Direi prima di tutto di introdurre la band ai nostri lettori...
Sono felice che nel vostro paese ci siano così tante persone interessate alla nostra musica. 'Still I'm Sad' è stata trasmessa da un'emittente radio romana e Rock Hard ha apprezzato molto l'album. In questo momento i Q.Age sono tre persone. Oltre a me puoi trovare Andreas Kümmert al microfono e Andreas Hofmann alla chitarra. Nell'album precedente avevamo una cantante ma ci sono stati problemi con manager americani che si sono dimostrati più interessati a lei che al resto della band. Siamo stati a Philadelphia ed eravamo sul punto di svoltare ma poi hanno deciso di tenere solo lei e quindi siamo ripartiti recuperando le nostre radici. Dal vivo abbiamo un secondo chitarrista ed abbiamo tolto le tastiere quindi l'impianto è decisamente più rock.

Cosa è successo con Senta Studer? E' stato uno split traumatico?
Avevamo investito tanti soldi quindi non è stata una situazione piacevole. Siamo sempre amici ed in futuro forse canterà ancora una canzone con noi. Ho capito che l'astio non mi fa bene e cerco di trovare il positivo in qualunque cosa.

Quali sono le tue influenze principali?
Sono un grande appassionato di alternative rock ma ascolto anche altre cose tipo i Depeche Mode.

Vuoi spiegarci bene il significato del concept che stai sviluppando?
'Stop The Clocks' è il secondo capitolo di una quadrologia e rappresenta l'energia che si genera quando il mondo ti crolla addosso. Nulla può essere chiamato fallimento fino a quando si accetta come tale. Abbiamo iniziato con 'Songs For Your Lonely Island' ed in quel caso il sottotitolo era “Love until you're dirt like you've never been hurt” mentre stavolta “Believe until you're dirt like you've never been hurt”. Il prossimo album sarà “Hope” e così via. Le canzoni sono molto personale e descrivono il terribile periodo che ho attraversato vedendo sfuggire i miei cantanti e con loro la possibilità di esprimermi con la musica. Sono stato in ospedale a causa di questo e credo di avere raggiunto il punto più basso per un artista. Adesso ho deciso di raccontare tutto questo con canzoni che trattano la primavera quando il frutto è in crescita ed il cuore giovane desidera liberarsi delle catene del passato. Le quattro stagioni fungono da modello per i capitoli della vita, la morte e la rinascita sono alle spalle ed in futuro ci saranno l'estate e l'autunno.

Come hai conosciuto Andreas Kümmert e Andreas Hofmann?
Andreas Kümmert si è occupato delle backing vocals di una canzone dell'album precedente. La prima volta che l'ho visto esibirsi era in un pub di Würzburg con una canzone degli Stone Temple Pilots. Mi ha davvero impressionato ed ora è al mio fianco in questo progetto. Con Andreas Hofmann invece ci siamo conosciuti in un negozio di dischi. Abbiamo cominciato a parlare degli Ebony Tears ed in poco tempo siamo diventati amici. Insieme abbiamo formato una band black metal chiamata Apokrypha con cui abbiamo pubblicato due ep ed un full length dal titolo 'To The Seven'.

Qual è la tua definizione di tempo?
Credo che il tempo sia qualcosa che il genere umano ha inventato. Il messaggio inerente a 'Stop The Clocks' è che dovremmo smettere di fissare in continuazione l'orologio e goderci la vita per quello che rappresenta.

Quanto tempo hai impiegato a comporre e registrare il materiale?
Circa sei mesi per scrivere le canzoni. Il resto dell'anno è servito a registrarle, produrle e curare tutti i dettagli.

Cosa hai chiesto a Mike Tarsia in termini di mixaggio?
Semplicemente di non pulire troppo i brani. Volevo che rimanessero ruvidi e per questo non sono state corrette nemmeno le voci. Da quando Senta Studer se n'è andata la nostra musica è meno pop e più spigolosa.

Se dovessi presentare 'Stop The Clocks' scegliendo un solo brano su quale punteresti?
Per il messaggio sicuramente la title track mentre per la musica 'Still I'm Sad'.

Cosa puoi dirmi invece di 'Seven Clicks Away'?
Amo inserire un brano totalmente differente dagli altri in ogni disco. In 'Songs For Your Lonely Island' le influenze elettroniche erano espresse in 'Scream'. Questa volta ho scelto un pezzo con elementi dubstep anche se non seguo il movimento.

Chi sono i due bambini in copertina?
Siamo io e mio fratello. Sono il più grande dei due. Alla copertina è legato anche il testo di 'Children Of The Underworld'. Le mie origini sono in Transilvania e quando penso all'infanzia mi vengono spesso in mente momenti in cui i membri della mia famiglia siedevano tutti attorno ad un tavolo e si puntavano il dito contro per mere questioni di denaro.

Quali software usi per creare musica?
Il mio preferito è Logic ma cerco di seguire tutte le novità in tale ambito. Non c'è scelta e le potenzialità del digitale sono enormi anche se in studio amo seguire la vecchia scuola.

Siete focalizzati maggiormente sul mercato europeo o quello americano?
Le persone con cui abbiamo parlato negli Stati Uniti ci hanno consigliato di promuovere l'album da quelle parti perché il nostro stile probabilmente si addice più a tali tipologie di ascolti. Adesso non eravamo in grado di curare entrambe le promozioni e per questo l'uscita di 'Stop The Clocks' oltre oceano è stata fissata per ottobre.

Qual è il tuo batterista preferito?
Sicuramente Billy Cobham ma amo molto anche Dominic Howard dei Muse.

(parole di Cosmin Marica)