Chi se l'aspettava un comeback del genere ? 'Scars' era stata senza dubbio una delle sorprese del 2001. La band di Chicago, tra tante uscite tutte uguali e decisamente monotone, aveva colpito per la propria irruenza e per la scelta, in controtendenza, di non nascondere le proprie influenze metal e hard rock vecchio stampo. A due anni e mezzo di distanza i Soil tornano con un album potentissimo, suonato e soprattutto prodotto alla grande (sempre da Johnny K naturalmente) che si muove pesantemente su coordinate che fanno riferimento all'ultimo Disturbed e al decadente passato degli Alice In Chains rievocati da Ryan McCombs in più occasioni. E' proprio la sua voce (come spesso accade) a fare la differenza e a provocare un netto taglio col passato. 'Obsession' e 'Something Real' sono la prova che si può uscire dalla melma della banalità e distinguersi per professionalità e talento anche senza strafare. Le nuove 'Breaking Me Down' e 'Halo' si chiamano 'Pride' (già sentita sulla compilation di Headbanger's Ball e sulla colonna sonora di 'Texas Chainsaw Massacre') e 'Cross My Heart'. La title track e 'Can You Heal Me' sono altri due pezzi che evidenziano la maturità compositiva raggiunta dalla band capace adesso di mettere in risalto tutte le sue qualità evitando però di tuffarsi nel calderone del pressappochismo e della noia che attualmente risponde al nome di nu metal. La risposta a chi pensa che l'America parli solo emocore. Redefine their style..