Ho un’immagine chiara in testa dei Go Ahead And Die e non risale a quest’anno ma esattamente al 2009 quando i Cavalera Conspiracy si esibirono all’Ankkarock Festival. Ero nel backstage ad assistere al loro show e, mentre Max si dimenava sul palco, sua moglie ed i figli erano a cinque metri da me a godersi lo spettacolo sotto il sole finlandese. In quel caso ho percepito il legame familiare che ha contraddistinto tutta la carriera di Cavalera e non parliamo certo di un musicista qualsiasi ma del leader di Sepultura e Soulfly. La storia insegna tra l’altro che il chitarrista brasiliano ha saputo spingere ad alti livelli tutti i progetti paralleli, più o meno estemporanei, che lo hanno visto protagonista fin da quando militava ancora nei Sepultura. Dopo essere tornato nei negozi con il secondo album dei Killer Be Killed, stavolta lo troviamo al fianco del secondo genito Igor Amadeus, sia al basso che alla chitarra, e di Zach Coleman, batterista di Khemmis e Black Curse, per un sound che miscela in maniera eguale elementi thrash e death e possiede la medesima attitudine punk dei Nailbomb, figlia di numerosi ascolti di Discharge e Bad Brains. ‘Truckload Full Of Bodies’ e ‘Toxic Freedom’ mettono subito in chiaro le cose e poi arriva la devastante ‘I.C.E. Cage’ e non ce n’è più per nessuno. Ottime anche ‘Isolated/Desolated’ e ‘(In The) Slaughterline’ per un ascolto rapido, tagliente e doloroso. Arthur Rizk ha mixato il materiale in maniera che la sua natura old school, tra riff malati e liriche abrasive, emergesse chiaramente e sentire l’autore di ‘Refuse/Resist’ e ‘Territory’ misurarsi con questi standard di brutalità non può che fare piacere.