Dove risiedi adesso?

A Londra. A nord del fiume..

Raramente ho ascoltato un disco avvincente come 'Dark Age'. Quanto ritieni di essere influenzato in termini di colori e atmosfere dal posto in cui vivi?

Sicuramente molto. Londra è un posto davvero creativo dove ho potuto realizzare buona parte dei miei sogni come le collaborazioni con Serena Korda – con cui ho studiato i costumi per il clip di 'Something In The Sky' - o Alexander Tucker. Rispetto ad altre metropoli c'è parecchio verde, molti parchi dove potere passeggiare o concentrarsi. Devi comunque confrontarti con milioni di persone che corrono su e giù davanti ai tuoi occhi e certe volte South London appare come un pianeta totalmente diverso. Vivere a nord a volte ha dei connotati maestosi, epici, quasi come se appartenessi ad una saga fantasy.

Dobbiamo considerare il secondo lavoro di Mothlite come il risultato di un gelido inverno oppure come una solenne anteprima dell'autunno?

Nello specifico è difficile descrivere la musica a partire dalle stagioni. Le atmosfere sono più internalizzate rispetto al disco precedente. Alcuni colori sono senza dubbio autunnali ma l'approccio dark è differente. Per alcuni sarà difficile da ascoltare ma trovo noioso tentare di limitare lo specifico umore con cui si ascoltano delle canzoni. Si tratta di brani contraddittori, decisamente ossessionati da fluidi sanguigni e che poggiano su solide strutture metalliche.

Hai descritto 'Dark Age' come “Dark megalomania, contradictions and paradoxes, and general bleakness”..

Ho usato queste parole in un'altra intervista e trovo che abbiano un senso. Tutto quello che riguarda 'Dark Age' è piuttosto crudo, abbastanza deprimente perché concerne situazioni difficili della mia vita eppure anche pop. E' come una lunga celebrazione di una sequenza negativa. Una requiem dopo la tempesta. Anche se le liriche riguardano eventi catastrofici le linee melodiche di alcuni brani sono sognanti ed ariose. Questo genera una contraddizione di fondo ma la nostra esistenza è ricca di contraddizioni. Cambiamo idea su tutto ogni istante che passa.

Hai affermato che questo è stato il disco più difficile da completare della tua intera carriera. Forse perché il più personale di tutti?

Questo è certamente uno dei motivi. Ho dovuto risolvere dei problemi personali e sono stato impegnato a lungo con gli Ulver.

Quanto tempo hai impiegato per comporre e registrare i brani di 'Dark Age'?

Alcune tracce sono nate come prototipi appena ultimato 'The Flax of Reverie'. Direi che sono lo specchio di tre anni della mia vita anche se il disco ha cominciato a prendere la forma attuale dal momento in cui ho legato con Knut Jonas Sellevold. E' davvero un grande produttore ed ha collaborato come songwriter in certi passaggi. Soprattutto mi ha aiutato a tradurre le mie idee in una modalità che potesse adattarsi alla dimensione dal vivo.

Dove è stato registrato il disco?

Un pò ovunque a Londra. A parte gli scherzi nei crediti puoi trovare almeno cinque studi ma basso e piano sono stati registrati presso gli Eascote Studios con Antii Uusimaki come ingegnere del suono e un'altra parte consistente del processo è stata effettuata ai Golden Hum con Daniel Lea. Le parti vocali sono state registrate quasi esclusivamente nelle due case in cui ho vissuto nel frattempo. I suoni che senti all'inizio di 'Seeing In The Dark' sono stati catturati con un microfono nella scuola vicino alla casa di Antii.

Quali sono le differenze principali tra 'Dark Age' e 'The Flax Of Reverie' in termini di produzione?

'The Flax Of Reverie' è stato prodotto interamente da Antii che non è più nella band. Sicuramente aveva un suono di grande impatto. Questo disco è più monotematico perché devo senza dubbio migliorare in certi aspetti. Allo stesso tempo sono felice di avere il controllo su tutte le operazioni. Ho lavorato molto sulle parti melodiche e sulle chitarre.

E' più difficile suonare con gli Ulver o con i SunnO)))?

Non saprei risponderti. Gli Ulver sono la mia band mentre i SunnO))) è un gruppo con cui ho collaborato diverse volte. In generale trovo affascinanti le collaborazioni perché mi permettono di usare la fantasia.

Quanto ritieni che 'Dark Age' sia stato influenzato dalle sessioni di registrazione di 'War Of Roses' e 'Childhood's End'?

Non molto credo. Al limite in maniera inconscia. Posso dire invece di avere imparato molto a livello vocale da Kristoffer Rygg che possiede un timbro unico.

Di cosa parla esattamente 'Something In The Sky'?

E' un brano molto emotivo e sarebbe troppo lungo analizzare il processo secondo cui sono nate le liriche. La musica invece è nata quasi automaticamente quando il testo era pronto. E' come se avessi già una visione completa della canzone e questo la rende speciale. 'Something In The Sky' parla di come si può smarrire la propria identità e sentirsi una nullità.

Ti riferivi a qualcuno in particolare quando hai scritto “innocence indifferent, we drop to your knees, such a treason, such a need..”?

Il testo puo' essere definito autobiografico..

Hai anche dichiarato “..this is prevalent in the lyrical content, which denotes a catharsis throughout a period of hysteria and emotional turmoil". Significa che il songwriting parte sempre dalle liriche?

Non necessariamente. Il discorso può essere allargato ad ogni parte del processo. Per certi versi la creazione di 'Dark Age' è stata estrema, molti aspetti si sono sviluppati rispetto al passato e i testi sono più affermazioni invece che sfoghi poetici. E' come se 'Dark Age' volesse trasmettere una verità assoluta anche se sono consapevole che non esiste.

Che rapporto hai con la Kscope?

E' un'ottima label. Non credo che Mothlite sia così facilmente catalogabile come altri artisti del loro catalogo ma proprio per questo è divertente lavorare insieme. Sono felice perché in questo momento stanno svolgendo un lavoro promozionale consistente.

Perché hai scelto il quadro di Ian Johnstone come copertina?

E' uno dei miei migliori amici. Attualmente vivo nella sua casa londinese perché lui è quasi sempre in Spagna. Oltre allo splendido lavoro con i Coil in passato è stato coinvolto in diverse performance con gli Ulver.

Ti consideri un musicista avantgarde?

Per niente anche se è difficile definire in maniera specifica la mia musica. Preferisco la definizione sperimentale perché ha più a che vedere con la nascita di una canzone.

Probabilmente anche perché è un termine più astratto..

Mi spaventano i termini in genere. Amo il linguaggio e non ho scopi commerciali quindi preferisco essere più cauto.

Ascoltando il disco ho riscontrato influenze di New Order, Japan ma anche Recoil in certe parti...

Le atmosfere sono tipicamente anni ottanta. Ho voluto riappropriarmi dei suoni che hanno accompagnato la mia infanzia. Sono nato all'inizio del decennio e rovistando tra i dischi dei miei genitori ho scoperto gruppi come Joy Division e Tears For Fears anche se l'album che più mi ha ossessionato da piccolo è stato 'Low' di David Bowie. L'ho ascoltato a sei anni e quella voce mi è rimasta nella testa.

(parole di Daniel O'Sullivan)