla platea in totale estasi. Chi non l’aveva mai visto dal vivo è rimasto a bocca a parte. Chi invece conosceva le sue precedenti incarnazione è rimasto stupito di quanto si sia evoluto come personaggio e artista. Di sicuro la “pesantezza” di ‘Ira’, di un percorso multiculturale e multilinguistico che non ha paura di sfidare le leggi della musica mainstream, si è rivelata in tutta la sua potenza. Esattamente come ‘Ira’ è un’opera che disorienta, lo show di Iosonouncane trasporta in un’altra dimensione, affascina e ammalia. Stordisce, anche se i volumi avrebbero potuto essere più elevati, e dilania. Soprattutto non dà alcun punto di riferimento.

Rispetto a tanti manipolatori elettronici di oggi, il sardo non nasconde il suo lato umano ed il carattere introverso e distante fa parte dello spettacolo, al pari degli strumenti sintetici e dei simboli che poggiano sulle datate infrastrutture jazz, psichedeliche o etniche e disegnano nell’aere un immaginario moderno e liberatorio. Il viaggio che si compie è qualcosa che poco ha a che vedere con la scena italiana e Iosonouncane, in passato attivo anche con Verdena e Gianni Maroccolo nel suo imprescindibile album perpetuo ‘Alone’, è un tesoro che dovremmo preservare a lungo.

Da brividi ‘Prison’, ‘Buio’ e ‘Niran’, ma citare qualche titolo al cospetto di un impatto sonoro talmente monumentale è banale e a noi la banalità non piace. Ricordiamoci di questa esibizione come di un evento raro, piovuto in Piazza del Duomo quasi per caso e per questo ancora più prezioso.

Le sedie sono state l’unico segno dei nostri tempi, in un concept che invece al tempo ed al luogo terreno concede praticamente niente.

A questo indirizzo trovate la recensione di 'Ira':

https://www.suffissocore.com/portal/scalbumreview/12368/iosonouncane-ira

 

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