Sono stato a Copenhagen questa estate. Com'è la scena da quelle parti?
La scena underground è molto attiva. Ci sono band valide come Saint Rebel, Franklin Zoo e Helhorse.

In questo contesto come si collocano gli Stella Blackrose?
Siamo attivi da sette anni e stiamo lavorando al terzo album. Suoniamo hard rock e mentre il primo album era caratterizzato da un twist blues il secondo era decisamente più grunge. Le nuove canzoni sono ancora diverse, stiamo spendendo più tempo sulle melodie e probabilmente lavoreremo con Jacob Hansen che è la persona giusta per renderle speciali. Non sono ancora sicura di quando uscirà. Potrebbe essere in inverno oppure all'inizio del prossimo anno.

Perchè avete scelto 'Pick Me Up' come primo singolo?
La canzone è nata da un'idea mia e del bassista. Le chitarre sono state registrate la scorsa estate e poi ho lavorato sulla melodia. Ho amato subito il ritornello e nel giro di due ore era più o meno già come suona adesso. Mi piace la storia che racconta. Parla dell'amore e della possibilità di trovare qualcuno che ti sta a cuore veramente. Nello specifico è dedicata alle persone che ti giudicano quando ti senti per lo più imperfetta. E' un modo per ricordarmi che la bellezza è piena di errori e trovare un altro individuo che sa leggere attraverso le tue insicurezze è un dono.

Rispetto al passato è molto più pop..
Non tanto nella struttura della canzone quanto nel modo con cui canto. Sto cercando di tirare fuori i dettagli della mia voce. Prima nasce una melodia ed una volta che la sento nel corpo e nella testa allora mi occupo del testo. Ad ispirarmi sono soprattutto le poesie. Quando ero piccola ho cominciato col gospel ma mi sono subito appassionata di artisti come Suede, Alanis Morrissette e Skunk Anansie. Prima ricercavo molto di più l'energia mentre desso mi piace percepire qualcosa di fragile e vulnerabile nella voce.

Chi ha girato il video?
E' stata una mia amica studentessa, Baijie Curdt, e le riprese si sono svolte in un bar vicino a dove abito e nella mia doccia. Ho passato la giornata a truccarmi e bagnarmi. Morivo di freddo ma mi sono divertita tantissimo e le immagini sono stupende. Tra qualche mese pubblicheremo un altro singolo. Vogliamo creare la giusta suspence e cercare di presentare un album che rappresenterà una svolta per la band.

Chiaramente non hai origini danesi...
Rebecca Lou Armstrong è davvero il mio nome. Mio padre è sudafricano mentre mia madre è danese in tutto e per tutto. Stella Blackrose invece è stato scelto da dei miei amici. Per gioco avevamo deciso di darci un nomignolo e loro hanno pensato a Stella. Con gli altri ragazzi abbiamo aggiunto Blackrose.

Pensi che il ruolo delle donne nel rock sia cambiato in questi ultimi anni?
Mi definiscono una female rock artist. E' una categoria come puoi ben capire. C'è un sacco di sessismo in queste cose ed infatti vengo continuamente paragonata ad altre cantanti con cui magari non ho nulla a che vedere. Nella scena underground di Copenhagen saremo due o tre ragazze. Il resto sono maschi. Non ci penso troppo comunque. Il mio unico obiettivo è quello di essere una cantante migliore.

Qual è la richiesta più bizzarra ricevuta da un fan?
Durante un concerto mi è stato chiesto di partecipare ad un “hug party”. Non capivo bene cosa fosse finchè fuori dal backstage mi sono trovata quindici persone che volevamo abbracciarmi.

'Death & Forever' a cos'era dedicato invece?
Alla scomparsa di un amico a cui tenevo molto. Era una persona speciale ed il suo ricordo mi ha accompagnato durante la scrittura dell'album.

Con l'avvento della tecnologia e di nuove forme di distribuzione pensi che sia ancora possibile pubblicare musica che durerà per sempre?
Adesso è tutto più semplice per il consumatore. Non hai bisogno dell'etichetta per promuovere la tua musica. Quando ero adolescente andavo a comprarmi i cd e certe volte dovevo ordinarli ed aspettare due settimane perché arrivassero. Ero così ansiosa in quei momenti. Adesso è più difficile durare per tanti anni ma se il tuo prodotto è valido può accadere.

(parole di Rebecca Lou Armstrong)