Ho letto che hai vissuto a Berlino. Cosa ti è rimasto di quell'esperienza e cosa ti ha colpito maggiormente?
Il mio tempo trascorso a Berlino mi ha reso una persona consapevole, forte, indipendente. Quando penso a Berlino sento l'odore degli alberi. A Berlino è come non esistere. E' un microcosmo, un capolavoro di integrazione.

Quali sono gli elementi che accomunano danza coreografica e video art?
La danza coreografica l'ho abbandonata nel 2007 dopo vent'anni. Da allora mi sono avvicinata alla performance e all'installazione corporea. Lego la videoarte alla performance perchè è arte immateriale in movimento.

Quali sono i fotografi con cui sei cresciuta o che comunque ti hanno influenzato in maniera radicale?
Ho sempre profondamente amato il visionario e geniale Helmut Newton, resto a guardarlo incantata, senza reagire, ma non mi ha mai influenzato. Nelle fotografie parlo di me e noi non siamo uguali a nessuno, nemmeno nel metodo e nella realizzazione se siamo autentici.

Ti trovi più a tuo agio con fotografia o performance?
Non sono due cose diverse. L'una colma l'altra.

Come scegli ambientazioni e dettagli dei tuoi autoscatti?
Mi scelgono loro. Non so cosa accade esattamente. Un po come nei sogni. Non sappiamo perchè siamo finiti in quel posto. Energie.

Vuoi presentarci Human Alienation?
Human Alienation descrive la situazione politico-sociale attuale anche se è stato fatto nel 2011. E' un video composto da seicento autoscatti fotografici scelti tra più di mille, realizzati in due giorni in momenti di vita giornaliera a Berlino Est. Il sistema politico e sociale che ci vogliono far vivere usura l'individuo, fino ad annientarlo, spersonalizzarlo, lasciandolo incosciente davanti a tutto. L'unica salvezza è dentro se stessi. Questa tensione e senso di costrizione soffocante l'ho espressa attraverso l'uso di calze, simbolo femminile, che diventa invece trappola di morte interiore, ostacolo con il ricongiungimento alla natura. La natura è il tema che si pone difronte al mio senso di prigionia data dal meccanismo sociale imposto. Ecco che si ripete spesso una finestra ossessiva a straniante ripetizione verso naturali mancanze, che taglia il campo cercando un contatto intimo con me. Il video termina con ambienti lasciati vuoti poiché c'è indifferenza completa nell' intorno, e l'individuo è subdolo tanto da non lasciare tracce visibili e appariscenti. Il video si trova in collezione permanente al museo d'arte contemporanea CAM di Napoli e in concessione didattica alla Brown University, Stati Uniti. Esposto per la prima volta al Berliner Kunst Salon, salone internazionale d'arte di Berlino.

Come hai selezionato le fotografie? Dove sono state scattate?
Le fotografie sono autoscatti fatti a Berlino est in miei momenti di vita giornaliera. Casa mia, all'aperto, al Tiergarten, in città, in un caffè, in un negozio di abbigliamento, in auto, etc. Ne scelsi seicento tra mille per il video scartando quelle meno forti e ne selezionai solo sei per la stampa fotografica.

L'alienazione ha solamente un'accezione negativa per te?
Nel video Human Alienation non parlo di negatività, ma bensì di crescita. L'alienazione è determinante per costruirsi interiormente, ma bisogna essere preparati attraverso la consapevolezza di sé. Come diceva Pasolini “nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”. Ci si arriva alla verità, essa è dentro di noi. Questo comporta battagliare con noi stessi, con le nostre paure e con la nostra debolezza. La vita comincia dove finiscono le paure.
Per me l'alienazione è una sorta di sveglia.

Nella tua proposta si celano connotazioni sociali o politiche?
Mi interessa l'essere umano. Le ideologie servono solo a distruggerlo. Parlo di qualsiasi ideologia politico-sociale-religiosa.

Nelle tue foto la fisicità appare predominante. Il corpo è qualcosa di esclusivamente materiale a tuo modo di vedere?
Il mio corpo è solo la continuazione della mente. E' il mezzo che meglio mi aiuta per esprimere la mia situazione emotiva. Per il resto conduco una vita prettamente mentale.

Cosa intendono rappresentare concettualmente i tuoi nudi?
L'essere nudo è l'essere senza filtro. E' la condizione primordiale dell'essere, uno stato naturale della mente. La naturalezza della nostra condizione perfetta. Quando si è nudi si è neutrali. Siamo nudi di fronte a tutto come lo è l'anima.

I video rispetto alle foto hanno sicuramente una motricità accentuata. Hai notato un differente approccio quando scegli una modalità espressiva piuttosto che un'altra?
La dilatazione del tempo con lo slow motion e la velocità con lo stop motion mi aiutano a ricreare lo stato emozionale al momento della ripresa al momento del montaggio.

Che ruolo svolge il tempo nella tua arte?
Il tempo non esiste. E' un'invenzione dell'uomo atto a far credere che “deve essere comandato da qualcosa per organizzarsi con gli altri simili”. Non ci sono mai cascata. Il tempo è un po come il destino, un'invenzione della gente fiacca e rassegnata. Io sono sempre disponibile a me stessa.

Quale locazione preferisci per la tua arte? Musei, riviste specializzate, installazioni contemporanee..
Sono attratta dai musei. Sono i luoghi sacri dell'arte.

Quali sono le collaborazioni o gli artisti conosciuti che ti piacerebbe citare?
Mi è rimasta molto a cuore la collaborazione e interazione artistica con lo stilista d'alta moda turco Erkan Coruh. Per la prima volta nel campo della moda si è parlato di temi sociali, integrazione, diritti umani e connessione cosmica. Il progetto video e fotografico lo abbiamo chiamato To Myself, Verso me stesso, Ha avuto l'anteprima esclusiva su Vogue Italia.

A quali progetti stai lavorando attualmente?
Sto lavorando sul tema della consapevolezza umana tramite fotografia, videoarte e performance.