La Francia ha una notevole tradizione in ambito crossover che forse a qualcuno è passata inosservata. In tempi meno recenti, Pleymo (se non li conoscete fate vostri ‘Episode 2: Medecine Cake’ e ‘Rock’), Aqme e, nel presente, Rise Of The Northstar (appena tornati nei negozi con ‘The Legacy Of Shi’) e Novelists piuttosto che Betraying The Martyirs sono riusciti a guadagnarsi notorietà anche all’estero ma, come accade di frequente nel nostro paese, ci sono tante altre band di valore che navigano nell’underground ma che meritano tutta la nostra attenzione. Tra queste i Mass Hysteria sono attivi dai primi anni ‘90 e possono vantare una discografia bella corposa, compreso il secondo lavoro in studio ‘Contraddiction’, mixato da Colin Richardson e capace di vendere oltre cinquantamila copie in patria. È però con ‘Maniac’ che possono sul serio sdoganare la loro proposta, in bilico tra nu metal e industrial, a livello internazionale, vista la compattezza del songwriting e una produzione coraggiosa che ha tutto per piacere oltreoceano. A ventuno anni di distanza dall’esordio ‘Le Bien Etre Et La Paix’, sono rimasti i vecchi membri Moustapha “Mouss” Kelai, Raphaël Mercier e Yann Heurtaux ai quali si sono aggiunti il chitarrista Frédéric Duquesne, che ha prodotto l’album, ed il bassista Jamie Ryan. Una line-up solida e ancora entusiasta di sperimentare tanto da propendere per un sound di chitarra e batteria in contrasto con quello che va per la maggiore. Pezzi travolgenti come ‘Reprendre Mes Esprits’, ‘Chaman Acide’ e ‘Derrière La Foudre’ sembrano composti apposta per fare del male dal vivo (cercate ‘Le Trianon’ per capire quello che possono fare su un palco). Tra riferimenti evidenti a Korn, Bad Brains, Slayer e Prong, spiccano anche commistioni ardite e sfumature più varie, anche se sempre su tonalità scure, bilanciate alla perfezione allo Studio du Manoir (Noir Désir). Un’immagine complessiva originale, non certo la fotocopia di qualche icona di successo, e fresca nonostante si tratti di una formazione rodata. L’accoppiata formata da ‘Ma Niaque’ e ‘Partager Nos Ombres’, ‘Se Brûler Sûrement’ ma anche il delirante finale di ‘We Came To Hold Up Your Mind’ sono altri momenti che vi convinceranno ad investire su una band proveniente da un mercato meno consueto. Di sicuro lo sguardo sottomesso eppure non rassegnato della donna tatuata in copertina, a cui è stata sadicamente cucita la bocca, rimarrà impresso nella vostra testa a lungo.