‘A Greater Darkness’ è un capolavoro. Ogni volta un nuovo livello di perfezione. Qual è il vostro obiettivo?
Grazie mille. Nessuno può di certo affermare che i Red Harvest siano un gruppo che segue i trend. Ci siamo sempre limitati a fare ciò che sentivamo provenire da dentro di noi e ciò che ritenevamo fosse giusto per noi stessi. E anche questa volta abbiamo seguito tale filosofia. Quindi credo di poter affermare che il nostro obiettivo sia la stessa musica che sentiamo assolutamente nostra ed entro cui riusciamo a calarci al 100%.
Considero ‘A Greater Darkness’ il vostro lavoro più completo; la pensi allo stesso modo?
Non posso nasconderti che sono estremamente soddisfatto per i risultati raggiunti. E ti confesso che non sono ancora stato neppure io in grado di coglierlo in tutta la sua essenza, sebbene viva con me da lungo tempo. Questa volta poi ci siamo ritrovati con del materiale che non è stato incluso nel disco, quindi eravamo nella posizione privilegiata di poter scegliere, tra le varie canzoni, quelle che ritenevamo più opportune o migliori per essere incluse nell’album. Credo che questa possa essere una delle motivazioni per cui ‘A Greater Darkness’ si può ritenere il nostro disco più completo.
Come lo avete sviluppato? Volevate costruire una sorta di ambiente oppressivo, claustrofobico e strisciante e riempirlo con il vostro personale mix di metallo estremo e soundscape gotico/elettronici/industriali?
Non è mai possibile sedersi a tavolino e decidere come verrà fuori un disco prima di averlo concepito e prima di partire con il processo di registrazione. Questa volta abbiamo iniziato a lavorare sui pezzi prima della fase di pre-produzione. E credo che durante questo periodo tutti i ragazzi del gruppo abbiano compreso che stavamo esplorando dei territori e dei soundscape assolutamente nuovi.
Le parti elettroniche sono state sfruttate in modo diverso rispetto al passato e anche l’integrazione con gli strumenti tradizionali risulta più varia; è questo uno dei miglioramenti a cui puntavate?
Dopo aver registrato tutto ci siamo resi conto che stavamo cercando di ottenere un suono più organico, pur cercando di preservare quella freddezza caratteristica e quel feeling inumano. Possiamo dire che è un qualcosa di schizofrenico, per certi aspetti e in modi diversi, pur se ritengo che siamo riusciti a gestirlo abbastanza bene.
Registrando ‘A Greater Darkness’ eravate più interessati a far emergere i sentimenti e il mood complessivo o a lavorare su strutture, suoni, layer, mixing, produzione, ecc.?
La sola cosa su cui tutti eravamo assolutamente d’accordo prima di iniziare a scrivere i pezzi era che avremmo dovuto essere in grado di suonare i pezzi dal vivo insieme prima di entrare nello studio di registrazione. I sentimenti e il mood erano in cima alle nostre priorità, ancora di più di quanto fossimo soliti fare in passato. E mi auspico che tu possa dedurre quanto dici considerando la produzione, l’artwork e tutto ciò che concorre alla definizione di ‘A Greater Darkness’ in quanto entità unica.
Quali sono le icone della paura?
Credo che con il termine ‘Icons Of Fear’ (che è il titolo di un brano del disco, nda) possano essere identificati tutti quegli elementi, all’interno della società, che sono predisposti al nostro controllo, sottomettendoci in modi diversi o cercando di farci vivere nella paura con diverse forme di terrore. Un po’ come certi leader religiosi (di qualunque religione essi siano) o altri leader, che ormai sono in possesso di un enorme potere. They are fucking everywhere, man!
Cosa mi dici dell’artwork? La copertina mi ha fatto pensare a qualcosa di antico, scolpito nel legno. Stavate cercando un contrasto tra l’artwork e il suono?
Halvor Bodin è l’artista che si è occupato dell’artwork. In passato ha lavorato con Satyricon, Darkthrone e Thorns, tra gli altri. Credo che sia riuscito a catturare l’aspetto visuale della musica di ‘A Greater Darkness’ in modo perfetto. Ha ridisegnato tutti noi, rispecchiando quello che potrebbe essere il nostro “black karma”.
‘A Greater Darkness’ sarebbe la perfetta colonna sonora per…
Per la nuova serie di ‘Carnivale’. Le vicende narrate si svolgerebbero nel 2007 anziché negli anni ’30 e Satana ritornerebbe ancora una volta per reclamare il proprio trono, che gli spetta di diritto.
Quali sentimenti volete trasmettere con la vostra musica?
Mancanza di speranza, frustrazione, aggressione e vendetta.

Parole di Ketil Eggum (aka Turbonatas)