Le recenti esibizioni live dei canadesi hanno confermato una predilezione sostanziale per un sound più corposo e ricco di groove rispetto al passato e il successore di ‘Reflektor’ conferma questa tendenza. L’unica regola compositiva seguita dai fratelli Win e William Butler è quella della condivisione e infatti gli arrangiamenti sono costruiti appositamente per permettere ai membri di scambiarsi compiti e strumenti sul palco. La scelta di una produzione organica e decisamente anni ottanta, per la quale sono stati invitati in studio Thomas Bangalter dei Daft Punk e l’ex Pulp Steve Mackey, si rivela azzeccata e passaggi come ‘Signs Of Life’, ‘Chemistry’ e ‘Electric Blue’, in cui spicca una straordinaria Régine Chassagne , rappresentano un’evoluzione importante del concetto di pop degli Arcade Fire. Poi si scopre che anche Geoff Barrow dei Portishead ha messo mano su alcuni pezzi e tutto torna. ‘Everything Now’ colpisce per la sua immediatezza mentre ‘Creature Comfort’ è un singolo più subdolo e lento da assorbire. Il cantato si mantiene su ottimi livelli e le capacità espressive del leader, impegnato dal punto di vista politico e sociale, sono le medesime che hanno spinto la comunità indie a piegarsi di fronte a tanto talento. Quattro anni spesi bene.