Quella degli Alluvial è una storia piuttosto contorta e bizzarra ma, dopo diverse vicissitudini, Wes Hauch è riuscito a dare alle stampe uno degli album di atmospheric death metal più belli di sempre. Il chitarrista che ricordiamo con The Faceless e Thy Art Is Murder ha dato vita al progetto cinque anni fa con l’altra ascia Keith Merrow, poi fuori dal progetto, e la difficoltà nel trovare un cantante e una formazione stabile che potesse promuovere il materiale in tour lo ha spinto a dare alle stampe un debutto interamente strumentale. ‘The Deep Longing For Annihilation’ è stato accolto in maniera trionfale dal movimento underground statunitense e l’interesse di Monte Conner ha portato alla firma del contratto con Nuclear Blast. A quel punto la line-up è stata completata con l’ingresso del frontman Kevin Muller (ex Suffocation e The Merciless Concept), che si è aggiunto al bassista Tim Walker ed al batterista Matthew Paulazzo (Decrebit Birth, Abiotic, The Black Dahlia Murder). In questo modo le influenze progressive, già emerse ascoltando il primo lavoro, sono state sviluppate nell’ottica di una impressionante coralità estrema. Scorrendo le tracce di ‘Sarcoma’ - prodotte assieme a John Douglass (Mr. Bungle, Amon Amarth) – sembra sul serio che la musica si liberi nell’aria dagli amplificatori come un cancro che cresce nel tessuto connettivo e si estende a tutto il corpo. Il cantato di Muller è sensazionale, in ogni pezzo è possibile individuare almeno tre-quattro parti soliste di chitarra da brividi e pezzi come ‘Ulysses’, ‘40 Stories’ o ‘Sleepers Become Giants’ segnano davvero l’inizio di una nuova era in ambito estremo.