Otto anni di silenzio. Lavorate solo quando sentite di avere qualcosa da esprimere?
No, perché abbiamo lavorato sulla musica e scritto pezzi per anni. Molte cose hanno contribuito a incrementare il tempo di attesa, e tra esse la dipartita del nostri vecchi amici, il chitarrista Edgar Rivera e il batterista John Covington. Non mi voglio dilungare in dettagli circa le loro motivazioni, ma è stata una combinazione di problemi personali, impegni familiari e conflitti con le pianificazioni lavorative; tutto ciò ha giocato un ruolo nella scelta. Entrambi rimangono, e lo saranno sempre, nostri strettissimi amici. Solitude Aeturnus si sono presi una pausa per riorganizzarsi dopo queste defezioni inattese; John Perez e io abbiamo discusso circa il futuro della band e su quali azioni intraprendere e la scelta è stata quella di continuare e io ho iniziato a suonare la chitarra anziché il basso. John e io eravamo concordi nel mantenere salda l’integrità del gruppo e la caratteristica distintiva del suono che ci ha contraddistinto per anni. Ci siamo trovati per registrare alcune parti e abbiamo scoperto che il mio stile e la diversa modalità di scrittura si fondevano facilmente con quelle di John mantenendo intatto il feeling della band. Abbiamo continuato a scrivere musica insieme e a provare su materiale vecchio. Dopodiché abbiamo capito che ci sentivamo a nostro agio a sufficienza per iniziare le audizioni. Abbiamo lavorato con un paio di diversi bassisti prima di essere così fortunati da acquisire James Martin. Avevo collaborato con James parecchie volte in altri progetti, inclusi i Concept Of God, e siamo felici di averlo con noi. Con ogni cambio di line up abbiamo comunque completato delle parti che ci hanno portati alla scrittura del materiale per ‘Alone’. Certo che era frustrante tornare sui nostri passi e ri-registrare i brani ogni volta con dei nuovi membri. Ci sono state parecchie occasioni, nel corso degli anni, in cui sentivamo di essere pronti per entrare in studio e registrare i pezzi, poi però si presentavano altri eventi sfortunati che ci rallentavano. Alla fine abbiamo incontrato Steve Nichols, il cui drumming si adattava perfettamente a ciò che volevamo produrre; Steve è un fan di questa musica e la sua familiarità con il materiale ci ha permesso di alleggerire i tempi di transizione. Questa è la storia breve e condensata… combinata con gli innumerevoli mesi di prove con ciascuna line up, impegni di lavoro che non collimavano, scrittura dell’album, audizioni, problemi matrimoniali, divorzi, alcune complicazioni di salute (comunque risoltesi positivamente), nascite di figli, side project, nuovi lavori, qualche concerto, un paio di cambi di sala prove, il furto dei nostri strumenti, scadenze finanziare e la vita in genere…, alla fine arrivi a circa otto anni…
Metal (in senso classico, anche epico), dinamico, sempre melodico, carico di tensione, ovviamente doom, solido, con grandi riff, capace di trasmettere sofferenza, ma con un senso di speranza alla fine del tunnel; è questo il ritratto di ‘Alone’?
Sì, sento di poter affermare che la tua è un’accurata analisi di ‘Alone’.
Avete lavorato molto sulla produzione del disco o la parte più consistente è stata quella di scrittura dei pezzi e di costruzione delle strutture?
La nostra preoccupazione principale era che la produzione di ‘Alone’ non rappresentasse un passo indietro. Abbiamo insistito al fine di ottenere una produzione che andasse persino oltre le nostre aspettative. Naturalmente il songwriting è stato molto importante e avevamo la percezione che le parti scritte sarebbero state molto ben accolte dai fan, pur se eravamo coscienti del fatto che sarebbe stato difficile riprodurre quel suono su cui avevamo lavorato per così tanti anni in studio. Fortunatamente abbiamo ottenuto esattamente ciò che volevamo. Lavorare con i ragazzi al Nomad studio è stato molto piacevole; ci hanno dato i mezzi per catturare quello che è il nostro suono dal vivo. Riteniamo che la produzione di ‘Alone’ sia la migliore sinora fatta e ci ha permesso di far suonare gli strumenti come se fossimo in studio o sul palco.
I Solitude Aeturnus si sentono, in qualche modo, soli? Oppure forse il tutto è legato con il concetto di doom e con il significato della parola doom?
Non ci sentiamo soli, nel senso di essere tristi, depressi o simili. E neppure siamo nella condizione di sentirci i soli sulla terra a fare ciò che facciamo: Heavy Doom Metal. Credo che ci siano parecchie altre band che producono Heavy Doom Metal di qualità e noi siamo orgogliosi di essere parte di quella scena. Non suoniamo, di proposito, musica doom. Semplicemente scriviamo musica. La maggior parte del nostro materiale può essere catalogato come doom, ma non è qualcosa su cui ci focalizziamo. A volte le canzoni sono veloci, a volte lente, a volte sono brevi e altre volte sono lunghe ed epiche. E lo stesso discorso vale per le liriche. Possiamo scrivere a proposito di una differente varietà di temi senza per forza tenere conto della musica. L’etichetta doom, che la maggior parte delle persone associa al nostro suono, non decreta di certo chi siamo e non ci induce ad adattarci a stilemi altrui. A noi piace semplicemente comporre musica senza preoccuparci di come le altre persone ci catalogano.
Cosa mi dici dell’artwork del disco? L’uomo impiccato era così solo da prendere la decisione di suicidarsi o qualcuno l’ha appeso per ucciderlo?
Onestamente non sono sicuro di cosa sia accaduto all’uomo raffigurato sulla copertina di ‘Alone’. Personalmente penso che tale immagine serva a far capire quanto ciascuno di noi si possa sentire solo. Credo che l’idea per la copertina sia venuta a Robert Lowe e poi Mr. Travis Smith ha fatto un lavoro stupendo trasferendo l’idea in una rappresentazione visuale. Travis è un artista fantastico!
Quanto le emozioni e i sentimenti sono importanti quando create musica?
Posso dirti che per noi sono la cosa più importante. I Solitude Aeturnus non si confinano all’interno di una determinata struttura quando compongono. La canzone deve suonare bene, senza per forza preoccuparsi degli arrangiamenti. Ogni traccia viene considerata chiusa solo quando tutti capiamo che anche la parte inerente il “feeling” è stata portata dentro. Alcuni brani richiedono più di un aspetto sentimentale rispetto ad altri, ma ognuno deve possedere il “feel” che stavamo cercando.
E adesso che Robert è il cantante dei Candlemass continuerà a lavorare con entrambi i gruppi?
Siamo sempre stati ottimi amici con Leif e i Candlemass. Quando Robert ha avuto l’opportunità di diventare il loro cantante ci siamo entusiasmati per la notizia. Noi non abbiamo una moltitudine di impegni tale da impedire a Robert di portare avanti il lavoro con le due band. Credo che sarà una grande esperienza per Robert e sebbene ci sarà qualche fan che preferirà la voce di Messiah, sono certo che ci saranno molte persone che apprezzeranno la voce di Robert e come si integrerà nei Candlemass. Robert è un cantante molto diverso, se paragonato a Messiah, e donerà ai Candlemass un suono nuovo. Stiamo aspettando con ansia il loro nuovo disco.
La musica per te è un piacere, un bisogno, un processo catartico o cos’altro?
È un qualcosa che tutti noi apprezziamo molto. Sebbene ognuno abbia un lavoro a tempo pieno, cerchiamo di trovarci il più possibile per suonare. In un certo qual modo è una sorta di bisogno. Personalmente mi sento realizzato nello scrivere musica e nel suonare e credo che sarà una cosa che farò per sempre. Penso di poter dire che mi scorre nel sangue.
Come si è sviluppata la musica dei Solitude Aeturnus nel corso degli anni?
Questa è una domanda difficile. Con tutti i cambi di line-up, compresi quelli che ci furono nella prima fase di vita della band, e il fatto che ‘Alone’ è stato scritto interamente da me e John Perez, potrei dirti che la musica si è trasformata in una “Ever-Flowing Cup of Sonic Delight filled with the very Cream of Pure Un-Tainted, Heavier than an Elephant’s Ass, Louder than Hell Doom Metal”. Questo, in fondo, non è che sia poi un disco così diverso dai precedenti, anche perché il nostro obiettivo non è mai stato quello di “evolvere” la musica per portarla in un’altra direzione, ma semplicemente di assicurare che il materiale incluso in ‘Alone’ non si discostasse troppo da quella che è la firma che i Solitude Aeturnus hanno sempre posto sui propri dischi e per cui si sono fatti conoscere negli anni. D’altronde penso che siano già presenti innumerevoli differenziazioni all’interno del nostro suono. Per quel che mi compete se dovessimo spingere la band in un’altra direzione non esisterebbero più i Solitude Aeturnus per come li conosciamo e si darebbe vita a un gruppo nuovo.
Sei interessato a differenti tipologie di doom, come death-doom, drone, sludge, ambient-doom, funeral-doom, ecc.? Ti piacciono i SunnO)))?
Cerco di seguire le diverse filiazioni e tutti noi ascoltiamo una vasta diversità di stili all’interno del doom metal, ma preferiamo scrivere e suonare musica legata alla tradizione. Ci sono circostanze che ci portano a incorporare, durante le prove in studio, idee che possono essere etichettate come “non convenzionali” per quello che si è soliti definire doom metal o persino di altri stili musicali, ma raramente trovano spazio nei brani o fuoriescono dalla sala prove. Personalmente mi piacciono i SunnO))), perché sono in grado di produrre un sound realmente profondo.
Considerando tutte le varianti di doom che ci sono in circolazione possiamo ben dire che coloro i quali pensano che il doom sia solo in grado di ripetere se stesso hanno torto…
Sì, definitivamente. Io penso che il contenitore di idee doom metal non si possa mai considerare pieno. Non c’è bisogno, per nessuno, di ripetere se stesso. Il nostro obiettivo è, e sempre sarà, quello di catturare un po’ di queste idee, possibilmente quelle di migliore qualità, ogni qual volta entriamo in studio per registrare un disco nuovo. Coscientemente - quando scriviamo del materiale nuovo - elaboriamo quanto fatto negli album precedenti con il solo obiettivo di mantenere uno stile riconoscibile e che, in fondo, ci identifica. Comunque, non ci sarà mai un giorno in cui ripeteremo noi stessi volontariamente o cercheremo di copiare qualcun altro. Chiunque crede che il doom sia solo in grado di riciclare se stesso non ha idee originali, né arrangiamenti e neppure composizioni, oltre a non aver mai prestato attenzione a un sufficiente quantitativo di suoni di questo genere e non deve far altro che ripartire da capo e indagare più a fondo il doom.

(parole di Steve Moseley)