Ormai da quasi un decennio Matthias Sollak (Bifröst, Exartet, ex Karg) e V. “JJ” Wahntraum (Karg, Lûs, Seagrave, Five Minute Fall) sono all’avanguardia in ambito post-black metal e propongono un ibrido tra retaggi del passato, soprattutto della scuola norvegese e di quella tedesca, e atmosfere depressive e malinconiche di assoluta elitarietà. La pubblicazione del successore di ‘Arson’ è stata rinviata un paio di volte e condizionata da due problemi non da poco. Il primo è da addebitarsi naturalmente alla pandemia che ha reso più complicato il missaggio e la stampa, oltre a costringere a posticipare la release ufficiale. Il secondo è invece legato alla partecipazione di Audrey Sylvain, ex voce femminile di Amesoeurs e Peste Noire, in ‘Once Upon A Winter’. Il suo contributo è stato in seguito cancellato a causa di un profilo ideologico pericoloso, che ha scatenato polemiche a non finire. Tutto ciò ovviamente non ha fatto bene a quest’album e sarebbe un vero peccato se ne condizionasse oltremodo la risposta perché ‘M?re’ rappresenta l’apice della discografia degli austriaci e un lavoro in studio in grado di conciliare le melodie decadenti di ‘III: Trauma’ e l’approccio più duro e inococlasta di ‘Arson’. Neige degli Alcest appare nella spettacolare ‘Sing For The Damage We’ve Done’ ma anche i disegni armonici atavici di ‘I, Pallbearer’, ‘Three Empty Words’ e ‘Us Against December Skies’ lasciano il segno. Magnifiche alcune divagazioni nel blackgaze e da segnalare anche l’anonima voce dei Gaerea in ‘ Silver Needle // Golden Dawn’ e la cover sicuramente singolare di ‘Song To Say Goodbye’ dei Placebo, posta in chiusura.