Chi è Petter Carlsen?

Vengo da Alta nella regione settentrionale della Norvegia. Ho passato molto tempo a lavorare a questo progetto solista e mi piace contribuire con le mie canzoni.

Come sei diventato un musicista?

Ho sempre avuto questa scintilla dentro di me. Volevo portare a termine qualcosa che nessun altro era riuscito a fare e fuggire, almeno per un po', dalla realtà delle cose. Immagino che suonare sia una specie di fuga e lo adoro soprattutto per questo. Non che non mi piaccia la vita ma ritagliare dei momenti di profonda intimità, visitando molteplici territori musicali, è diventato una necessità. E' nato tutto ascoltando musica heavy e dark. Gruppi come Metallica, Paradise Lost e Anathema. Con il passare degli anni questi ultimi hanno tirato fuori il songwriter che c'era in me e credo che 'The Eternity' sia rimasto nel mio stereo per mesi. Seguire la loro evoluzione mi ha ispirato molto.

Cosa stai ascoltando in questo momento?

Mi piace molto l'ultimo album di Bon Iver.

Come sei riuscito a convogliare tutte queste emozioni in solo dieci tracce?

Erano le dieci tracce che volevo insieme sul disco. Sono davvero soddisfatto dei contrasti e della dinamiche che si sono venuti a creare tra musica e testi.

Quali sono le differenze principali tra 'You Go Bird' e 'Clocks Don't Count'?

Il processo di realizzazione è stato decisamente diverso. Stavolta ho avuto a disposizione una band vera e propria con cui ho lavorato agli arrangiamenti prima di entrare in studio. Questo è stato molto importante per il risultato finale. In generale 'Clocks Don't Count' è più variegato e la produzione è migliore. Non ho comunque remore su 'You Go Bird'.

Com'è stato il tour con gli Anathema?

Mi hanno trattato davvero bene e la risposta dei loro fans è stato entusiasmante. Danny Cavanagh mi presentava prima di ogni concerto e ha suonato sul palco con me un paio di canzoni. Uno dei loro concerti si è chiuso con 'Pull The Brakes' e la sensazione è stata fantastica. Andare in tour è l'aspetto migliore di essere musicista ed è stato determinante per fare conoscere i miei dischi fuori dalla Norvegia.

Cosa significa 'Clocks Don't Count'?

Immagino che rifletta il senso di fuga di cui parlavo prima. Tutte le canzoni sono state scritta da mezzanotte alle sei di mattina quando il tempo non era importante. Nessuno mi stava aspettando, non dovevo ricevere chiamate o email da nessuno. Ognuno ha bisogno di ritagliarsi il proprio tempo e di notte sono riuscito a catturare il groove che cercavo, suonando in completa solitudine quello che amo.

Possiamo considerarti un poeta delle piccole cose?

Non saprei davvero.

Quanto è cambiato il tuo approccio come songwriter in questi anni?

Sono passato dalla musica heavy al pop e all'alternative. E' difficile dire come è successo, sono cresciuto e ho accumulato maggiore esperienza. Sono stato depresso, felice e tutto quello che può esserci nel mezzo. L'essenza è la medesima, perché proviene da me, e non saprei spiegare da dove nasce l'energia che mi spinge a sedermi e comporre delle parti di chitarra o una melodia. Ad essere sincero non so esattamente cosa sto facendo, non mi pongo limiti e non voglio regole.

Presenta il disco con un breve track by track..

'Table For One' – E' un pezzo davvero dark nato da un momento di solitudine. Un giorno ho visto un vecchio in un ospedale e sembrava davvero non farcela più. Era così solo e ho cominciato ad immaginare cosa stesse pensando mentre fissava il pavimento. Bernt Moen e Christer André Cederberg mi hanno aiutato a completare la sezione strumentale mentre Unni Wilhelmsen, una delle più dotate cantanti norvegesi, ha fatto il resto.

'Spirits In Need' – Up tempo che si differenzia abbastanza dalle altre canzoni. Le liriche sono nate quando ero in convalescenza dopo un intervento al ginocchio. Parla di vivere, afferrare le occasioni che si presentano e seguire i propri sogni.

'One Of Those Days' – Parla della mia famiglia, di cosa significhi sentirsi incompreso e in colpa per non esserci più.

'Even Dead Things Feel Your Love' – Ho incontrato delle persone con un'aura meravigliosa. Li chiamo barlumi di amore perché ne hanno per tutti e ricevo una grande energia dalla loro presenza. Una di queste persone è mia zia Ruth e l'ispirazione per la canzone è nata da lei. Penso che anche i piatti e le tazze della sua cucina percepiscono il suo amore.

'Built To Last' – Un tributo alla musica stessa. Immagina cosa possa essere un'esistenza senza questa forma d'arte. Sono felice di avere avuto al mio fianco Vincent Cavanagh perché lui e la sua band sono stati davvero importanti per me in questi anni.

'The World Can Wait' – Ci sono periodi in cui vorrei fuggire da tutto. Nei quali non mi sento di appartenere a niente. Ogni traccia è scritta di notte e quindi non è un caso che si parli di solitudine.

'A Simple Reminder' – Ho visto un documentario in televisione su una persona afflitta dal morbo di Parkinson. Era un uomo intelligente e triste. E' il pezzo più rock del disco ma il finale è molto arioso.

'Cornerstone' – Un pezzo strumentale scritto in larga parte da Bernt e Christer. La fine riprende 'Paindrops' che puoi trovare su 'You Go Bird' e riflette l'amore per le dinamiche e le melodie. Penso che sarebbe perfetto per i titoli di coda di un film.

'Home' – Ogni musicista prova nostalgia per le proprie radici. Ci sono alcune scene della mia infanzia che rimarranno con me fino alla morte. Gli adesivi sul frigorifero sono un esempio.

'Waiting In The Wings' – Qualche volta penso alla morte ma non dovrei. E' una perdita di tempo.

A cosa si riferiscono i tuoi testi?

Parlano della mia famiglia, dei miei amici e di temi come l'amore, la vita e la morte. La speranza e il cambiamento.

Come alleni la tua voce?

Suono dal vivo. Non faccio esercizi, canto e basta..

Qual è il ruolo di Asbjørn Ebbesvik e Christer André Cederberg?

Asbjørn è il mio fonico dal vivo mentre Christer ha prodotto i miei lavori e suona la chitarra. Ha mixato il mio mini, l'ultimo album e qualche canzone che avevo scritto in passato. Ha sempre creduto in me e quindi è stato importante per la mia crescita.

E' corretto affermare che 'Waiting In The Wings' è un ponte aperto sul futuro?

Non so ancora come suonerà il prossimo disco. Ho composto alcune tracce ma non ho cominciato a registrare niente. In ogni caso c'è una forte motivazione a proseguire il percorso illuminato da 'Clocks Don't Count' e ho incontrato una persona speciale che sicuramente mi darà grande forza.