Quando è nato il progetto?
All'inizio del 2003 ho mosso i primi passi nella direzione di un black metal a caratteri estetici diversi nubi oscure, tremolio di chitarre e atmosfere di qualità creando un substrato ambientale monolitico e magico, usando una serie di strumenti che potessero rendere uniche le composizioni. Così sono nate le primordiali versioni di 'Ava', 'Gentle Art Of Incineration' e 'Prone'.
Quali sono gli album che ti hanno ispirato a livello di produzione e songwriting?
Crescendo negli anni ottanta la prima influenza è stata la space age e il synth pop della decade precedente. Sono stati i dischi di Kraftwerk, Vangelis, Jarre e Alan Parsons a spingermi a registrare le mie idee. A scuola ho poi avuto la fortuna di frequentare corsi di storia della musica che mi hanno fatto appassionare a personaggi del calibro di John Cage, Steve Reich e Iannis Xenakis. A quel punto ho cominciato a comporre seriamente e l'ambient di Biosphere e Eno hanno rappresentato un'influenza importante insieme all'amore per il black metal e l'industrial. Il passo successivo è stato quello di spostare tutto su un livello concettuale più alto. Ho scelto di orientarmi verso il black metal perché ho sempre pensato che fosse un genere affascinante anche se molte uscite rasentano il grottesco e alcuni temi sono stati esagerati.
Come descriveresti il tuo stile a qualcuno totalmente profano?
Non perdo tempo a cercare un genere in particolare. Non mi interessano definizioni subculturali ma volendo rispondere alla domanda posta dalla tua prospettiva direi folk accompagnato da grandi atmosfere e passaggi sperimentali. Questo album parla della foresta e proviene dalla foresta...
L'influenza del neo folk e della musica ambient e industrial mi spingono a una riflessione. Il neo folk è naturalmente legato alla tradizione mentre l'elettronica è il suono delle macchine. Come riesci a bilanciare passato e futuro?
Non credo sia una dicotomia per un musicista. Le parti più harsh di Hadweych sono generalmente accompagnate da parti ambient e durante il processo compositivo cerco gli strumenti che più si addicono alla mia idea basilare. Per questo il termine industrial non collima più di tanto con la mia proposta e la ragione per cui alcune canzoni suonano più eldquo;metallicheerdquo; sta soprattutto nel vecchio pianoforte che ho utilizzato in studio ispirandomi a John Cage. Al limite posso trovare qualche similitudine con i primi Swans e Skin Chamber. L'equilibrio più significativo tra passato e futuro è quindi quello tra strumenti occidentali e non accompagnato da una esecuzione e una registrazione anticonvenzionale.
Vuoi parlarci un attimo dei testi dell'album?
A livello lirico l'album parla della natura e in particolare della foresta da tutta una serie di punti di vista diversi. Il background maggiore è quello della foresta in cui sono cresciuto, con una personale meditazione sull'area di Veluwe. Il resto del materiale è più psicologico e legato alla perdita della vita fisica e la consegna del proprio corpo all'unità globale.
In cosa consiste il potere della natura per te?
Qualcosa che l'uomo non riesce totalmente a comprendere. Conosciamo bene solo quello che ci riguarda ma molto poco quello che concerne l'inizio e la fine di tutto.
Ha ancora senso parlarne in tempi di riscaldamento globale e decadimento ambientale?
Considerato che viviamo un periodo di pace dopo una serie di ere glaciali, terremoti, tsunami e uragani sono gli strumenti attraverso i quali la natura continua a governarci.
Nella mia recensione ho scritto che 'Ava' e 'A Forest For Riss' introducono l'ascoltatore in un luogo dove l'unico conforto è rappresentato dal silenzio. Consideri il silenzio come musica?
Prendi i lavori di Arvo Peauml;rt, Miya Masaoka e Jacob Kirkegaard oppure il leggendario piece di piano di Steve Reich dove chi suona rimane congelato per due minuti e mezzo dietro al piano prima di chiuderlo e andarsene. Non esiste musica senza silenzio.
Qual è il tuo background religioso?
Durante l'adolescenza ho sviluppato un interesse per la mitologia e il Buddismo. Non vedo la religione come dogma assoluto ma come eventuale consiglio morale e aiuto nella vita. Credo di essere una persona spirituale e cerco di apprezzare la natura nella sua bellezza.
Che rapporto hai con Tuchtunie?
Tuchtunie è il canale attraverso cui l'album viene distribuito. Consiste di musicisti della nostra scena locale legati all'underground olandese e in generale europeo.
Come sono nate le collaborazioni con Scramasax e Martje Binnendijk ?
Scramasax aveva collaborato con Hadewych anche in passato assieme al bassista Didier dei Volksweerbaarheid per una performance dal vivo con lo scrittore Dennis Gaens. Da quel momento è entrato nel progetto come percussionista. Ho invitato Martje dopo avere ascoltato un paio di tracce su cui aveva cantato a casa. Sono entusiasta della sua partecipazione sul disco.
Uscirà un video per promuovere l'album?
Si lo vedrete presto..
Quali pensi che siano le sfide più difficili per un musicista al giorno d'oggi?
Essere notato, senza dubbio. Poi mantenere l'attenzione guadagnata con tanta fatica e meritarla. Ci sono troppi progetti in circolazione, è come un assurdo lovecraftiano insieme di musicisti che rimarrà sconosciuto.
Cosa dobbiamo attenderci in futuro?
Ci sarà un nuovo disco che sarà ancora più monolitico e diretto. Poi sto collaborando con Dead Letters Spell Out Dead Words e Machinist un artista drone olandese. Infine sto lavorando alla colonna sonora di un documentario sull'Islanda e partecipereograve; al disco dei Distel su Enfant Terrible.
Cosa pensi di Rome?
Non conosco bene la loro proposta ma adoro il Lussemburgo e quindi dovreograve; rimediare per forza...