C’è un momento nella carriera dei grandi frontman in cui si sente il bisogno di mettersi in proprio e scrivere musica prevalentemente acustica. Se prendiamo come esempio band tipo Alter Bridge, Pearl Jam o Soundgarden (tanto per fare qualche nome), ci si rende conto che i vari Myles Kennedy, Eddie Vedder e Chris Cornell hanno abbandonato momentaneamente le loro creature per dedicarsi a lavori molto intimi, come se ci fosse la necessità di espletare le proprie necessità artistiche attraverso forme diverse da quelle tracciate con i gruppi madre per i quali sono diventati famosi in tutto il mondo. In Italia nessuno dei leader delle band che hanno lasciato un segno negli ultimi venti anni, ha mai provato a solcare questo sentiero. Cristiano Godano, leader dei Marlene Kuntz, è il primo a dedicarsi ad un disco completamente a suo nome che ha nella componente acustica e cantautorale il proprio elemento fondamentale. A chi pensa di poter trovare delle similitudini con la produzione di Nick Cave, uno dei miti dichiarati del Nostro, possiamo dire che si trova immediatamente fuori strada. Qui il sentiero è illuminato dall’immagine forte di Neil Young e dai suoi lavori che lo resero immortale nei primi anni settanta. Le melodie sono sempre curate al punto giusto e le atmosfere ricordano da vicino quelle disegnate ad arte dal musicista canadese. Creata la base, il focus si deve chiaramente spostare sulle canzoni ed in questo caso si casca benissimo. Godano è ispirato all’ennesima potenza e la fantastica accoppiata iniziale costituita da “La Mia Vincita” e “Sei Sempre Qui Con Me” rappresenta una strada nuova che potrebbe essere anche “un altro inizio” per il poeta piemontese. I testi sono più diretti rispetti a quelli che hanno animato la vita dei Marlene Kuntz, ma non per questo perdono del loro intrinseco magnetismo. Il folk country di “Com’è Possibile” è un’altra gemma che Godano regala ai suoi fan, così come lo è l’avanguardistica “Panico”, introdotta dal basso fantastico di Gianni Maroccolo. In questo viaggio, oltre all’ex Litfiba, ci sono ad accompagnarlo i due Ustmamò Luca A. Rossi e Simone Filippi e sembra quasi che si ricostituisca una costola del Consorzio Produttori Indipendenti che tanto bene fece nei dorati anni novanta. “Nella Natura” ha una sua dimensione lo-fi che l’avvicina alla produzione dei primi Pavement, mentre “Dietro Le Parole” colpisce per la sua crudezza testuale. Come detto in precedenza, Neil Young è il punto di riferimento di questo album e quando parte “Ho Bisogno Di Te” si resta impotenti dinnanzi a tale soffice bellezza che omaggia uno dei più grandi artisti che abbiano fatto irruzione sulla scena rock. “Mi Ero Perso Il Cuore”, con le sue ben tredici canzoni, è una fotografia perfetta di quello che è attualmente Cristiano Godano. Un artista completo, in grado di sapersi muovere nei meandri della musica con una maestria unica e questo disco dimostra che in Italia l’arte, fortunatamente, ancora esiste.