Hai sempre detto di non amare definirti. Non lo faresti nemmeno dopo questo libro ?
E’ oltremodo difficoltoso per me definirmi. Di sovente mi capita di rivedermi in animali da bosco, il cervo ad esempio, altre volte in cerbiatto che corre nel verde di piante dalla notte nascoste. Capita in questo giorno mentalmente bizzarro la tua dolce intervista, non so quale sarà il risultato finale del mio nervoso rispondere, certamente ci sarà chi come di consueto oramai, si sperticherà nel biasimarmi, nel condannar la mia inconsueta presenza, definendola costruita, per l’occasione creata, e altrettanto farà con le parole che m’appresto a donarti, provocandomi tedio, si tedio, perché l’abitudine ha cancellato il dolore che potrei altrimenti sentir conficcarsi nel centro del cardiaco muscolo. Quale ingrata sorte m’attende, quale destino crudele il mio, quanta incomprensione e ferocia. È un nulla v.m.18 se paragonato alla crudeltà da me sopportata dal giorno della sua pubblicazione ahimé assai recente. Se v.m.18 è feroce, la gente può esserlo il doppio. Nel libro svelo la natura disumana dell’umano individuo, questo ha così infastidito da far risvegliar interamente quell’indole di cui io narro per 500 pagine con dovizia e virtuosismo pianistico. Ecco, ora mi definisco, io sono un Glenn Gould in gonnella, oppure per esser modesta dirò che lo sto diventando. Questa sera m’elogio per compensar gli insulti generosamente a me offerti. Ho bisogno di infinite carezze, d’addormentar la mia mente. Puoi distenderti sopra al mio letto e raccontarmi con voce dolcissima la fiaba di quel cerbiatto che cerca una madre terribile?
Quanto ti ritieni cambiata rispetto alle tue prime opere ?
Questo estremo rigore che giornalmente m’impongo dal giorno del mio esordio nel mondo, spero sia a qualcosa servito, a migliorarmi ad esempio, a rinvigorire e rafforzare perfezionando il lirismo che sento costantemente danzarmi nel buio del ventre. Sicuramente sentirei una musica assordante se riuscissi a scivolar all’interno di questa mia carne in possesso, un suono d’archi furiosi agitati dal vento. Io compio uno slancio che al volo assomiglia scrivendo, agito fortemente ali invisibili raggiungendo il soffitto, sfondandolo, aprendo quel varco per vedere del cielo l’immenso, l’iperuranio nascosto dietro le nuvole. Maestosa forza ricerco a sfondarmi le dita quando compongo, un temporale pieno di fulmini che il buio rivelano. Quando leggo che c’è ancora qualcuno che pensa io non sia capace a usare la lingua che ho appreso in Italia sorrido, non credi sia nefasta menzogna? Chiediamolo a Dio onnipotente che la mia esistenza stringe nel pugno. Che venga a proteggermi, oppure a sgridarmi.
Con ‘Zoo’ e’ V.M. 18’ sei riuscita nell’impresa di mantenere il tuo stile avvicinandoti alla forma più tradizionale del romanzo. Proseguirai per questo cammino anche in futuro ?
Non credo nulla di ciò che ho scritto al tradizionale assomigli, io provo amore solo per ciò che prima non c’era e che per volontà di bellezza realizzo. Non devo dimostrare nulla a nessuno, ma voglio mostrare tutto a qualcuno. Io mostro, sentire deforme, eppure verissimo.
Ripeterai un esperimento come ‘Dark Demonia’ ?
Sono così tante le cose che sento il bisogno di render viventi, così tante che spero la mia terribile mente non crolli. Anche quando dormo io cerco. Sono una bambina che cammina in una strada deserta e vuole diventi magnifica. Sono una bambina che cammina in una strada deserta e vuole raggiungere delle meraviglie il paese. Sono una bambina che cammina in una strada deserta e cerca qualcuno. Credo Luminal stia in me tornando, mi sto avvicinando a Demon nuovamente inghiottendola.
Hai letto qualcosa di recente che ti ha colpito ?
C’è una sola scrittrice italiana degna del mio rispetto, il suo nome è Stefania Tupputi.
Come vivi la religione ? In che modo entra a far parte della tua letteratura ?
Mi soffermo leggendo questa tua frase dai punti interrogativi interrotta. Mi soffermo e guardo verso destra il cielo perdersi in vorticose spirali che la luce risucchiano. La devozione alla religione per svariati motivi nel dettaglio conosco, in quanto in ambienti religiosi sono stata allevata come un pulcino da serra, e da una suora ho appreso l’Alfabeto e le infinite possibilità d’usufruirne. Cosa sarebbe stata la mia vita senza questo mio esser devota all’Alfabeto? Sarei morta, già sarei gelido cadavere, polverina d’ossa dal tempo corrose dal brulicare incessante dei “vermi santirini” che del loro calcio ghiottamente si nutrono. Genufletto di me ogni millimetro a cospetto del Grandioso Alfabeto. Io voglio divenire un Grandioso Alfabeto, oppure una Bugatti o una Carabina. La letteratura è per me un Grandioso Alfabeto, e Gesù Cristo è per me un Grandioso Alfabeto. Il Grandioso Alfabeto è una croce che un Corpo Divino ha trafitto. Io voglio divenire un Corpo Divino da una croce trafitto. Io mi chiamerò un giorno "Isabella Alfabeto Dalla Croce Trafitto”.
‘A Dio Onnipotente, mio marito’ è un’altra provocazione o qualcosa di più ?
Quante volte ho ripetuto, e ancora con oramai flebile voce ripeto, che Dio è mio marito, perché avendo un’idea religiosa della letteratura, come una suora diventa sua sposa, anche a me è accaduto di ritrovarmi al suo fianco. Ma come ho scritto un mattino di settembre sorseggiando il sangue di tua sorella Lavinia, che osava balbettare frasi in ebraico mordendo le mie graziose caviglie: “Il dissomigliante le mediocri menti terrorizza”.
Una quattordicenne che legge il tuo libro dovrebbe identificarsi in Desdemona più per necessità o per virtù ?
Tutti si posso identificare in Desdemona. Siamo tutti angeli condannati all’inferno. Desdemona è un celestiale demonio che l’inferno condanna. Un capovolgimento dei ruoli magnifico. Un duello in collina mentre l’alba si sveglia. La morale che vacilla, la morale sfregiata, l’ipocrisia di cui è intrisa ferita, quel mediocre voluto per salvaguardare l’umano rimpicciolimento straziato dai colpi di una coraggiosa ninfetta. Un grido che al canto assomiglia, e che il silenzio dei meschini vestiti da bravi signori d’improvviso riempie. Io vedo ovunque lo sporco adornato da drappi di perbenismo macchiati di rosso, affinché il marciume che lo compone non sia del tutto visibile, in v.m. 18 strappo quei drappi, violento l’infamia, la sodomizzo con il braccio sinistro, questo non mi verrà mai perdonato.
Ti è capitato di camminare per strada e incrociare ragazzine che ispirassero comportamenti tipici delle ‘ninfette’ ?
Le Spietate Ninfette non sono solo efferato erotismo, libertinaggio sfrenato e feroce sensualità. Questo in tanti l’hanno capito. Io incrocio tante dolci quattordicenni uccise dagli adulti. Io spero di incrociare per strada tanti adulti uccisi da dolci quattordicenni. Io incrocio per strada tanta purezza uccisa dai cadaveri. Io spero di incrociare per strada tanti cadaveri uccisi dalla purezza. "Desdemona sogna una strage di questi cadaveri che l"indice puntano contro uno specchio cercando di sfregiare il riflesso che vedono"
Quanto è attuale quindi il tuo Manifesto ?
Un Manifesto non deve essere attuale, un manifesto deve essere eterno.
In ‘Zoo’ definivi la famiglia ‘un carnevale orribile’, degno d"essere distrutto. Ritieni l’Italia un paese arretrato perché non riesce ad approvare una legge sui DICO?
Non so neppure cosa siano e neppure voglio saperlo.
Che rapporto hai con la pornografia ?
Migliore di quello che ho con la realtà.
Un quotidiano si è rifiutato di pubblicare una tua intervista e immagino che nella tua carriera avrai avuto più di una porta chiusa. Ti capita più di deridere la censura o di sentirti perseguitata ?
Si può anche deridere la censura, posso anche deridere gli insulti a me rivolti dall’uscita di v.m.18, posso anche deridere le minacce di morte a me rivolte dall’uscita di v.m.18, posso anche deridere chi mi deride nel tentativo di svilirmi, posso anche deridere l’ignominia del panorama letterario italiano, posso anche deridere l’imbecillità di tanti critici e giornalisti, posso deridere me stessa, tutto si può deridere e poi premere il grilletto. Non voglio dare l’idea d’essere odiata da tutti, ho chi mi ama, e io ringrazio chi mi ama, sarei altrimenti sola, sperduta in un bosco terribile, in mezzo alle zanne, ai coccodrilli malevoli.
I nomi dei personaggi del libro fanno riferimento alla mitologia e al lirismo greco. L’Iperione di Friedrich Holderlin ha rappresentato un’influenza in questo ?
No, ma sono da sempre affascinata dai personaggi della mitologia greca. Adoro la vita di Giocasta, di Agamennone e adoro le tragedie greche. Inoltre ho una predilezione per Seneca. In un certo senso v.m.18 è una tragedia senecana. Vorrei tanto Seneca fosse vivo, frequenterei casa sua assiduamente.
Lo stesso Holderlin scriveva: ‘solo la bellezza rivela l"infinito; e la prima figlia della bellezza é l"arte’. La tua bellezza qual è ?
La bellezza che vivo è nel suono di un violino, in quel lirismo che l’aria piega, disegnando grandi dalie. La bellezza che cerco è dove tutto finisce, in quell’inizio all’inverso, dove l’umano scompare, e il divino potentemente danza.