Volete introdurre per noi la storia della band ? Come nascono i Fightcast ?
I Fightcast nascono come una promessa fra cinque ragazzi cresciuti praticamente insieme e si scioglieranno quando questa verrà infranta. La parola in sé non ha un significato letterario ma rappresenta qualcosa di molto profondo. Vuole essere il nome di battesimo di un patto che comporta sacrificio, crescita personale e tanto impegno nel rimanere uniti per continuare a migliorare e puntare continuamente piu" in alto. Durante il nostro cammino abbiamo condiviso il palco con band importanti, registrato un disco che ci soddisfa molto e raggiunto un contratto discografico di cui andiamo molto fieri. Sappiamo di essere alla base di un montagna ancora molto alta da scalare ma mai come in questo momento ci sentiamo forti e pronti per farlo.
E" appena uscito "Breeding A Divinity", cosa rappresenta per voi questa tappa?
Un passo molto importante. E’ il nostro primo full lenght e ne siamo orgogliosi. Vedere materializzate le fatiche, i sacrifici e il lavoro di piu’ di un anno di composizione e’ una sensazione davvero non da poco. Siamo molto soddisfatti di come stanno andando le cose, dell’opinione delle riviste, della gente e abbiamo notato persino un aumento della risposta da parte del pubblico durante i nostri live. Tutto cio’ ci fa piacere anche se non rappresenta uno dei nostri obiettivi principali, tanto piu’ una conseguenza di essi. Una delle nostre priorità e’ quella di riuscire a crescere continuamente dal punto di vista personale e musicale con tour, live show e quant’altro in modo da riuscire a migliorarci e non adagiarci mai sugli allori. Il resto viene da se’..
Quali erano le aspettative prima di entrare in studio ?
Siamo arrivati in studio il più preparati possbile. Eravamo gia’ pronti con una pre-produzione e sapevamo esattamente quello che volevamo ottenere. Non avevamo particolari aspettative se non quella di uscire dallo studio con un prodotto che ci soddisfacesse a pieno. Sapevamo benissimo quanto sia difficile uscire sotto una major al primo album perciò abbiamo da subito deciso di rivolgere la nostra attenzione ad una casa discografica minore che, anche se giovane e con un roster di band non vastissimo, avesse tanta voglia di fare e di credere a pieno nelle nostre possibilità. Fortunatamente tutto e’ andato come doveva andare ed ora eccoci qua a parlare dell’uscita dell’album
In cosa pensate di avere fatto centro e invece in cosa pensate di potere ancora migliorare molto ?
Gli sbagli purtroppo si fanno tutti i giorni, ma non ricordiamo di averne fatti di clamorosi e di certo non rinneghiamo nulla di quello fatto o non fatto in passato. Quello che ti posso dire per certo è che ci divertiamo sempre di più, per cui forse la cosa che abbiamo azzeccato maggiormente è lo stare insieme su un palco e fare metal assieme.
Nella vostra musica gli echi di Soilwork, In Flames e Caliban sono facilmente riconoscibili ma quali sono state le band che maggiormente vi hanno influenzato?
Ognuno di noi ha influenze musicali diverse. Fra noi c’e chi va pazzo per i Cypress Hill o gli Stuck Mojo, chi per l’hardcore, chi per i Foo Fighters o gli Alter Bridge, chi per i Pantera. In generale cerchiamo di non essere limitati nella concezione che abbiamo della musica e di di toglierci i paraocchi che ancora tanti indossano. Forse i primi due gruppi che hai citato rappresentano l’elemento in comune fra nostre le preferenze. Crediamo siano band molto valide e capaci di reinventarsi continuamente. Ogni membro interviene nella stesura dei pezzi apportando qualcosa di personale e il prodotto finale e’ quello che potete ascoltare in "Breeding A Divinity".
Quale messaggio si cela dietro i testi dell"album e dietro la vostra musica?
I testi parlano della realta’ che ci circonda, delle esperienze, delle persone o degli avvenimenti che giorno dopo giorno ci plasmano e ci formano. Cerchiamo descrivere il tutto con storie, metafore, doppi sensi e ci piace pensare che chi legge i nostri testi si trovi a dare un’ interpretazione propria del contesto generale. Alcuni ci hanno chiesto se il significato di alcuni passaggi significasse in realtà l’una o l’altra cosa e personalmente apprezziamo molto questo confronto.
Quale pezzo considerate più riuscito, o a cui vi sentite più legati e perchè?
Ogni canzone rappresenta qualcosa di speciale per noi. Ognuna di esse, prima di essere archiviata come conclusa viene sottoposta a innumerevoli revisioni da ogni membro del gruppo. il tempo che gli dedichiamo durante l’intera stesura e’ un fattore che per forza di cose implica un particolare attaccamento ad ognuna di loro. Anche se the "White Pitch" sembra essere la piu’ conosciuta e’ l’unica che abbiamo praticamente registrato senza mai averla provata prima in sala prove. Alcuni arrangiamenti sono avvenuti proprio in studio. Forse, per quello che rappresenta, il pezzo piu’significativo e’ il primo che abbiamo mai scritto e cioè "Charlie B".
L"artwork dell"album non è subito di facile lettura, che cosa volevate rappresentare?
Quello in cui quotidianamente ci cimentiamo richiede un enorme impegno. I Fightcast sono, anche se non l’unica, una parte importante della nostra vita, qualcosa che pretende il massimo da ognuno di noi per rimanere in piedi. E’ un imperativo raggiungere in ogni dimensione che gravita attorno alla band quello che e’ la perfezione, qualcosa che priva di difetti assomigli il piu’ possibile a una divinita’. "Breeding A Divinity" rappresenta l’essenza di questo concetto e con l’artwork abbiamo cercato di farlo risaltare ancora maggiormente. L’ unione fa la forza,e pur essendo a conoscenza dei nostri limiti cio’ che ascoltate e’ il massimo che in quel momento potevamo fare per noi e per la nostra musica.
Sappiamo benissimo che la perfezione e’ ancora lontana ma continueremo, soprattutto per noi a ricercarla.
Com"è stato lavorare con Riccardo Pasini, che tra gli altri ha collaborato anche con Slowmotion Apocalypse e Figure Of Six?
Il Paso, oltre ad essere un caro amico, e’ un grande professionista. La caratteristica che piu’ ci ha colpito e’ la sua versatilita’. Non conosciamo il suo segreto ma davvero, in qualunque modo ci si esprima e qualsiasi sia il genere suonato, lui riesce a estrapolare dalla mente dei “compositori” il suono e il modo con cui questi se lo erano immaginato registrato prima di entrare in studio. Ci siamo trovati veramente bene e lo consigliamo a chiunque voglia come noi ottenere un prodotto di qualita’.
La vostra opinione sul movimento metalcore..
Questa parola ci fa un po’ ridere. Non abbiamo mai capito la spasmodica necessità di voler catalogare una band all’interno di un movimento, di un genere, di una moda. Certamente non con cattiveria, ma ci viene da sorridere nel sentir affermare da parte di gruppi con cui spesso ci troviamo a suonare di voler cambiare radicalmente genere, di voler cambiare persino i componenti poiche’ non adatti a un certo tipo di sonorità. Non ci interessa come viene chiamata la nostra musica. Nu metal, melodic death, new trash, metalcore…. I Fightcast siamo noi, e questo e’ quello che noi facciamo. Siamo una band giovane e tenteremo, giorno dopo giorno di rendere il nostro sound il piu’ fresco e il piu’ agressivo possibile. Forse siamo stati fortunati ed avvantaggiati dalla moda del momento, ma la nostra musica non parte dalla voglia di adeguarsi ad uno standard (che a quanto ci fanno capire e’ ormai alla frutta). E’ semplicemente il prodotto di cinque menti che si trovano a collaborare e a cercare di far del loro meglio di volta in volta. Forse e’ una visione un po’ romantica della cosa ma crediamo che heavy, doom, speed, death, black siano parole di ben poco conto rispetto a quanto appena detto.
Cosa ne pensate della scena italiana e cosa differenzia i Fightcast dalle altre band?
Crediamo che negli ultimi anni anche l’Italia abbia le carte in regola per lanciare gruppi meritevoli sul mercato. Sempre più giovani, come noi, si approcciano alla musica ed anche se la tendenza a ricercare qualcosa di originale viene con il tempo, sempre piu’ band valide stanno nascendo. Inoltre organizzare concerti non risulta piu’ un impresa di proporzioni epiche. Speriamo che le cose continuino a migliorare di questo passo. Ce lo auguriamo tutti.
Quali band italiane pensate siano interessanti e con chi vi piacerebbe collaborare?
Nella scena underground di certo spiccano i nomi Slowmotion Apocalypse, i nostri compaesani Figure Of Six, i salernitani Kernel Zero, gli Stigma, i To Kill, i Dufresne, ma anche band minori come i Doomsday, i Creep, i Goddass e innumerevoli altre. Ogni band ha da dire la sua o un giorno se continuerà a impegnarsi lo avra’. Personalmente nel prossimo album mi piacerebbe riuscire a collaborare con una cantante femminile come Cristina Scabbia dei Lacuna Coil o Elisa ma forse una collaborazione con i Fightcast non e’ prevista nel foglietto delle loro priorita’
Qual è stata finora l"esperienza più bella vissuta come Fightcast?
Ogni concerto rappresenta un’esperienza magica per noi. Non vediamo l’ora di esibirici dal vivo.Fin dai giorni prima di ogni live, si comincia a respirare quell"aria frizzante che caratterizza la voglia di trasmettere carica ed adrenalina. Ci fa molto piacere quando ci dicono che dal vivo abbiamo quel “qualcosa” che ti cattura e ti trascina. E’ cio’ che cerchiamo di trasmettere continuamente.
Che rapporto avete con Internet?
Crediamo che sia un mezzo molto potente per divulgare la propria musica e organizzare tour, date, concerti. E’ un incredibile risorsa dalle potenzialità infinite. Le band emergenti come la nostra devono molto a questo fenomeno.