Prima di tutto introduci i Rising Shadows ai nostri lettori..
E' un progetto nel quale scrivo la musica, mi occupo delle orchestrazioni e di gran parte dei testi. L'altro membro è Lindali che ricopre il ruolo di cantante e mi aiuta con i testi. Avevamo Guillaume Le Huche al basso ma ha deciso di lasciarci lo scorso anno e così su questo terzo album siamo di nuovo una coppia come nel debutto.
Quando è nata l'idea di formare la band?
L'idea allo stato embrionale c'era già nel 1996 ma il progetto aveva un altro nome. Ho scelto Rising Shadows al momento di registrare il primo demo poi è stato tutto fermo per un lungo periodo fin quando ho inserito Lindali. Avevamo degli amici in comune e non ricordo esattamente quando ci siamo incontrati ma è successo all'incirca nel 2003. Da quel momento è nata una trasformazione radicale.
Segui un approccio diverso rispetto alle altre forme musicali in cui sei coinvolto?
Cerco di farlo sempre che si tratti di strumentazione, umore o quant'altro. Con i Rising Shadows lascio prevalere l'aspetto storico ma anche quello malinconico. Ho sempre voluto fondere il suono degli strumenti folk tradizionali con la tecnologia moderna. Inoltre non mi piace adattarmi troppo alla struttura compositiva classica formata da coro e verso.
Quali sono le tue influenze principali?
Sono sicuramente ispirato dalle colonne sonore. Ennio Morricone è un compositore che stimo moltissimo e in generale adoro i film italiani tanto che con gli Anima Morte abbiamo dato vita ad un vero e proprio tributo. Sono appassionato di prog rock e metal degli anni settanta e in generale amo gli artisti che sperimentano e non si accontentano di suonare cose semplici.
Ritieni che il termine neoclassical descriva adeguatamente la vostra proposta?
Ogni genere è limitante e anche se neoclassical potrebbe essere un'ottima descrizione in qualche modo non offre un'idea completa di quello che siamo. Onestamente non saprei proprio come definire la nostra musica.
Quali sono le differenze sostanziali tra 'Finis Gloriae Mundi' e l'album che lo ha preceduto?
Senza dubbio la collaborazione con Mattias Olsson e vari ospiti. Ha permesso di creare un feeling davvero organico in contrasto con 'Found In The Cold' nel quale il suono appariva più sterile. Ha anche aggiunto un elemento di caos controllato alla musica. Infine è l'album più complesso ritmicamente dei tre.
Possiamo considerarlo la tua opera più cinematica?
Se consideriamo i dischi dei Rising Shadows la risposta è affermativa. A questo hanno contributo un sacco di layers strumentali e le parti vocali di Lindali che risultano più corali.
Cosa è successo con Guillaume La Huche?
Ha voluto sperimentare nuovi territori musicali anche se siamo sempre in contatto e non esclude di partecipare come musicista session ad altri dischi in futuro. In ogni caso penso che i Rising Shadows siano troppo poco tecnici per lui.
Di cosa parlano esattamente 'The Diluvian Empire' e 'Dissolving The Fabric Of Time'?
Entrambe hanno a che vedere con il ciclo del tempo. 'The Diluvian Empire' origina dalla memoria di un'alluvione catastrofica dell'antichità. Un tema ricorrente nella mitologia. Anche se Platone parlava di Atlantide in senso allegorico la storia si è ripetuta e il genere umano non ha saputo imparare dai suoi errori. 'Dissolving The Fabric Of Time' è un'interpretazione musicale di una percezione lineare del tempo come se fosse qualcosa di unidimensionale e unidirezionale. E' divertente perché spesso consideriamo anche la musica in questo modo.
Desideri trasmettere un messaggio particolare con i tuoi testi?
Sono piccole riflessioni su quello che la musica vuole dirci. Cerco di fare giustizia oppure trasferire un sentimento in parole. Alla fine è un'avventura che vive l'ascoltatore e non voglio interferire troppo.
Che ruolo svolge la religione nella tua arte?
Sicuramente minore rispetto a quello del misticismo o della mitologia. Le icone religione sono interessanti ma la musica dei Rising Shadows ha poco a che fare con loro. Sono più ispirato da un'idea della morte come transizione. Alcuni scenari antichi sono incorporati nella nostra memoria culturale e quindi non è difficile identificarli con quanto succede oggi.
Rendere disponibile online 'Finis Gloriae Mundi' è una scelta di marketing o cos'altro?
Non saprei. In realtà mi piace fare ascoltare la mia musica a più persone possibili. Nessuno compra più gli album quindi devi fare in modo di raggiungere ugualmente il tuo pubblico. Inoltre la versione fisica è limitata a sole trecento copie che sono già una rarità.

(parole di Fredrik Klingwall)