Aprire il nuovo numero di Q e leggere il termine “queer pop” associato alla recensione di questo disco mi ha messo subito di cattivo umore. È possibile, mi chiedo, che non si riesca ad ascoltare una manciata di canzoni e tradurre in parole le sensazioni provate senza aggrapparsi per forza a definizioni o etichette di immonda superficalità? Evidentemente no, non è possibile, e così facendo si perdono meraviglie melodiche, squarci di elettronica purissima e liriche oneste di cui Matty Healy dei 1975, mente dietro la Dirty Hit, si è innamorato convincendosi ad investire un po' di denaro e inserire Amber Bain in un catalogo che, oltre agli autori di ‘A Brief Inquiry Into Online Relationships’, può contare su artisti come Wolf Alice, Benjamin Francis Leftwitch e Fossil Collective. Dopo tanti EP è arrivato il momento di godere del suo talento su lunga distanza, percepire l’evoluzione degli arrangiamenti e sentire la brezza degli esordire diventare sempre più ardua da sopportare. ‘You Seemed So Happy’ e ‘Everybody Hates Me’ sono il riflesso di una personalità malinconica e disagiata mentre ‘We Talk All The Time’ descrive la fine di una relazione fisica e l’inizio di un rapporto differente, in apparenza migliore del primo. Gli spunti in fase di produzione sono stati molteplici; dalla stessa autrice a BJ Burton, che ricordiamo con Low e Bon Iver, e George Daniel, drummer proprio dei The 1975. Di sicuro una delle ragioni per cui ‘Good At Falling’ risulta così colorato e vincente.