Il progetto solista di Michelle Zauner dei Little Big League arriva al secondo capitolo su lunga distanza e conferma dei progressi sostanziali sia in termini di songwriting che per quanto concerne il concept generale. Se ‘Psychopomp’ era apparso infatti come uno sfogo personale, un modo di dimostrare al mondo influenze differenti da quelle evidenziate fino allora, ‘Soft Sounds From Another Planet’ è un album decisamente più elaborato, curato e cinematico. L’artista americana di origini coreane, prende il pop sperimentale come scusa per fare un po' quello che vuole eppure, a differenza dell’esordio, tutto segue delle coordinate precise e sembra comunque pianificato. Insieme a Craig Hendrix sono state completate dodici tracce che evocano atmosfere shoegaze, indie rock ma anche elettroniche e dance (‘Machinist’). L’iniziale ‘Diving Woman’, la title track e ‘This House’ emergono da una scaletta coesa in cui capita di imbattersi pure nel sax di David Bartler e nella tromba di Asher Brooks. La sensazione è che dopo quest’album non si possa più parlare di esperienza parallela ma dell’inizio di qualcosa di molto grande e anche Dead Oceans pare essersene accorta.