La spaventosa evoluzione che ha portato i tedeschi a pubblicare prima "Heliocentric" e adesso "Anthropocentric" dovrebbe essere presa come esempio da tutte le band che si affacciano sul mercato discografico in questi tempi di crisi. Non c"è particolare che non sia stato curato nei minimi dettagli nella presente release, non c"è frammento di testo oppure arrangiamento che non segua uno stilema preciso e in conseguenza non provochi interesse nelle nostre stanche membra. Rispetto alla prima parte di questo elaborato quadro concettuale, "Anthropocentric" esibisce una critica pungente al Cristianesimo che ha per secoli negato alcuni eventi naturali per mantenere il controllo sulle persone e non perdere in alcun modo potere su di esse. In generale i nuovi brani sono più pesanti, ridondanti, presentano più anfratti oscuri che aperture melodiche e le dinamiche di Robin Staps ne escono fuori moltiplicate nella loro potenza. Ancora eccellente la prova di Loic Rosetti dietro al microfono capace di distinguere quattro approcci totalmente diversi alla suite "The Grand Inquisitor" suggeribile come manifesto di un suono in costante cambiamento. "She Was The Universe" saprà recuperarvi dagli abissi in cui i Deftones di "Diamond Eyes" vi hanno fatto precipitare mentre i cinque minuti di "The Almightiness Contradiction" vi doneranno linfa fresca per affrontare un mondo che ha smesso di piacervi da troppo tempo.