Intanto mi piacerebbe che tracciaste a grandi linee la storia della band sottolineando quelli che sono stati gli eventi principali che hanno preceduto la pubblicazione di 'Of Tides And Desert'..
(Ale) Diciamo che dall'uscita del nostro primo album 'Ethical Disillusion' sono successe diverse cose, alcune delle quali davvero inaspettate! Venivamo da diversi anni di gavetta, abbiamo suonato praticamente ovunque, e quando finalmente abbiamo registrato il primo full length. Il risconto è stato molto positivo, sia da parte delle riviste e webzine, sia da parte del eldquo;popolo del metalloerdquo;. Abbiamo avuto l'opportunità di suonare con band di livello, per esempio Cynic, Entombed, Rotting Christ e Vomitory. Nel frattempo il chitarrista solista ed il batterista hanno deciso che per loro non era più cosa, sicché abbiamo avuto un periodo di smarrimento. Fortunatamente adesso la line up è di nuovo stabile, anzi stabilissima, essendo entrati nella band Ermal, chitarrista dei Nerve e grande amico, che già da tempo ci dava una mano in sede live, ed Erik, ex batterista dei Mater Machina, assieme ai quali abbiamo scritto il nuovo album. In sintesi, direi che tra 'Ethical Disillusion' e 'Of Tides And Desert' siamo eldquo;rinatierdquo; ancora una volta, e con piena soddisfazione!
Quali sono le vostre influenze principali?
(Fabio) Abbiamo gusti piuttosto variegati all’interno della band e alcuni di noi hanno molto interesse per generi decisamente al di fuori della scena metal ma se proprio devo farti dei nomi sono sicuro che gruppi come Strapping Young Lad, Pantera, Fear Factory e DevilDriver ci mettono sicuramente tutti d’accordo. L’età fa maturare i propri interessi musicali verso direzioni inaspettate, e penso che questo eldquo;esplorareerdquo; sia molto positivo e si rifletta in modo attivo nel processo compositivo di un artista, ma in fondo, siamo pur sempre dei metallari e amiamo alla follia il nostro genere e i nostri dischi preferiti. Penso che questo sia piuttosto evidente ascoltando il nostro nuovo disco.
In quale direzione avete deciso di sviluppare il vostro stile dopo avere dato alle stampe il debutto?
(Fabio) 'Ethical Disillusion' è un disco piuttosto diverso da 'Of Tides And Desert' da ogni punto di vista. All’epoca del debutto, volevamo che dalla produzione trasparisse il groove, e quindi abbiamo cercato di riprodurre l’immediatezza e la naturalezza del suono live che avevamo in sala prove. Suonando il materiale dal vivo, dopo la pubblicazione del debutto, ci siamo resi conto che non era quella la nostra vera natura, eseguivamo i brani in modo più aggressivo rispetto alla versione del disco. Questa è stata la premessa alla realizzazione del nuovo album. Abbiamo impostato la produzione diversamente - che peraltro ho curato direttamente io nel mio studio - e questo ci ha permesso di appianare la differenza sostanziale che c’era tra il materiale registrato e l’attitudine live. Abbiamo pensato gli arrangiamenti in funzione della resa dei brani dal vivo e il risultato è un disco molto diretto e potente, caratterizzato da brani con poche pause di riflessione e con una identità ben precisa, pezzi carichi di citazioni volutamente old school unite a sonorità più moderne.
'Of Tides And Desert' suona molto più moderno e aggressivo rispetto al lavoro precedente. E' stata una scelta condizionata dall'esigenza di collocarsi su un certo mercato oppure figlia di un progresso tecnico inevitabile?
(Ale) Si tratta di una precisa scelta di produzione, che a sua volta deriva da una precisa scelta stilistica. Credo che crescendo come musicisti, non tanto dal punto di vista tecnico, quanto dal punto di vista dell'esperienza, si impara a capire cosa si vuole fare, e come farlo. Diciamo che da questo punto di vista 'Of Tides And Desert' suona esattamente come volevamo suonasse, un pugno in pieno stomaco, senza troppi fronzoli, ma comunque si spera variegato e fresco.
Quali album vi hanno ispirato a livello di produzione?
(Fabio) Ne potrei citare molti ma nel nostro caso penso che il più calzante sia 'The Last Kind Words' dei DevilDriver. Volevo cercare di ottenere le caratteristiche tipiche dei lavori di Andy Sneap : la pulizia, la potenza e la eldquo;bottaerdquo; del suono che non vanno assolutamente ad intaccare la nitidezza e l’intellegibilità di tutti gli strumenti. Rispetto a quella produzione nel nostro disco abbiamo lasciato molto più spazio al basso, strumento sul quale abbiamo investito molto per cercare di dare una forte corposità al nostro suono, andando forse a sacrificare in fase di mastering un paio di decibel sul volume globale mantenendo pereograve; un buon bilanciamento tra potenza e definizione del suono.
Il suono di chitarra e basso è molto pulito. Come siete riusciti ad ottenerlo?
(Fabio) In fase di acquisizione abbiamo optato per registrare le tracce di linea su 4 prese distinte di ogni singolo brano, due mie e due di Ermal. In fase di reamping abbiamo miscelato una 6505 della Peavey per catturare la grana e il calore tipici del valvolare con un suono molto medioso e carico di basse con il suono digitale delle nostre testate Vetta della Line6, dalle quali abbiamo catturato l’accuratezza e la freddezza del tono e la brillantezza delle medioalte per compensare cieograve; che abbiamo tagliato dalla 6505. Sul suono di basso invece abbiamo faticato molto e dopo aver provato diverse combinazioni di casse e testate abbiamo optato per la soluzione più semplice, ovvero utilizzare una semplicissima presa di linea, sulla quale poi è stata applicata con molta precisione la giusta dose di distorsione ed eq oltre a svariati altri plugin.
Invece quello che ho apprezzato della batteria è che non segue necessariamente le linee direttrici di Soilwork e In Flames...
(Fabio) Se dal punto di vista stilistico sono band che ci hanno sempre influenzato, in termini di produzione sono stati altri i nostri punti di riferimento. In un buon mix è tutto collegato (soprattutto con questo tipo di sonorità diciamo contemporanee) quindi sono partito dalla sonorità globale piuttosto che focalizzarmi sul suono del singolo strumento e nel caso della batteria, aver optato per un sound molto moderno, tramite resampling e molto editing su griglia, mi ha aiutato ad eliminare i rientri e il eldquo;rumoreerdquo; tipico delle prese acustiche al 100% favorendo nel globale la nitidezza degli altri strumenti.
Introducete 'Of Tides And Desert' ai nostri lettori con un breve track by track...
(Ale) La titletrack introduce il filo conduttore dell'intero lavoro. Si tratta di un pezzo diretto, molto heavy, che punta diritto allo stomaco. 'Skep.Tic' è un altro pezzo piuttosto diretto, il ritornello - None shall speak to me about god - è intessuto su una struttura armonica lineare e allo stesso tempo non banale, elemento che di fatto caratterizza tutto il pezzo. 'All Is Blank' mantiene quel eldquo;tiroerdquo; che ci siamo posti come obiettivo al momento di scrivere l'album, pur sfumando verso trame ritmiche articolate. 'Leeches' è un brano decisamente più lento rispetto agli altri, più cadenzato. Parla della passione che divora, dell'ambizione di essere sempre coerenti a sé stessi ed al proprio pensiero. 'Sick Shylock' è uno dei brani di cui andiamo più orgogliosi. E' potente, vivace e dinamico, ma anche molto personale e rispecchia in pieno la nostra concezione di musica estrema. 'Zebra Stripes' incomincia con un riff molto epico, per poi continuare con intrecci ritmici e melodici serratissimi, conditi da una doppia cassa mai doma. 'Hell To Pay' è un pezzo violento, con un primo riff molto thrash, ed un ritornello aperto ed enfatico. 'The Blind Watchmaker', non a caso l'ultimo brano, dura quasi nove minuti ed è forse il capitolo più emozionale dell'album. Diciamo che è la nostra 'The Rime Of The Ancient Mariner'.
Volete spiegare la scelta di rendere disponibile il disco gratuitamente su internet?
(Ale) Abbiamo continuato un cammino intrapreso fin dal primo demo, e continuato con 'Ethical Disillusion'. Anche in quel caso, dopo alcuni mesi dalla pubblicazione, l'album venne reso disponibile gratuitamente su internet, direttamente dal nostro sito. Questa volta ci siamo spinti un po' più in là, non abbiamo scelto una soluzione ibrida, ma abbiamo optato per rinunciare alla distribuzione ufficiale pur di poter rendere l'album immediatamente disponibile per il free download. Per far questo, e per fare in modo che fosse assolutamente legale e che l'album potesse essere condiviso e diffuso, abbiamo pubblicato il lavoro con licenza CreativeCommons, che tutela la paternità dell'opera ma non ne impedisce la diffusione, purché a scopo non di lucro. Crediamo poco nel copyright, non tanto per il concetto quanto per la pratica applicazione, è un istituto che dovrebbe tutelare gli artisti, ma al nostro livello è più una gabbia, che al limite ingrassa solamente gli eldquo;intermediarierdquo; tra i musicisti e gli ascoltatori. Pensiamo che internet per una band underground sia una opportunità eccezionale per farsi conoscere il più possibile. E questa, al momento, è assolutamente la priorità. Farsi conoscere, appunto. In Italia certamente se suoni questo genere lo fai per passione, non per soldi.
Cosa avete chiesto a Davide Nadalin in termini di immagine?
(Ale) Il concept della copertina, che poi è quello della title track, è il conflitto sociale. Metaforicamente, si tratta di una marea umana, ovvero una massa di diseredati, eldquo;il popoloerdquo; se così vogliamo chiamarlo, che si spinge sino al deserto, per occuparlo. Il deserto rappresenta la comunità in cui viviamo, ipocrita, individualista, molto egoista, miope. Questo abbiamo chiesto a Davide, di rendere il concetto in immagine. E ti assicuro che siamo soddisfattissimi del suo lavoro.
Avete girato un video per la title track. Cosa potete anticiparci delle riprese?
(Ale) E' stato un inferno!! Faceva un caldo orrendo, abbiamo trasportato a spalla strumenti, amplificatori, birre, viveri, un generatore e altre cazzate sino a una cava abbandonata... volevamo appunto una zona desertica, sempre per rimanere in tema con copertina e concept. Il regista, Andrea La Rosa, è anche il batterista dei Ready,Set,Fall!, una band di Genova, giovane ma già molto attiva. Un ragazzo in gamba, che sta facendo un ottimo lavoro in montaggio! Non vediamo l'ora che sia pronto e ci siamo divertiti moltissimo a girarlo, stavamo lì a dimenarci con escursionisti e bikers che passavano e ci guardavano un po' perplessi. Ad un certo punto è pure scattato l'applauso.
Fabio e Ermal condividono l'esperienza con i Nerve. Come riuscite a separare le due cose?
(Fabio) Con tanta passione e molta dedizione. Portare avanti due progetti di cui nessuno dei due si pueograve; considerare parallelo all’altro richiede davvero un grosso sforzo sul piano personale. Senza prendere in considerazione poi il lato economico della questioneehellip; al giorno d’oggi, le band non guadagnano praticamente un cazzo con la propria musica, quindi, qualunque investimento (tour, live sporadici, registrazioni, merchandise, pubblicità) si raddoppia e dato che nessuno di noi naviga nell’oro potete capire quanto possa essere difficile. Nonostante tutto pereograve;, riusciamo sempre ad incastrare gli impegni sia sul fronte live che in studio, programmando meticolosamente le attività di entrambe le bands. L’esempio più lampante di questa situazione è stato quando a metà delle registrazioni del disco 'Ritual' siamo partiti con Nerve per un tour polacco con Decapitated ed Hate, per poi tornare al lavoro su 'Of Tides And Desert' poco dopo il nostro rientro. E' uno sbattimento, ma è anche una figata pazzesca! E’ come il motore di una macchina da corsa, fino a che ce n’è lo tiri.