Senza utilizzare mezzi termini, ‘Religio’ si distingue come uno dei lavori più interessanti scaturiti dalla scena indipendente italiana negli ultimi anni. Ad immetterlo sul mercato sono i Caron Dimonio, duo bolognese che fonde elettronica, post punk e noise in maniera saggia, personale e assolutamente lesiva per la mente di chi si pone all’ascolto. Suoni originati da Atari o Commodore 64, scegliete pure voi, primi Nine Inch Nails, Neon, Pankow e qualcosa di minimal in un impianto sonoro che viene accompagnato dalla copertina di Mario D’Anelli e da testi, brutali e malinconici, su tematiche legate alla morte, alla memoria e alla perdita, alla percezione e alla consapevolezza della finitezza dell’esistenza e del nostro inconscio. Le dieci tracce, tra cui spiccano ‘Hitler Amava I Cani’ e ‘Dio Pesante Sulla Schiena’, sono state registrate presso il Lotostudio di Filetto, nel ravennate, sotto la supervisione di Gianluca Lo Presti (Simona Gretchen, Vanity e Tying Tiffany tra le sue collaborazioni più significative), e funzionano alla grande prese una per una ma anche in un contesto globale, estremamente compatto e organico. ‘Religio’ è come una droga, dà dipendenza, sottomette chi si avvicina con timidezza ed esalta chi invece compie tale mossa con la consapevolezza di cosa lo aspetta. Giuseppe Lo Bue e Filippo Scalzo, che ricordiamo nei Black Veils, non credono nel divino eppure con la loro musica incalzante sanno trascinare in una dimensione altra, a metà tra il celestiale, la colonna sonora di un film horror e l’atmosfera che si respira in un dancefloor alternativo. Un superbo crescendo di emozioni che, per una volta, non proviene dall’estero, dalle tanto pubblicizzate scene elettroniche di Londra, Berlino o New York, ma dall’underground di casa nostra.