Prima di tutto ho notato che su Facebook avete inserito Eric Cantona come vostra influenza principale. Cosa vi piace tanto di lui? Chi è un altro giocatore che apprezzate altrettanto?
Ho sempre amato la sua confidenza nel giocare e nel vivere il suo ruolo di calciatore. A volte era arrogante ma credeva in sé stesso e nelle sue qualità. Abbiamo pensato che fosse divertente inserirlo per non fare il solito elenco di gruppi che ci piacciono e per sottolineare come nel nostro ambiente ci sia sempre meno convinzione nei propri mezzi. Altri giocatori che mi piacciono sono Cristiano Ronaldo, che ha appena vinto il pallone d'oro, e Alessandro Del Piero. Sono sempre stato un tifoso juventino.

Allora mi raccomando devi indossare una maglia della Juventus in occasione delle date italiane...
E' una promessa. Fallo pure te così sarà più semplice riconoscerci..

Musicalmente parlando quali erano i vostri punti di riferimento principali all'inizio della vostra avventura?
Non parlerei di band particolari quanto di direzione. Siamo cresciuti insieme a scuola e come tanti altri ragazzi ascoltavamo punk e rock. I nostri gusti sono molto diversi tra loro ma l'idea era quella di scrivere canzoni melodiche che rimanessero in testa.

Cosa ricordi dei primi tempi della band?
Bill e Hawx si sono conosciuti alla fermata dell'autobus, Joe disse a Bill che sapeva cantare quando invece non l'aveva mai fatto realmente e la mia vecchia band, di cui faceva parte anche Nic, era andata a rotoli. Provavamo dopo scuola nel garage attaccato alla casa di Nic e quando avevamo dei pezzi pronti invitavamo le ragazze ad ascoltarle. Prima dei concerti rimanevamo svegli fino alle sei del mattino.

A cosa si ispira il titolo dell'album?
Le generazioni di oggi non sanno cosa fare. E' un enorme potenziale che non viene sfruttato perché non si crede in se' stessi e molti testi affrontano questo tema.

Quanto tempo avete impiegato a comporre e registrare il materiale?
Alcune canzoni sono vecchie di tre anni. Quattro-cinque risalgono invece all'ultimo periodo e sono state ultimate due settimane prima di entrare in studio. In ordine abbiamo registrato batteria, chitarre, synth e poi abbiamo curato gli arrangiamenti mentre Joe si occupava delle parti vocali.

Come vi siete trovati con John Feldmann? Avevate in mente qualche album in particolare per quanto concerne la produzione?
Registrare a Los Angeles è stato fantastico. Oltre ad essere un posto magnifico abbiamo avuto per la prima volta la possibilità di lavorare con un professionista del settore. E' un profondo conoscitore della musica in generale e soprattutto dell'elettronica che ha cambiato drasticamente il modo con cui costruiamo gli arrangiamenti. Per quanto riguarda la produzione dipende da canzone a canzone. Per una traccia poteva essere 'Grace' di Jeff Buckley', per un'altra 'Viva La Vida' dei Coldplay e per un'altra ancora le ultime cose di Justin Timberlake ma nel complesso abbiamo cercato di trovare il nostro suono e gli accordi giusti. E' un nuovo inizio per noi dopo un full lenght e due ep che ci hanno fatto crescere.

'On My Own' ha riscosso un notevole successo tra le emittenti radio...
Sì è stato davvero assurdo. Improvvisamente il telefono squillava sempre e ricevevamo tweet in continuazione. Il pezzo parla di un periodo della nostra vita in cui lavoravamo in un bar e tutte le sere bevevamo senza alcuna aspirazione nel futuro. Servivamo le stesse persone ogni sera. Gente che veniva lì da chissà quanti anni e non era riuscita a dare una svolta alla propria esistenza. Il testo è una sorta di fuga da questa realtà.

Avete girato di recente un video per 'Sometimes'. Dove si sono svolte le riprese? Quale era l'idea iniziale?
Lo abbiamo girato a Liverpool e sono stati due giorni molto intensi. Non credo ci sia un significato specifico dietro però posso assicurati che girare in auto travestiti da panda e da clown è stato parecchio divertente.

Posso avere il numero delle ragazze?
Non è possibile mi dispiace.

Sono amiche vostre?
No, ci siamo rivolti ad un'agenzia di modelle..

Parliamo invece dell'artwork. Cosa si cela dietro a quella maschera?
Trovo che l'idea dell'unicorno sia vincente. Abbiamo proposto la cosa al grafico fornendogli le liriche di alcuni pezzi. Per un certo periodo pensavamo anche di indossare noi stessi le maschere ma poi abbiamo ritenuto che non fosse più così originale e che qualcuno avrebbe potuto pensare che fossimo legati ad una ispirazione di tipo dance.

Ritieni che ci siano troppe persone che indossano una maschera al giorno d'oggi?
Ci sono persone che recitano in quasi tutti gli ambienti. Sicuramente ci saranno anche in quello musicale e dovremo essere bravi ad evitarle.

La Gran Bretagna è sempre stata molto nazionalistica riguardo alle proprie band. Pensi che 'The Good Yout' sarà accettato bene dalla stampe e dalle classifiche?
Spero proprio di sì. Il feedback che abbiamo ricevuto finora è estremamente positivo e ci stanno richiedendo tante interviste. Abbiamo appena terminato il tour con i Mallory Knox che è andato alla grande. Ogni sera era migliore della precedente e loro sono veramente una band tosta dal vivo. Dopo qualche data di presentazione dell'album partiremo per un tour europeo che toccherà quasi tutti i paesi. Poi penseremo agli Stati Uniti.

Quale sarà il prossimo trend?
Non saprei. Vedo che stanno andando sempre di più queste voci R&B. Personalmente ascolto gruppi tipo Kids In Glass Houses, Lower Than Atlantis, 1975 e Thrice.

(parole di Jono Yates)