Un ritorno di spessore e l’ennesima dimostrazione di talento da parte dei norvegesi che compiono un’altra svolta in carriera pubblicando undici tracce incentrate su intricate evoluzioni strumentali ed i progressi vocali di Einar Solberg. In bilico tra Gavin Hayes e Ásgeir, il leader ha spinto sempre di più la sua band su territori rock ma ciò non toglie che alcuni passaggi tastieristici e chitarristici siano da rompicapo. I cambi di line-up che si sono susseguiti nel corso degli anni non hanno per fortuna intaccato il potenziale dei Leprous che tentano di conquistare nuovi mercati con pezzi come ‘Stuck’ e ‘From The Flame’. L’aggiunta del violoncello di Raphael Weinroth-Browne accresce la componente cinematica e il guitar work di Tor Oddmund Suhrke è costantemente sopra le righe ma anche gli ultimi arrivati, il bassista Simen Daniel Lindstad Børven e il chitarrista Robin Ognedal, si mettono in luce così come Baard Kolstad rappresenta una garanzia dietro le pelli. Con una formazione del genere tutto è possibile: variare le tempistiche dispari come se fossero carte da gioco (‘Bonneville’) e indirizzarsi a volte in ambito mainstream ed altre rimanendo legati alle radici metal. ‘Illuminate’ e ‘The Last Milestone’ sono altri due apici di una scaletta formidabile che costringe l’ascoltatore a mettersi in continuazione a dura prova, cercare di superare i propri limiti e guardare più lontano dei generi che conosce.