Ammetto di avere ritardato il più possibile questa recensione per concedermi il tempo necessario di guardarmi attorno e capire quale sarebbero state le reazioni di stampa specializzata e addetti ai lavori. Confrontarmi appunto. Non che questo abbia cambiato di una virgola le mie impressioni su "Ys" ma sentivo un forte bisogno di comprendere fino a che punto l"arcaica meraviglia vocale di miss Newsom sarebbe riuscita a penetrare mercato e critica. Adesso che chiunque si consideri "indipendente" ha espresso il suo amore incontrastato e inappellabile nei confronti di questo album posso farvene partecipi affermando che forse l"eccezionalità si trova altrove. Un"orchestra di trenta elementi soggiogata al volere di Van Dyke Parks, l"arpa di Joanna o le note di un piano di sottofondo ai suadenti gorgeggi di chi ha vibrato sulle proprie corde centinaia di ballate folk ma sopratutto la produzione di Steve Albini e l"occhio astuto in disparte di Jim O"Rourke sono gli elementi che hanno fatto trasecolare l"universo indie negli ultimi mesi. Pur non potendo tacere sul mirabile talento dell"artista di origini australiane trovo che le composizioni della suddetta tendano fin troppo all"autocelebrazione e si distendano per qualche attimo in più del dovuto non riuscendo a controllare quello stato di enfasi sovrannaturale che viene ad instaurarsi col passare dei minuti. Un piccolo appunto che non intacca la buona impressione che mi sono fatto della Newsom. Molto più semplice accodarsi alla massa..