Perché siamo beati a non capire niente?
E' un modo di dire che troviamo attuale. E' un po' come dire la “beata ignoranza”. D'altra parte il momento non è facile, c'è crisi, eppure vedi persone sorridenti che non si fanno problemi a comprare decine di prodotti a rate. Abbiamo deciso di ironizzare sul fatto che queste persone vivono senza farsi troppe domande.

Come si è formata la band? Quali erano i vostri obiettivi all’inizio del vostro percorso?
Gli stessi di ora ovvero riuscire a viverci un giorno. Non lo abbiamo mai fatto solo per passione. La musica vuole essere qualcosa di centrale nella nostra vita. Io e mio fratello avevamo scritto dei pezzi ed abbiamo cercato altri musicisti per portarli in giro. La scelta è avvenuta un po' a caso ed infatti è stato difficile aggiustare il tiro e trovare il nostro stile. Io non so suonare e quindi canto.

Perché avete cambiato nome da Ritmo Randagio a Kelevra?
Questa è una ferita ancora aperta. Certa gente lo considerava un po' adolescenziale ed abbiamo pensato di cambiare nome in qualcosa che non richiamasse nulla. Vogliamo essere giudicati solo per la musica.

Il passaggio dall’autoproduzione di “Icaro” a “Beati Voi Che Non Capite Niente” è stato doloroso?
Lo è stato così come tra il primo album ed il secondo che uscirà a dicembre-gennaio. In questo caso siamo stati seguiti da Leo Magnolfi che ci ha aiutato ad arrangiare i pezzi con un logica cercando di inserire elementi che ci piacessero ma che allo stesso tempo funzionassero. Nel primo ep ognuno metteva qualcosa senza una struttura precisa ed anche il passaggio al primo album è stato una sorta di processo di crescita verso una quadratura del suono.

Cosa dobbiamo attenderci dal prossimo full lenght?
Sempre scrittura in italia, cura per le melodie, un suono che abbiamo definito pop amaro ed in cui cerchiamo di riconoscerci. Per noi pop non è una bestemmia ed i nostri testi sono disincantati. Appunto amari.

Dove lo avete registrato?
Negli El-Sop Recording di Calenzano di Leo Magnolfi. Nel complesso tra registrazione e mixaggio ci sono volute tre settimane ma dietro c'era un lavoro di pre-produzione di sei-sette mesi.

Che tipologia di produzione volevate ottenere? Vi siete ispirati a qualche album in particolare in tal senso?
Ci siamo fatti guidare dal nostro produttore e poi naturalmente ci siamo confrontati con gli anni ottanta ed in particolare con la scena new wave fiorentina quindi Litfiba, Diaframma, Neon, Moda. Io personalmente sono anche influenzato da artisti come De Andrè e Graziani ed in generale cerchiamo in ogni caso di proporre qualcosa di moderno. I synth adesso svolgono un ruolo importante negli arrangiamenti ed abbiamo inserito anche una drum machine e qualche base elettronica per completare le canzoni.

Come è nata la collaborazione con Davide Toffolo?
Muovendo il culo! Ci siamo fatti trecento km per andarci a parlare ed abbiamo fatto le due di notte in un bar a Castelnuovo Sul Garda per chiedergli di collaborare. Lui si è subito dichiarato disponibile ed è venuto a Firenze per registrare 'Non Hai Gravita'. Sarà il secondo singolo dopo 'Fino A Qua Tutto Bene' per cui abbiamo girato un video in slow motion alla Casa dello Studente.

Da una parte nei vostri testi si legge una sorta di cinismo e critica nei confronti della società moderna ma dall’altra in “Primavera di Provincia” sembra che desideriate quasi esaltare i luoghi relativamente piccoli in cui siete cresciuti..
Siamo tutti un po' legati alla città e quindi vediamo la provincia in modo affascinante. E' misteriosa, ti trasmette curiosità ed ha un fascino esotico in un certo senso. Firenze è la capitale della cultura, ti culla perché non ti manca niente ma poi alla fine è un grande paese. Ti abbassa gli orizzonti ed è una palude. Come puoi capire il rapporto è contrastante.

Qual è il testo a cui sei piu’ legato?
Forse proprio 'Fino A Qua Tutto Bene'. Di solito impiego molto tempo a correggere i testi mentre questo è nato di getto e non ci ho più rimesso mano. Un altro che amo è 'La Moda Dei Vent'anni'. Entrambe sono belle fotografie del periodo in cui viviamo.

Come siete entrati in contatto con Vrec?
Stavamo spedendo il disco in giro ma non avevamo ricevuto troppe risposte. Forse a causa dell'eccessiva varietà di generi che potevi trovarci dentro. Invece a David è piaciuto subito, ci ha contattato per andare a suonare dalle sue parti e poterci vedere. Quel giorno siamo arrivati fino a Bologna e poi il motore dell'auto è partito. Non sapevamo se tornare indietro ma non ci siamo datti per vinti. Abbiamo chiamato il carro attrezzi, ci siamo fatti portare ad una rimessa. Lì abbiamo preso un taxi fino all'aeroporto dove abbiamo noleggiato un'altra auto. Siamo arrivati al locale cinque minuti prima e la nostra tenacia lo ha sicuramente impressionato. Oltre al concerto naturalmente.

Nella recensione avevo sottolineato l’ottimo stato della scena toscana. Ci sono band che ritenete particolarmente valide?
Siamo appena entrati a fare parte di un collettivo fiorentino che si chiama Il Fiore Sul Vulcano. Facciamo pop in italiano e puoi trovarci band interessanti come Il Ciclista e Silenzio E' Sexy.

(parole di Matteo Ravazzi)